PALERMO – Mal tollerato, almeno nelle dichiarazioni pubbliche. “Comodo”, da un altro punto di vista, quando c’era da approvare norme che non stavano in piedi e che si votavano solo per accontentare gruppi di pressione salvo poi scaricare la colpa della caduta della norma sul “crudele” commissario. Il ruolo del Commissario dello Stato e la sua prerogativa tutta siciliana di impugnare preventivamente le leggi regionali ha assunto negli anni un ruolo sempre più centrale nella politica siciliana. Basta guardare alla storia delle ultime finanziarie, sistematicamente falcidiate dal prefetto Aronica, e scritte e riscritte più volte dall’Assemblea.
La musica adesso cambia. La Corte costituzionale su sua iniziativa ha sollevato la questione di illegittimità costituzionale pronunciandosi infine (relatore il siciliano Sergio Mattarella) per il congelamento della figura del commissario e del suo potere di impugnativa. D’ora in poi, le leggi votate dall’Ars entreranno in vigore senza controllo preventivo. Solo se il governo nazionale solleverà successivamente la questione di legittimità costituzionale, la Consulta dovrà pronunciarsi, eventualmente annullando la norma, come accade per le altre regioni.
Una decisione storica quella della Consulta. Lo mette in evidenza il capogrupo dei Drs Beppe Picciolo, che a caldo commenta: “Va detto chiaramente che, soprattutto negli ultimi anni, la figura del commissario dello stato era divenuta un limite alla autonomia speciale più che una prerogativa”. In effetti l’intolleranza verso la figura del censore governativo è stata un leit motiv degli ultimi anni. Prima ai tempi dell’autonomismo lombardiano, con tanto di manifestazioni di protesta (era il luglio 2012 quando l’Mpa organizzò un sit-in chiedendone l’abolizione). Poi con Crocetta, che ha manifestato più volte insofferenza verso le decisioni del rappresentante del governo nazionale.
Piaccia o meno, però, gli uffici di piazza Principe di Camporeale hanno rappresentato in questi anni un baluardo rispetto a decisioni discutibili, norme a volte scellerate, pasticci legislativi. Quelle che oggi Leoluca Orlando chiama “scelte confuse e contraddittorie” giustificate dall’autonomia speciale. E l’uscita di scena del commissario dello Stato fa cadere questo baluardo. “Ora il parlamento regionale e il governo hanno maggiori responsabilità nel varo di leggi sia sotto il profilo ordinamentale che sotto l’aspetto finanziario”, osserva Picciolo. Responsabilità, che guardando la mole di norme falcidiate in questi anni, forse fin qui è mancata.
Il giurista Gaetano Armao, già assessore regionale, la pone in termini molto chiari: “Si rafforza l’esercizio dell’autonomia responsabile senza l’alibi del Commissario che serviva a tanti indegni rappresentanti di promettere quel che non era legittimo riconoscere “tanto poi impugna il Commissario dello Stato’”. L’alibi adesso cade. La speranza è che non sia sostituito con il “tanto poi impugna il governo”. Visto che nel nuovo sistema le leggi entreranno comunque in vigore, anche se zoppicanti da un punto di vista di legittimità costituzionale.
“Meglio sarebbe stato – osserva Armao, che già tempo fa si era pronunciato in favore dell’abolizione del controllo preventivo – mantenere in vita il Commissario dello Stato mantenendo il potere di impugnare successivamente le leggi della Regione e non “congelarlo’ come aveva fatto la Corte costituzionale con l’Alta Corte, ma la Regione siciliana non si è neanche costituita in giudizio e non ha potuto così difendere lo Statuto nella parte in cui andava preservato, garantendo un sistema di controllo di costituzionalità rispettoso della specialità”. Proprio in questo senso Forza Italia con Marco Falcone, perplesso dalla sentenza, annuncia la presentazione di un disegno di legge che assegni al commissario dello Stato e non al governo il controllo successivo. E anche il capogruppo del Pd Baldo Gucciardi esorta l’Ars a fare un passo avanti: “A questo punto la riforma del nostro Statuto speciale appare urgente ed indifferibile: l’Assemblea Regionale Siciliana deve colmare una grave mancanza nei confronti della nostra Autonomia derivante dall’inerzia avuta nell’affrontare per 13 lunghi anni le problematiche della specialità dello Statuto, alla luce della riforma costituzionale del 2001”.
Il tema della maggiore responsabilità del parlamento regionale viene subito individuato dal presidente dell’Assemblea regionale. “L’abrogazione del controllo preventivo delle leggi regionali – scrive in una nota Giovanni Ardizzone -, da parte del Commissario dello Stato, non potrà dare al Parlamento siciliano libertà di legiferare senza limiti. Al contrario, la sentenza della Corte costituzionale assegna maggiore responsabilità a Governo e Assemblea in fase di proposizione e approvazione delle norme”.
Auspicio condiviso da Giuseppe Lupo del Pd che parla di “rinnovato senso di responsabilità nel legiferare nel pieno rispetto della Costituzione, evitando gli ‘abusi’ più volte censurati nel passato”. Ed Anthony Barbagallo (Pd), che plaude alla decisione di Mattarella, aggiunge: “Dobbiamo essere consapevoli della necessità di un attento esame sulla qualità delle norme che approveremo. In questo senso credo che si debba allestire un gruppo di lavoro, magari interno al Consiglio di Presidenza dell’Ars, con questo compito”.
I recenti trascorsi al riguardo non fanno ben sperare. L’ultima manovra del governo Crocetta aveva visto ben 33 articoli cassati. E ventuno furono le norme della finanziaria ter impugnate. Ardizzone preferisce guardare ad altri recenti precedenti: “L’abrogazione del controllo preventivo delle leggi regionali, da parte del Commissario dello Stato, non potrà dare al Parlamento siciliano libertà di legiferare senza limiti. Al contrario, la sentenza della Corte costituzionale assegna maggiore responsabilità a Governo e Assemblea in fase di proposizione e approvazione delle norme”.