E’ morto Romolo Menighetti, giornalista e scrittore, testimone di una comunità di splendidi sognatori che pensarono di trasformare, in una età indimenticabile, i loro sogni in realtà. Negli ultimi tempi, si era come rimpicciolito, fino a somigliare a quelle creature buone dei boschi e del mito che aiutano i viandanti. Un buono, sempre e comunque. Anche la sua casa, teatro di un grande amore di coppia, sembrava minuscola, quasi protettiva, a sua misura. Ma non lo era. Invece, era ampia e luminosa.
Una nota dell’Ail, associazione per la lotta alle leucemie con cui erano ottimi amici, riassume puntualmente e tristemente: “Oggi 6 maggio 2020 è venuto a mancare Romolo Menighetti giornalista, scrittore nato a Casale Monferrato, aveva 83 anni. Con lui scompare una delle figure più lucide e appassionate della cultura cattolica della nostra città e del Paese. Insieme alla moglie Graziella, è stato animatore a cavallo degli anni 50 e 60 delle “missioni” della Pro Civitate Christiana di Assisi. Ha dedicato il suo impegno culturale e sociale al rinnovamento della Chiesa e alla piena applicazione del Concilio Vaticano II e alla difesa dei diritti dei più deboli. Collaboratore di “Rocca” rivista della Pro Civitate Christiana di Assisi ininterrottamente dal 1961. Per anni collaboratore del quotidiano palermitano “L’Ora”, ha scritto su “Repubblica”, su “Il Giornale di Sicilia” e la rivista “Segno”. È stato negli anni 80 e 90 tra gli animatori del movimento “Una Città per l’Uomo”. I funerali domani 7 maggio presso la parrocchia San Michele alle ore 10.30″. Una persona schiva e piena di umile tenacia: lascia di sé una fototessera e una moltitudine di splendidi scritti.
A Palermo, nelle curve di una strada apparentemente tortuosa, ma dritta fino al bersaglio, il viandante Menighetti aveva trovato lo scenario essenziale per le sue battaglie culturale e civili. Fin dal suo arrivo gli era apparsa, questa capitale diroccata, con le sue macerie, un’occasione imperdibile per seminare il bene. E una visione singola era diventata collettiva con ‘Una Città per l’Uomo’, esperienza forse troppo breve, come la Primavera di Palermo, ma capace di incidere con la sua presenza nei quartieri, corpo a corpo col disagio, e come guida la mappa di una profonda rivoluzione. Un impegno per spiriti gentili.
Pino Toro, coordinatore che diede al movimento prospettiva e forza, ricorda adesso: “Romolo Menighetti è stato un uomo nobile e appassionato, un intellettuale libero, con il coraggio delle idee per le idee, non per la convenienza. Anche lui, con la sua opera, testimonia che c’è stato un tempo in cui era possibile sognare una città e un mondo migliori”.
La rivoluzione poi è fallita e ce ne siamo accorti. Ognuno ha trovato un’altra strada. Quella di Romolo continua, senza sosta, nel cuore di chi lo ha conosciuto.