E Nino cadde sulla mortadella, portandosi appresso Raffaele. Peccato. Aveva tanto penato Nino Strano, politico border-line, esteta e bon vivant, a suo dire. Aveva cercato di far dimenticare il suo neo originario: quella gazzarra parlamentare, quando celebrò la morte politica di Romano Prodi, ingurgitando mortadella con fare discutibile e lascivo. Nino si era messo a dieta, per cancellare l’indigestione mortale e mortadellifera, una dinamite, un autogol nel suo percorso politico.
C’era quasi riuscito, per l’amicizia con Gianfranco Fini, perché la gente dimentica tutto, perché in Italia il cattivo gusto è valore, perché la mortadella piace a tutti, perché acquattato nel suo angolo, Nino Strano, in fondo non dava noia a nessuno. Ora, si scopre che la giunta del Lombardo quater egli non c’è, che il Pd ha posto il veto su Strano, anche a causa del salume fedifrago. La mortadella, un riflusso gastro-politico inaspettato.
Peccato, sì, per Nino. E per Raffaele, che l’aveva pure elogiato e che mischino, per colpa della mortadella, ha fatto una figura da salame.