"Droga: non massacro Miccichè, ora la politica si muova"

“Droga: non massacro Miccichè, ora la politica si muova”

Intervista a Francesco Zavatteri, il papà che ha perso Giulio, stroncato da un'overdose.

“Della cosiddetta ‘Palermo bene’ e del fatto che circoli droga si chiacchiera da tempo. Ovviamente, ci sono le indagini e si stabilirà in concreto cosa è successo. Certo, vedere un politico coinvolto, anche come assuntore e non indagato, desta una certa impressione”.

Francesco Zavatteri, farmacista, ha perso Giulio, suo figlio, un ragazzo, stroncato da un’overdose, dopo una storia di consumo di crack. Si sta battendo per creare la ‘Casa di Giulio’, una struttura per accogliere chi ha problemi di dipendenza. Ed è logico che le questioni che riguardano la droga non lo lascino indifferente.

Cosa ha pensato, leggendo quelle cronache?
“Che siamo davanti a un brutto segnale. Come ho già detto, spacciare in un ambiente di lusso non è meno grave che farlo a Ballarò. Sui consumatori la questione è diversa. Ci sono problemi psicologici che vanno curati”.

Tra i clienti dello chef Di Ferro ci sarebbe stato l’ex presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè. Che ne pensa?
“La prima reazione è stata l’impressione molto forte, al netto degli sviluppi delle indagini. Parliamo di un politico, di un personaggio pubblico, di un adulto. Chi consuma sostanze stupefacenti ha un grande disagio. Perciò, non mi sento di massacrare un assuntore, chiunque egli sia. Non vanno condannati, c’è bisogno di interventi”.

Lei si batte per questo.
“Sì, abbiamo organizzato un convegno sul crack all’Università ed è stato un evento importante. Ora non c’è tempo da perdere”.

Cosa si sta facendo?
“Mi dicono che ci sono passaggi tecnici, che ci saranno i bandi. Si dice anche che bisogna organizzare diverse strutture. Ma perché non partire intanto con una? Ci sono trentamila euro per iniziare, grazie alla manifestazione del Teatro Massimo e alle successive donazioni. I volontari non mancano”.

Insomma, teme che non si produca nulla?
“Spero proprio che non sia così. Comprendiamo i meccanismi legittimi di questa amministrazione, ma, in un paese civile, non si può più tollerare che ci siano ragazzi buttati per la strada nei pressi delle piazze di spaccio in condizioni igienico-sanitarie deplorevoli e in attesa della morte sul primo marciapiede dove si accasciano, devastati dal crack”.

Qual è il suo desiderio?
“Che la casa di Giulio veda la luce il prima possibile e che ci siano dei servizi adeguati. Qualcosa si sta muovendo e bisogna fare in fretta. E poi…”.

E poi?
“Spero che lo spacciatore che ha ceduto la dose fatale a mio figlio venga preso. Che abbia in tasca dieci milioni o un centesimo, mi costituirò parte civile e saranno fondi destinati a salvare altri ragazzi. Ricevo visite continue in farmacia”.

Chi viene trovarla?
“Genitori disperati”. (rp)


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