PALERMO – Le strade strette del rione Zisa erano diventate il suk della droga. Eroina, marijuana e hashish. I clienti arrivavano in macchina o in sella ad uno scooter. Si fermavano dallo spacciatore, anche minorenne, che prelevava la droga nascosta sotto la macchina e la consegnava all’acquirente.
Gli ultimi due mesi di “lavoro” sono stati, però, filmati dai carabinieri della compagnia di San Lorenzo e stamani è scattato il blitz. Gli arresti sono al momento trentadue. Una delle persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Nicola Aiello è ancora irreperibile. I reati contestati sono per tutti traffico e detenzione illeciti di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. Nelle videocamere dei militari sono rimasti impressi oltre duemila e 300 episodi di spaccio in soli 75 giorni di osservazione. Perché alla Zisa – tra le vie Offamilio, D’Aiello, Cabrera e Regina Bianca – non andavano solo i clienti, per lo più giovani, a caccia della dose per lo sballo ma pure spacciatori di altre zone della città. Tra gli acquirenti c’erano giovani studenti, ma anche liberi professionisti, insegnanti. Per questi ultimi sono scattate le relative segnalazioni e le sanzioni amministrative in prefettura, in quanto consumatori.
Ciascuno degli arrestati, secondo l’accusa, aveva un proprio ruolo. In particolare Rosario Bertolino; Giuseppe, Giovanni e Vincenzo Bagnasco; Giuseppe Corradengo e Gaspare Giardona, avrebbero finanziato, promosso, e diretto l’organizzazione, reclutando anche gli spacciatori.
Altri – come Giuseppe Corradengo, Riccardo, Vincenzo e Antonino Gargano, – si sarebbero occupati di trasportare la droga dai magazzini alle postazioni dello spaccio.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dai sostituti Sergio Barbiera e Sirio De Flammineis, ha portato anche all’identificazione di decine di acquirenti segnalati alla Prefettura. Lo spaccato che emerge è quello di una fitta rete di spacciatori, spesso legati da vincoli di sangue, che trovava la sua forza anche e soprattutto nel silenzio e nell’omertà che regnava nel quadrilatero della droga. Un quadrilatero ben organizzato, una vera e propria suddivisione delle strade quella che è emersa nel corso delle indagini. Un “drive in” della droga, dove le auto in fila attendevano il proprio turno.
Lo scambio droga-soldi era immediato e poteva contare su una “cassa continua” perennemente rimpinguata e svuotata. Al punto che i carabinieri hanno trovato soltanto 960 euro, provento dell’attività di un solo giorno. “Accortezze – spiegano gli investigatori – proprie di chi sa di essere sotto controllo e di chi è esperto di questo genere di attività. Loro incassavano e svuotavano, in modo da non rischiare di essere trovati con soldi addosso”.
Uno spaccio alla luce del sole, al quale spettacolo non venivano di certo risparmiati i bambini. Lo zio, il cugino, il fratello, poteva essere un pusher e contrattare coi propri clienti in strada, con la compiacenza del vicinato, pronto a restare in silenzio. Un muro di omertà che ha garantito un’attività dal volume d’affari di duemila euro al giorno. Fino ad oggi, quando i carabinieri hanno condotto in carcere i trentadue pusher.