(rp) Lo scempio edilizio di Pizzo Sella c’è, basta alzare gli occhi per accorgersene. Alla politica buona sarebbe toccato il compito di contenerlo o risolverlo, salvaguardando i diritti delle persone perbene. Riqualificazione urbana? Proposte alternative? Macché. I politicanti di questa disgraziata città si sono piuttosto prodotti in una serie di assalti interessati e retorici a costo zero, mettendo nel mirino gli incolpevoli residenti. Ora che un’altra sentenza fa giustizia, si capisce la differenza tra una politica seria (che non c’è) e un’improvvisata armata Brancaleone di amministratori e consiglieri che hanno prerferito tuonare da pulpiti discutibili contro la collina del loro disonore. Un disonore in cui annegano i comandanti in capo della Palermo che fu e che è, non certo i disgraziati che comprarono una casa in buonafede, come il giudice ha stabilito, e che hanno sopportato tempi di ingiurie e di tribolazioni.
Siamo a Palermo. Si è preferito puntare le armi di distrazione di massa contro il bersaglio consapevolmente sbagliato, piuttosto che cercare una soluzione. E adesso? Un chiarimento necessario: chi scrive è coinvolto in rapporti personali d’affetto con famiglie che abitano a Pizzo Sella. E’ bene che il lettore lo sappia e che pensi legittimamente, se vuole, che questo articolo è frutto di un conflitto di interessi. Tuttavia, nulla può impedire il ristabilimento di una realtà lampante. Qualcuno dovrebbe chiedere scusa alle persone (già, sono persone) che vivono sulla “collina del disonore”, vessate per anni da campagne mediatiche e politiche. Ma siamo sicuri che non accadrà.