Monreale, il Duomo sullo sfondo, va in scena il mondo rovesciato se i turisti francesi, urlando contumelie contro i vigili urbani, li apostrofano con l’epiteto “polizia mafiosa” e volano colpi di ombrello contro gli agenti. La vicenda è stata raccontata ai giudici della quarta sezione del tribunale di Palermo da Giangabriele Belfiore, commissario della polizia municipale di Monreale nel processo che vede imputato il suo collega Rocco Micale per abuso d’ufficio. Belfiore, il 5 maggio 2008, nel primo mattino ha ricevuto la segnalazione di una guida turistica abusiva, con visitatori francesi al seguito, all’interno del Duomo di Monreale. Non era la prima volta che quella persona veniva segnalata in quanto sprovvista del necessario “patentino”.
Giangabriele Belfiore si occupa di viabilità, ma quella mattina ha accompagnato il commissario Rocco Micale nell’intervento al Duomo. Alla loro vista, la guida presunta avrebbe cominciato a parlare con i turisti. I due hanno chiesto i documenti alla donna che, invece di esibire il “patentino”, avrebbe tirato fuori una serie di verbali che già gli avevano fatto per lo stesso motivo. “La signora ha mostrato verbali precedenti – dice Belfiore – e aizzava i turisti contro di noi. Capisco un po’ di francese. I turisti hanno cominciato a dire: ‘polizia siciliana mafiosa’. La donna continuava a rivolgersi ai turisti, noi cercavamo di frapporci e le si spostava, continuando a interloquire con i visitatori. I toni si facevano sempre più alti, tanto che abbiamo dovuto chiamare i carabinieri”.
Ma il Duomo di Monreale è luogo di culto, non era possibile tollerare una tale gazzarra. “Il custode ci ha chiesto di mantenere un atteggiamento consono e ci ha invitato ad andare fuori” continua Belfiore che descrive una scena simile a una ressa, con i vigili, i turisti e la guida che andavano verso l’uscita. “Lei parlava ai turisti come se il nostro fosse un atto di prevaricazione” spiega ancora Belfiore, aggiungendo che “Micale si è frapposto allargando le braccia fra i turisti e la signora, con quest’ultima che gli abbassava le braccia. A quel punto – conclude Belfiore – i turisti hanno cominciato a spintonare , io stesso ho preso un colpo di ombrello sulla spalla”.
La vicenda si sarebbe conclusa con la signora inserita a forza nella gazzella dei carabinieri e la denuncia di questa nei confronti di Micale, ora imputato di abuso d’ufficio per aver interrotto la guida mentre lavorava. La difesa, infatti, ha chiesto a Belfiore se fosse a conoscenza nelle novità normative in materia di turismo introdotte da Pierluigi Bersani e adottate in Sicilia con un provvedimento di Gaetano Armao. Tutto si giocherebbe sulla differenza fra guide turistiche e accompagnatori. In ogni caso la guid accusata di abusivismo, a sua volta, accusa Micale di averla spinta e averle cagionato danni fisici. Il processo è stato rinviato al 13 marzo prossimo in cui saranno sentiti gli ultimi testi.