Edy Tamajo marca a zona e si smarca: la 'strategia' per il futuro - Live Sicilia

Edy Tamajo marca a zona e si smarca: la ‘strategia’ per il futuro

Le ultime esternazioni. In vista delle sfide che verranno
IL PERSONAGGIO POLITICO
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Quando ancora negli almanacchi del calcio lo chiamavano, per esteso, Edmondo, probabilmente, Edy Tamajo, marcava rocciosamente a uomo.

Lo immaginiamo senza sforzo, perché anche i suoi, quelli che scendono in campo a ogni elezione, marcano a uomo, cioè a potenziale elettore. Perfino chi scrive ricevette – per un mero disguido, in una telefonata con un interlocutore affabile – la consueta richiesta: “Dove possiamo mandarle i volantini?”.

Mondello – borgata panormitano-marinara elettiva – era stracolma di ‘santini’, nei mesi scorsi. In farmacia, nel negozio di alimentari, al bar: non c’era un luogo in cui la faccia di Edmondo detto Edy non spiccasse, generalmente accanto al registratore di cassa. Strategia geniale: quando paghi, lo vedi. Da qui il conseguente motto: Edy, vidi, vici. Mica uno prende 122mila voti alle Europee per niente…

Da un po’ di tempo, Edy marca a zona. Non proprio il modulo affinato in serie A dal mitico Nils Liedholm, ma un surrogato politico che potrebbe risultare efficace.

In che senso? Lui sceglie una zona di intervento ed esprime un parere, un appello, un’idea, sicuramente perché ne è convinto, un po’, forse, per vedere l’effetto che fa.

La polemica sul Pride

Come quando Edmondo detto Edy affermò: “Il Pride non ha colore politico, è un momento fondamentale per rivendicare i diritti di tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere o da qualsiasi altra caratteristica personale”.

Un pensiero sintonizzato con l’opinione del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, contrapposto all’armamentario ideologico di Fratelli d’Italia. Sullo stesso argomento, ecco Carolina Varchi: “Il Pride è ormai una manifestazione ideologica della sinistra. Agli esponenti della coalizione di centrodestra e agli organizzatori che parteciperanno garantisco che nessuna delle rivendicazioni del Pride diventerà mai legge”.

Il post sull’autonomia

Adesso, Tamajo, con “una umile riflessione” si esprime sull’autonomia differenziata: “Il rischio di nuove fratture tra Nord e Sud, in un’Italia che ha già pagato un prezzo altissimo in termini di divari economici e sociali, è reale”.

E’ appena il caso di notare – e lo abbiamo notato – che il presidente della Regione, Renato Schifani, affidò questo suo parere a una intervista: “L’autonomia differenziata non spacca il Paese, penalizzando il Sud. Non vedo questo rischio. Purtroppo abbiamo già un’Italia che va a due velocità, e non è certo a causa dell’autonomia”. La differenza risalta.

Zona futuro

Sono degli indizi che ricordano una prova: dando per scontato che siano ragionamenti originali e non strumentali, siamo davanti alla messa a punto definitiva di un’immagine che corrisponde a una sostanza riformista, moderata e tollerante (prendi tre, con un voto: il prossimo slogan?), non imbrigliato dalle tradizioni destrorse. Un prototipo vicinissimo all’esponente perfetto di Forza Italia, secondo lo schema del leader, Antonio Tajani, impegnato, a sua volta, con le esternazioni sullo Ius Scholae.

Perché Edy, cioè Edmondo, fa così? Per convinzione, appunto. Ma, in controluce, balena una strategia, una marcatura a zona, un segnare il punto, con l’obiettivo di smarcarsi, magari in vista di futuribili sfide tra questo e quel palazzo. Massimi sistemi e niente polemiche ravvicinate, questa sembra la ricetta, mantenendo l’iniziativa.

“Il possesso di palla è fondamentale: se tieni il pallone, sei sicuro che l’avversario non segnerà mai un gol”. Lo disse proprio Nils Liedholm, il profeta della zona, e resta un insegnamento utile. Nel calcio come in politica.


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