PALERMO – Una sfilza di patteggiamenti. L’operazione antidroga Golden Eggs sfocia in 24 condanne. Le pene concordate davanti al giudice per le indagini preliminari Giuliano Castiglia vanno da un minimo di quattro mesi ad un massimo di quattro anni.
Il blitz Golden Eggs, che tradotto in italiano significa uova d’oro, scattò nel settembre 2011. Per sfuggire ai controlli in aeroporto i corrieri ingoiavano gli ovuli pieni di droga. Un chilo e mezzo di roba dentro la pancia. Le donne osavano di più. La nascondevano nella vagina. Alcuni hanno rischiato di morire dopo essersi accasciati doloranti ai check in. Le radiografie svelarono il contenuto dei corpi diventati contenitori di sostanze stupefacenti. Tutto per evitare l’arresto. Non servì a nulla.
L’operazione della Squadra mobile di Palermo e del commissariato Libertà portò all’emissione di 67 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Solo per una parte si è ora chiuso il processo. Dal 2005, anno di inizio delle indagini, erano stati sequestrati circa venti chili di sostanze stupefacenti provenienti da Spagna, Nigeria, Venezuela, Mali e Olanda. Due cartelli, uno nigeriano e l’altro palermitano, si spartivano i compiti sfruttando il canale diretto con i narcos che serviva per portare fumi di droga in tutta Italia. Sicilia compresa, dove Palermo, Catania e Messina erano diventate le centrali dello smercio.
L’operazione prese le mosse dall’arresto di un pusher. Poi, emerse l’esistenza di un’organizzazione che aveva un vasto raggio di azione. A complicare il lavoro degli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dai sostituti Vania Contrafatto e Marzia Sabella, era stata la capacità dell’associazione di operare lungo gran parte del territorio nazionale. Da Nord a Sud. Il cuore dello spaccio nel capoluogo siciliano si concentrava tra i quartieri Ballarò, Vucciria e Zen.
Questo l’elenco delle persone condannate a vario titolo: Ada Doris Esonara (3 anni), Nunzia Bonanno (6 mesi), Giovanni Bronzino (2 anni e 10 mesi), Rossella Canta (1 anno e due mesi), Giovanna Caronia (3 anni), Angela Castigliola (1 anno), Maria Castigliola (6 mesi), Salvatore Castigliola (4 anni), Francesco Chiarello (4 mesi), Pietro Freschi (3 anni e sei mesi), Kingsley Isiguzo (10 mesi), Salah Akaich (1 anno e otto mesi), Taofik Khelifi (1 anno), Davide Madonia (10 mesi), Ogu Tonica (6 mesi), Cymature Ohams (6 mesi), Olatunde (Dosofungo (2 anni), Giovanni Savio Rispi (8 mesi) Souhaiel Trabelsi (3 anni) Giovanni Tre Re (2 anni) Rosalia Versaggio (1 anno e sei mesi), Antonino Volpicelli (2 anni e otto mesi) Francis Wiwoloku (3 anni e quattro mesi).
Il gruppo di nigeriani, capeggiato da Wiwoloku, comprava cocaina ed eroina all’estero, in particolare dall’Olanda, e la rivendeva a Salvatore Castigliola, che si serviva di una rete di pusher per smerciarla in città. I primi affari tra i due trafficanti risalgono al 2005, quando il palermitano era detenuto all’Ucciardone. Nonostante si trovasse in carcere, Castigliola riusciva a comunicare con l’esterno. Si serviva anche della moglie Giovanna Caronia a cui forniva indicazioni durante i colloqui. Altre volte, Castigliola approfittava dei favori di un agente infedele della Polizia penitenziaria, poi identificato e arrestato, che gli faceva giungere dei biglietti.