Due morti nell’esplosione | Condanne per i responsabili - Live Sicilia

Due morti nell’esplosione | Condanne per i responsabili

Nel 2011 Giuseppe Adornetto e Petra Merlu morirono carbonizzati nell’esplosione dell’azienda di fuochi d’artificio di Santa Venerina. La condanna a 3 anni e 9 mesi.

omicidio colposo plurimo e lesioni aggravate
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CATANIA – Sono stati condannati a 3 anni e 9 mesi di reclusione per omicidio colposo plurimo e lesioni aggravate Giovanna Consoli e Alfio Spina, la titolare e l’amministratore unico dell’azienda di fuochi d’artificio “Pirotecnica Etnea” di Santa Venerina, al cui interno nel 2011 persero la vita, in seguito ad un’esplosione, Giuseppe Adornetto, 75enne di Mascali, e Petra Merlu, 39enne rumeno.

Così ha deciso il giudice del tribunale di Catania Alba Sammartino, che ha condannato i due imputati anche al pagamento di una provvisionale nei confronti dei familiari delle vittime, nove quelle costituitesi parte civile. Ciascuno di loro riceverà una somma compresa tra i 170mila ed i 20mila euro. Il pubblico ministero, dopo aver sottolineato le responsabilità degli imputati per il mancato rispetto delle norme di sicurezza, aveva chiesto una condanna ad una pena inferiore, a 2 anni e 6 mesi.

“E’ la stessa pena che avevo proposto come patteggiamento, tre anni fa, che mi è stata rigettata perché ritenuta non congrua – commenta Giuseppe Di Mauro, difensore di fiducia dei due imputati – Oggi, a distanza di tre anni, ho la stesa sentenza, che mi consente però di poterla appellare, anche perché non hanno dato le generiche, e di proseguire quindi tutto il percorso procedurale”.

Si dicono soddisfatti per l’ammontare della provvisionale i legali di parte civile Lucia Spicuzza e Salvo Sorbello. “La sentenza ha riconosciuto il grado di responsabilità degli imputati e un indennizzo che pare congruo rispetto alla gravità dei fatti – dichiarano Spicuzza e Sorbello – Siamo quindi soddisfatti. C’è stato un momento in cui era stato ipotizzato addirittura che la presenza del padre dei nostri assistiti all’interno della fabbrica fosse casuale, mentre poi si è appurato che era una presenza dovuta ad un rapporto lavorativo stabile e continuativo e questo dimostra come spesso si violano le norme di sicurezza sui luoghi di lavoro. La pena – proseguono i legali – non ci sembra proporzionata rispetto alla gravità die fatti. Ricordiamo che si tratta di un pluriomicidio colposo. Ma questa è solo una valutazione personale”.

Intanto presto la Procura di Catania potrebbe chiedere un rinvio a giudizio anche per Gaetano Spina, marito e figlio degli imputati condannati. Citato come testimone, il suo esame è stato sospeso dal giudice che, dopo aver rilevato profili di responsabilità, ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura. L’uomo ha infatti dichiarato in aula di aver avuto un ruolo attivo nella gestione dell’azienda.

“Pare paradossale che nonostante siano trascorsi circa 6 mesi dall’avvenuta trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica – dichiara l’avvocato Salvo Sorbello – perché si procedesse nei confronti di questo soggetto che ha reso quasi una dichiarazione confessoria, ad oggi per quello che è a mia conoscenza non c’è né un avviso di conclusione indagini, né tantomeno una richiesta di rinvio a giudizio. Non risulta infatti – conclude il legale – essere stato notificato alcunché ai miei assistiti, in qualità di persone offese dal reato”.

 

 


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