Alcamo, dove c'era il granaio Pd | Viaggio nella capitale grillina - Live Sicilia

Alcamo, dove c’era il granaio Pd | Viaggio nella capitale grillina

Domenico Surdi, neo sindaco di Alcamo

Per 20 anni feudo del centrosinistra, ora è il comune più pentastellato d'Italia.

ALCAMO (TRAPANI) – C’era una volta il feudo elettorale del Partito democratico e prima c’era la città roccaforte della vecchia Margherita. C’era la Alcamo capace di affidare per 22 anni di fila le chiavi del potere al centrosinistra. C’era il regno di Nino Papania e Giacomo Scala: il primo tre volte senatore, due volte deputato all’Ars e assessore regionale al Lavoro, il secondo al volante del Comune dal 2001 al 2012. C’era tutto questo e ora non c’è più, spazzato via dall’onda d’urto di un Movimento cinque stelle che in quattro anni di vita in una delle più ricche realtà del Trapanese ha stravolto equilibri e geografie politiche fino a centrare l’elezione di un sindaco, Domenico Surdi, e di 14 consiglieri comunali su 24. “Abbiamo offerto un’alternativa agli alcamesi e loro ci hanno dato fiducia”, sorride Surdi, 33 anni e un dottorato di ricerca in Diritto privato europeo da portare avanti, seduto nel suo ufficio. Accanto a lui, al primo piano del Municipio di piazza Ciullo, la squadra che ha scelto per governare Alcamo e un paio di giovanissimi consiglieri comunali: Francesco Viola e Noemi Scibilia, entrambi al primo anno di università, gli occhi lucenti di chi, a 19 anni, ha vinto la sua scommessa contro ras del voto e procacciatori di posti di lavoro nelle cooperative. Sono i simboli di un movimento che da queste parti è cresciuto in maniera esponenziale in pochi anni, fino a rendere Alcamo la città più grillina d’Italia.

In principio furono le Regionali 2012. Beppe Grillo arrivò in Sicilia a nuoto e Casaleggio trasferì l’intero staff del suo blog per due settimane sull’Isola a sostegno di Giancarlo Cancelleri. In quell’anno nasce anche il meet up di Alcamo, che oggi conta 75 iscritti. Pronti, via e il M5s piazza in città il colpo del 31,4%, quasi il doppio del Partito democratico che si ferma al 17,4%. Ad Alcamo la più votata è la pentastellata Valentina Palmeri: 4.682 preferenze, mentre il due volte sindaco e presidente dell’Anci Sicilia Giacomo Scala resta fuori da Sala d’Ercole con 2.199 voti fra le mura amiche. Un anno dopo si vota per le Politiche e Alcamo è la città d’Italia con la percentuale più alta per i grillini: alla Camera si sfonda il tetto del 48%, al Senato si va oltre il 45%. Il Pd di Bersani si ferma al 12,7% e al 13,7%. Le Europee del 2014 segnano il successo nazionale del Pd ma ad Alcamo il 30,2% dei democratici vale il secondo posto dietro al M5s, che questa volta colleziona un 37,9% e vede eleggere a Bruxelles proprio l’alcamese Ignazio Corrao.

Il resto è storia degli ultimi giorni. Una corsa trionfale per Surdi, giovane avvocato con la passione per la musica e il giornalismo: oltre undicimila voti al primo turno che lo spingono fino al 48,1% e davanti al rischio di una elezione immediata che avrebbe tolto paradossalmente il premio di maggioranza alla lista. Al ballottaggio uno straripante 74,8% e 17.684 voti. L’avversario, Sebastiano Dara, si ferma poco sopra al 25%. I numeri del primo turno raccontano di un centrodestra inesistente e della debacle di un centrosinistra che con Vincenzo Cusumano non centra neanche il ballottaggio: Movimento 5 stelle al 31,4%, Pd al 10,7% e l’Udc di Mimmo Turano, ultimo presidente della Provincia di Trapani, all’8,7%. L’accoppiata dem-centristi, nata da una intesa in extremis, mette insieme quattro consiglieri comunali. I voti di Scala finiscono al Pdr Sicilia e resta fuori dai giochi il Psi, scosso nei giorni delle elezioni dall’arresto dell’ex vicesindaco Pasquale Perricone, il più votato del Megafono in provincia alle Regionali: secondo la procura di Trapani sarebbe stato parte di un comitato d’affari che avrebbe fatto il bello e il cattivo tempo sugli appalti pubblici ad Alcamo. Perricone finirà ai domiciliari e sospeso dal suo partito. “Sono segnali di un potere che inizia a scricchiolare – evidenzia Cancelleri, tra i deputati regionali che hanno seguito più da vicino la sfida elettorale di Alcamo -. I nostri successi in questa tornata elettorale nascono dalla scelta di candidati affidabili come Domenico, ma anche dall’evidente fallimento dello schema Pd-Udc alla Regione. Adesso dobbiamo stare vicini ai nostri ragazzi eletti, rafforzare quel coordinamento che già esiste tra la deputazione regionale e gli amministratori locali”. Dalle Amministrative alle Regionali il passo è breve: “Siamo convinti della nostra forza – ancora Cancelleri – e siamo pronti ad assumerci responsabilità di governo”.

Ad Alcamo il centrosinistra esce dalla stanza dei bottoni del Comune, dove era entrato nel 1993 con Massimo Ferrara. E neanche lui, il ‘grande saggio’ dei dem alcamesi, chiamato nel febbraio 2015 al capezzale di un partito letteralmente sfaldatosi negli ultimi due anni sotto al fallimento della giunta Bonventre, l’ultima voluta da Papania, è riuscito a evitare il tracollo. Di fronte c’era il nuovo modello di candidato targato M5s, la fase 2 del grillismo: poca ‘pancia’ e niente urla, più ‘di governo’ e meno ‘di lotta’. “Il sistema dei partiti è andato chiaramente in crisi, ma in campagna elettorale non abbiamo demonizzato nessuno dei nostri avversari – sottolinea Surdi, entrato nel movimento a ottobre 2015 -. Abbiamo puntato sulla forza delle nostre idee e sulla partecipazione della gente. Chi dice che ha vinto l’antipolitica dimostra di non conoscerci e manca di rispetto a tutti gli alcamesi che hanno deciso di scommettere sulla nostra proposta politica al di là del giudizio negativo sul passato”.

Nella ricetta del Movimento 5 stelle una campagna elettorale svolta con poche migliaia di euro: la pizza per l’autofinanziamento, i tavoli tematici per la costruzione di un programma da 45 pagine, la riscoperta del ‘porta a porta’ e dei comizi di quartiere ma soprattutto un tour de force con una sessantina di incontri negli ultimi due mesi prima del voto (“tutte cose che i vecchi partiti non fanno più”, dice Surdi). La nuova giunta non è ancora entrata a pieno ritmo: i primi giorni sono andati via tra proclamazione e atti da firmare per portare avanti la macchina amministrativa, oltre agli immancabili incontri istituzionali. “Ho un’agenda piena di impegni dettati dal protocollo – sorride -, dovrò farmene una ragione e imparare a gestirli al meglio. Non voglio sottrarre troppo tempo al lavoro per la città. Il primo cruccio? La questione rifiuti. Alcamo è un Comune virtuoso ma i problemi nella gestione delle discariche da parte della Regione rischiano di vanificare i nostri sforzi. Dovremo mettere mano anche alla riorganizzazione degli uffici e poi sarà il tempo del bilancio di previsione”.


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