Il ‘caso siciliano’ approda sulle pagine della stampa internazionale. Ieri infatti sul quotidiano inglese The Guardian è apparso un articolo firmato da Tom Kington titolato così: “Paure sul futuro della Sicilia, con lo stop ai fondi europei si profila il fallimento. Una squallida combinazione di quotidiana corruzione, abuso di fondi e influenza mafiosa sta spingendo, la bella e travagliata isola, sull’orlo dell’abisso”.
Si tratta di un lungo resoconto delle ultime vicende che hanno interessato l’isola ormai definita la ‘Grecia italiana’, dalla richiesta da parte dell’Unione Europea di salvare i conti siciliani alla strigliata del premier Monti al governatore Lombardo con il rischio default ormai dietro l’angolo.
La lente d’ingrandimento del quotidiano si è posata in maniera impietosa sui conti della regione, analizzandone brevemente il cancro più diffuso: “una erogazione di denaro proveniente da Roma pari a 400 milioni di euro ha fugato i timori di un imminente tracollo ma la Sicilia continua a pagare 144 mila dipendenti regionali tra infermieri, consulenti e lavoratori temporanei di cui circa 26 mila sono forestali (più della Columbia inglese in Canada) con orari di lavoro limitati e molti dei quali con una seconda occupazione”.
Il quotidiano inglese inoltre, sintetizzando uno dei problemi principali nel clientelismo, ha dato voce all’assessore regionale alle infrastrutture Andrea Vecchio: “Il problema si chiama clientelismo, cioè la distribuzione di posti di lavoro in cambio di voti, una pratica che è proliferata sin da quando alla Sicilia è stata concessa l’autonomia nel 1946. “E’ l’abitudine ad assumere persone a tempo determinato, che poi voteranno per voi, nella speranza di ottenere un posto fisso. E’ vergognoso”, ha detto Vecchio. L’attuale governatore, Raffaele Lombardo, ha promesso di porre fine a questa pratica e ha assunto riformatori come Vecchio per scovare i fannulloni”.
E proprio sul clientelismo l’articolo si sofferma in particolar modo, riprendendo un’analisi di Enrico Del Mercato, autore insieme a Emanuele Lauria del libro ‘La Zavorra’: “Il clientelismo, e la burocrazia tentacolare che esso genera, ha un impatto molto maggiore sul voto. Circa il 70% dei voti in Sicilia dipendono dal clientelismo, solo il 5% invece dalla mafia, ha detto Del Mercato. La mafia non è coinvolta nella distribuzione del lavoro per voti ma nella mentalità dietro di essa. L’idea che tu dipendi da me ora, quindi voterai per me, è estremamente mafiosa”.
Uno degli esempi più lampanti di questa ottica di assunzione è riportato dal Guardian in un racconto di Vecchio: “Seduto dietro la grande scrivania nell’imponente sede del servizio delle infrastrutture, Vecchio ha speso la scorsa settimana nel tentativo di ottenere un computer nel suo ufficio per lavorare, sei settimane dopo aver ottenuto la carica di assessore. “Ci sono sei tecnici informatici, nessuno dei quali è stato in grado di installare il mio computer – ha detto Vecchio – Allora ho detto ad uno di loro che avrei gettato fuori dalla finestra lui ed il computer se non fosse riuscito ad installarlo e da quel momento non l’ho più visto”.
La ‘mazzata impietosa’ del Guardian analizza sarcasticamente la struttura della spesa siciliana e soprattutto come i fondi europei vengono investiti: “Anche se Bruxelles – scrive il giornale inglese – ora chiede 600 milioni da restituire dopo che il denaro è stato speso per progetti discutibili come il festival del couscous, tornei di golf e la ristrutturazione di un bar”.
L’articolo, alla fine, si chiude con il racconto di quanto accaduto negli ultimi giorni: “L’affermazione di Vecchio secondo il quale la Sicilia è sull’orlo del fallimento è stata ferocemente contestata da Lombardo. ‘Se vuole licenziarmi, è libero di farlo. La burocrazia non può ucciderti – ha detto Vecchio – ma è una fitta nebbia che ti copre, una forma di violenza psicologica’”.