Si può amare fino a morire ciò che per gli altri è solo un cane? Annegare per lui, nel tentativo di salvarlo, come ha fatto Ferdinando, pediatra buono di Terrasini? Non saprei rispondere con assoluta certezza, tuttavia un’idea nitida ce l’ho. Prima, una storia.
Dove abito, c’è un giardino che dà sul mare e sulla montagna. Il terreno è dominio incontrastato di una colonia di gatti. L’altra sera io e mia moglie abbiamo sentito qualcuno lamentarsi: era un gattino appena nato, abbandonato dalla mamma. L’abbiamo raccolto e accudito. Poppate di latte in polvere. Consultazioni dal veterinario per capire come aiutarlo. Visite notturne per verificare le sue condizioni, lo stato di un corpicino bianco e nero, quasi gassoso nella sua leggerezza, riscaldato da una grande lampada a raggi infrarossi.
Un tempo mi sarei stupito del mio atteggiamento. Adesso non più. Da quando ho sperimentato la ricchezza dei gatti, la varietà di pensieri (sì, pensieri), espressioni e sentimenti che irradiano, li considero persone di famiglia da proteggere. Con i cani sarebbe lo stesso. Sono stato un ragazzino desideroso di compagnia canina, una voglia che non ha mai oltrepassato un divieto inesorabile: in casa, niente animali.
Abbiamo dato un nome al gattino abbandonato. L’abbiamo chiamato Morgan, perché suonava bene. A me ricordava il pirata di Salgari, all’ombra del corsaro nero. Morgan, con la sua difficile navigazione, è stato sistemato in una stanzetta, con tutte le attrezzature e il cibo disponibile, sottoposto a un attentissimo controllo.
Per comprendere il tipo di legame che nasce e che tiene svegli uomini assai corpulenti, in ansia per un gattino di pochi centimetri, dobbiamo interrogarci e rispondere a un paio di domande. Che cos’è l’amore? Che cos’è una persona? L’amore non è soltanto il sentimento esclusivo che ci lega al compagno di viaggio. Si declina in molti modi e riguarda altri passeggeri della corriera. Non hanno il posto accanto al tuo, ma sono essenziali, protagonisti di un interesse primario, di qualcosa che somiglia a certe albe luminose dopo una notte serena. Figure che arricchiscono un paesaggio altrimenti desolato. Sono coloro che ti rincuorano, quando la corriera arranca, o rischia di sbandare. Quando stringi la mano del compagno di viaggio e ti volti indietro, per cercare nei sedili in fondo un sorriso, un incoraggiamento, per sorridere, per incoraggiare.
Che cos’è una persona? Qualcuno che io sento come me. L’eguaglianza discende dall’amore e dalla relazione. Esistono nei nostri libri, nelle nostre cronache, nelle nostre giornate, persone nominali. Tecnicamente lo sono e hanno giustamente, o dovrebbero avere, i diritti che provengono dal loro stato. I diseredati della terra, di questa o di altre terre, sono appunto persone tecniche che non riconosciamo, perché non li vediamo, non li accogliamo. Essere e diventare umani è un lento processo di educazione che ci consente di riconoscere uno straniero come una persona.
Col cane o col gatto – senza escludere il criceto o l’iguana – che hai di fianco, il riconoscimento avviene spontaneamente per misteriose connessioni. Dipende tutto dalla vicinanza o dalla lontananza. Se sei vicino a un gatto o a un cane, li consideri persone. Nascerà un terreno fertile per seminare amore reciproco, nelle forme che quel tipo di rapporto ha già inscritte in sé. Ecco perché la mia idea è netta: Ferdinando, il pediatra buono, non avrebbe potuto fare nulla di diverso dal lanciarsi in una vasca d’acqua piovana per salvare il suo cane, a costo della vita. Non era semplicemente un cane, indistinto segmento di una specie. Era una persona.
Noi abbiamo fatto benissimo ad accogliere Morgan in casa come un dono, anche se, dopo giorni di strenua speranza, siamo stati costretti a seppellirlo in giardino, accanto al geranio, mentre il sole incendiava il mare. Ora Morgan dorme sul golfo di Mondello, in una piccola buca. Con un petalo di fiore bianco e qualche croccantino per il suo viaggio in corriera.