Due morti per strada in 15 giorni| "Invisibili, uccisi dall'indifferenza" - Live Sicilia

Due morti per strada in 15 giorni| “Invisibili, uccisi dall’indifferenza”

Ernest, il senzatetto morto in corso Tukory

Ernest è stato trovato senza vita in corso Tukory a distanza di 15 giorni dalla morte di un ghanese

PALERMO – I loro occhi sono spenti dalla sfiducia, dal silenzio, dalla solitudine. Quando si chiudono per sempre, quello sguardo lo ricordano in pochi. Invisibili nella vita e nella morte. Senza una casa, una voce, e spesso senza un nome. Come il ghanese trovato senza vita al Foro Italico a metà settembre. O come Ernest, che un nome ce l’aveva, ma è morto nell’indifferenza ieri, vicino alla villetta di corso Tukory che era diventata la sua casa.

Storie che fotocopiano puntualmente la povertà e la disperazione che accomuna gli “homeless” della città. Sono loro quelle ombre sui marciapiedi, quei cumuli di cartoni sulle panchine, quei fagotti di coperte lungo il perimetro della stazione centrale. Immigrati, palermitani che hanno perso tutto, uomini di mezza età senza un lavoro. Estate o inverno, il loro tetto è lo stesso cielo a cui si rivolgono per non smettere di sperare.

La comunità ghanese a Palermo è sconvolta: ieri pomeriggio tutti coloro che all’Albergheria conoscevano Ernest Tagoe Charles, hanno visto il loro connazionale a terra, immobile. Pochi minuti prima era in attesa di un autobus alla fermata, ma all’improvviso si è accasciato, è morto in solitudine, davanti agli occhi dei passanti a cui non è rimasto che chiamare i soccorsi. Se n’è andato così, lasciando i suoi fratelli con cui condivideva quello spazio all’aperto: da circa tre mesi dormiva sotto un albero della villetta Vito Colonna.

Si era spostato lì da quando il “tunnel della disperazione” è stato sgomberato. Si tratta della galleria che da via Lincoln conduce a via Filangeri, un luogo in cui decine di senzatetto e clochard venivano assistiti dai volontari delle onlus della città. “Da allora – spiega il presidente dell’associazione “Gli Angeli della notte”, Giuseppe Li Vigni – portavamo cibo e coperte in corso Tukory. Assistiamo ormai da anni i più sfortunati, sono quasi duecento quelli presenti sulle nostre strade. Una emergenza senza fine che riguarda donne e uomini, compresa una madre che ha sette figli e che ha trovato rifugio in un sottoscala in via Mongerbino. La nostra città purtroppo non offre spazi adeguati a chi è in difficoltà, quelli già esistenti non sono sufficienti. Chi per sfuggire alla realtà si rifugia in alcol e droghe, inoltre, non viene monitorato, né aiutato. Sono necessari esperti, luoghi in cui è possibile sottoporli alla disintossicazione per evitare ulteriori tragedie”.

Attivisti ed associazioni chiedono che la morte dei due senzatetto non finisca nel dimenticatoio. Ernest ed il suo connazionale sono infatti soltanto due degli uomini trovati senza vita in strada. Il cuore di Fia, il clochard che viveva in via Crispi, nei pressi di un hotel chiuso da tempo, si è fermato in una notte dell’inverno del 2013. Dopo di lui è stato un senzatetto bengalese ad essere trovato morto in via Lincoln, poi è stata la volta di un uomo di 45 anni, deceduto nei pressi di una siepe al Foro Italico. E ancora il 48enne corleonese ucciso dall’incendio di un’abitazione abbandonata a Lascari.

“Vengono trattati come polvere, nessuno li considera – dice l’attivista sociale Pietro Milazzo -. Da tempo viene proposto al Comune e alla Prefettura l’utilizzo di beni pubblici da mettere a disposizione di chi ne ha bisogno, ma l’unica risposta è il silenzio. Lo stesso con cui muoiono queste persone. Non si può più morire per strada, non si può più attendere l’erogazione dei fondi europei per fronteggiare quella che è una vera e propria emergenza sociale. Esisterebbero soluzioni tampone a costo zero, ma la verità è che sembra non esserci né tempo e né voglia”.

Adham Darawsha, presidente della Consulta comunale delle culture, punta il dito contro il Comune: “Ieri è morto un altro immigrato senza fissa dimora. Era già successo due settimane fa. Il Comune di Palermo non ha, o non vuole avere gli strumenti giuridici e logistici per affrontare la questione dei senza fissa dimora. E “scarica ” il peso della questione sulle associazioni e sulla società civile. Ma non basta cercare dei posti letto qui o lì… bisogna affrontare la questione con un approccio multidisciplinare con cui coinvolgere anche psicologi e assistenti sociali. Ma tanto non se ne farà niente”.


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