Come finirà il duello a colpi di sonore sciabolate tra Carlo Calenda e Matteo Renzi ce lo diranno le cronache politiche di queste ore. Ad oggi il loro rapporto sembra irrimediabilmente compromesso.
Dare vita a un unico partito liberal-democratico, riformista e popolare, così avevano definito il nuovo soggetto politico in pectore, non era e non è cosa facile, anche perché non si capisce bene quali spazi avrebbe potuto occupare una siffatta neo formazione in uno scenario politico già abbastanza affollato e con identità sovente sovrapposte.
In realtà, e chi ha la bontà di leggermi lo sa, io non ho mai creduto nemmeno un istante al matrimonio forzato tra Azione di Calenda e Italia Viva di Renzi. Piuttosto evidente che si trattava della solita furbata di Renzi per superare le elezioni con i suoi sbarramenti e riuscire ad eleggere un gruppo di parlamentari, medesimi intendimenti nutriva Calenda.
Adesso, chissà cos’hanno in mente i due, a quanto pare non di continuare in un percorso che volevano premiato con un bel 10% tondo di consensi. Non è accaduto e, stando ai sondaggi, continua a non accadere attestandosi il Terzo Polo intorno al 7%.
Fa riflettere il fatto, e ciò dimostra l’inaffidabilità in quota parte dei due leader, a rischio di divorzio definitivo, che l’ambizione di costruire un nuovo partito che vuole parlare a coloro (e sono diventati tantissimi) decisamente lontani dalla politica, in quanto non si sentono rappresentati dai partiti esistenti, si stia andando ad infrangere su questioni dopotutto superabili.
Sul tappeto c’era il nodo dei soldi, dei tempi di scioglimento di Iv e di Azione e la volontà di Renzi, assolutamente contrastata da Calenda, di celebrare comunque la Leopolda nel 2024. Sembrano scuse, argomenti strumentali.
Probabilmente la verità vera è che l’uno non si fida dell’altro, che non ci credono più nemmeno loro (semmai ci hanno creduto) e che diversi sono diventati gli obiettivi di ciascuno. Una pesante ipoteca sempre sullo sfondo anche se, per ragioni tattiche e di convenienza, si trovasse un accordo, ormai ritenuto impossibile, in zona Cesarini.