“Il fascismo non è un’opinione, è un crimine”. Una frase di Giacomo Matteotti, assassinato dai fascisti nel 1924 dopo aver denunciato in Parlamento i brogli elettorali, le violenze e le magagne del nascente regime mussoliniano. Il nazismo è un crimine, non certo una “normale” fede politica con la quale confrontarsi. Lo stalinismo, tragica esperienza in cui si è concretizzata l’idea del comunismo, è un crimine. Non credo che si possano avanzare dubbi su tali affermazioni, almeno da parte degli autentici democratici. Il nazi-fascismo e il comunismo stalinista – che poi, dopo la morte del tiranno avvenuta nel 1953, si è comunque tradotto in un regime liberticida seppure senza le estreme atrocità perpetrate nel periodo staliniano – sono stati e sono dei crimini perché hanno provocato la mortificazione assoluta dei diritti fondamentali della persona, disgustose discriminazioni, intollerabili prevaricazioni, torture, sofferenze indicibili, guerre di aggressione, milioni e milioni di morti innocenti.
Dobbiamo partire da questa consapevolezza quando commentiamo episodi assai gravi come quello della recente adunata ad Acca Larenzia (Roma) di qualche migliaio di nostalgici del fascismo con tanto di saluto nazi-fascista, accompagnato dal grido “presente!”, in ricordo dei tre giovani missini lì uccisi nel 1978 da estremisti di sinistra. Non è vero che trascorso un secolo dalla marcia su Roma e dall’instaurazione della dittatura in Italia, con l’assenso colpevole della Monarchia, non esiste più il rischio di un ritorno a quel funesto passato, di forme e contenuti di un regime assassino. La democrazia non è mai conquistata in eterno e sebbene sotto altri modi può nuovamente introdursi, approfittando del malessere nelle società moderne prodotto dalla mercificazione degli esseri umani e dalle diseguaglianze, il veleno dell’odio, del razzismo con l’esplosione di conflitti in ogni angolo del mondo e lo strapotere di uomini soli al comando dietro una parvenza di democrazia. È ciò che sta accadendo.
Per tornare ad Acca Larenzia qui mi interessa poco l’aspetto giuridico-penalistico dell’evento e del braccio alzato come si usava ai tempi di Hitler, Mussolini e loro complici; mi interessa poco intervenire sull’odierna sentenza delle sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione che tenta, con qualche ambiguità di troppo, quasi di disciplinare l’uso del saluto romano facendo, a mio modesto avviso, un cattivo servizio alla nostra Costituzione. No, qui mi preme sottolineare che andrebbero perseguiti senza dubbio alcuno e sofismi giurisprudenziali atti, gesti, scenografie, simboli e parole riferibili al nazismo e al fascismo; mi preme che vada ribadito in tutte le occasioni che il fascismo è un crimine e che le sue manifestazioni o esternazioni minacciano la Costituzione repubblicana nata sulle ceneri di una inutile guerra di supremazia e fondata sull’antifascismo.
Non è un dettaglio ribadirlo oggi, mentre governano eredi del MSI di Almirante che vogliono stravolgere l’assetto democratico del Paese demolendo il delicato equilibrio tra i poteri dello Stato – introducendo il cosiddetto premierato all’italiana che polverizza le funzioni di garanzia del Presidente della Repubblica – mettere il bavaglio ai mezzi di informazione e stravolgere l’impianto normativo nel contrasto alla corruzione nelle istituzioni, nella pubblica amministrazione e ai soliti furbetti del quartierino. Mentre governano coloro che si vantano di essere amici di Marine Le Pen e di Viktor Orbàn, non proprio campioni di europeismo solidale e democratico in senso pieno, e vogliono dividere il Paese attraverso una Autonomia differenziata priva degli indispensabili meccanismi di perequazione tra regioni ricche e regioni povere. Insomma, non scherziamo sulle parate apparentemente folkloristiche dei nostalgici degli anni della soppressione delle libertà, dei tribunali speciali, delle polizie segrete, delle persecuzioni, del colonialismo imperialista, delle deportazioni, dei lavori forzati fino alla morte, dei campi di concentramento e di sterminio. La democrazia per quanto imperfetta va difesa sempre, guai a distrarsi. Oltre c’è il buio.