Piccoli candidati crescono | Regione, ecco l'album delle figurine - Live Sicilia

Piccoli candidati crescono | Regione, ecco l’album delle figurine

Hanno tante idee, poche chance di vittoria. Chi sono gli aspiranti governatori lontani dai partiti.

Verso le elezioni
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PALERMO – Non solo Musumeci e Cancelleri. C’è un altro aspirante governatore pronto a riprovarci, cinque anni dopo. Mariano Ferro non è sazio. E a capo dei suoi “Forconi” che anni fa tentarono di mettere in ginocchio l’Italia, ci sta seriamente pensando. Sperando di ottenere qualcosa di più dell’1,25 per cento raggranellato nel 2012. Non solo Mariano. C’è anche Lucia, a riprovarci. A capo del suo “Voi- Volontari per l’Italia”, l’insegnante di matematica Pinsone si fermò appena allo 0,119 per cento. Fatti due conti: poco più di 2.200 voti. Non sarebbero bastati per l’elezione a deputato regionale.

Poche chance, tante idee

Eppure, c’è una strana poesia, dietro a queste candidature “impossibili”. Quelle senza ambizioni di vittoria. Quelle che difficilmente si tradurranno nella gestione del potere. Quelle che non influenzeranno le prossime politiche. È la corsa generosa e un po’ folle verso Palazzo d’Orleans, di Mariano e Lucia. Ma anche di Francesco Busalacchi e Piera Loiacono, di Roberto La Rosa e Francesco Tanasi. Ai quali in tanti avranno chiesto, o pensato di chiedere: “Perché lo fai?”.

Mariano ci riprova?

C’era, nella retorica dei Forconi, una traccia di “protopolitica”. Di quella critica alle istituzioni che oggi nutre anche il meglio riuscito populismo. Ma non parlate a Mariano Ferro del Movimento cinque stelle. “Verrebbe facile – commentava su Facebook dopo la sentenza che ha sospeso le Regionarie – sparare sul caos Cinquestelle. A parti inverse loro lo hanno fatto, hanno speculato sui nostri errori, hanno strumentalizzato una foto che sapevano essere non un accordo ma solo una richiesta in ginocchio ad un coglione di Premier. Oggi sarebbe gioco facile massacrare la loro inadeguatezza al ruolo per cui si candidano”. Per Ferro, le elezioni si vinceranno “nelle campagne” ed è lì, soprattutto tra i campi del Ragusano, che il leader senza peli sulla lingua cerca di far meglio dei 24 mila voti raccolti nel 2012. Anche se sui Forconi è sceso un po’ di mistero: se da un lato è stato annunciato l’avvio della campagna elettorale, dall’altro non è ancora ufficiale la discesa in campo di Mariano.

“Vox e voluntas”, “Libertas e veritas”

Altri modi e altri toni quelli di Lucia Pinsone. Gentile e sobria, va a pescare chissà dove la voglia di tornare, ogni cinque anni, sotto i riflettori. Nel 2012 sotto le insegne di “Voi, volontari per l’Italia”. Stavolta con un movimento che galleggia tra il colto e il popolare e che la candidata definisce etico-politico: “Vox populi, voluntas dei” è il suo nome. Una discesa in campo accompagnata da una lettera: “Cara Sicilia, ti scrivo”, dice Lucia che annuncia di voler dare concretezza al lavoro svolto nei cinque anni dalle scorse elezioni regionali, in cui ha “incontrato, ascoltato e collaborato con migliaia di Siciliani”. Più di quelli che nel 2012 votarono per lei, probabilmente. Ma le elezioni sono ovviamente un’altra cosa.

Cosa spinge questi candidati a provarci? Cosa li convince a togliere tempo al lavoro e alla famiglia, ad alleggerire portafogli e conti correnti pur di prendere parte a questa corsa? La politica, direbbe Piera Loiacono. Che donna di politica si sente fino al midollo. E che, andando in contromano rispetto alle recenti abitudini dell’anticasta, prova a sventolare vecchi vessilli, scudi crociati compresi. Si definisce infatti “democristiana e autonomista” l’ex consigliere e assessore di Campofelice di Fitalia. Anche attorno a lei, come a Lucia Pinsone, un po’ di latinismi: quelli dei movimenti “Libertas” e “Veritas”. Un tocco di antico. E anche il programma non è che appaia nuovissimo: “Il rilancio dell’autonomia statutaria della Sicilia, una regione sempre più entità politica e non meramente amministrativa, il federalismo fiscale e la lotta agli sprechi e alla corruzione”. Ma da qualche parte bisogna pur partire.

I sicilianisti: a casa lo “straniero”

Parte invece da una comoda pensione di ex regionale Francesco Busalacchi che ha lanciato una proposta radicale: “Liberiamo la Sicilia” lo slogan con cui ha brindato alla sua candidatura, sostenuto dal movimento “I nuovi Vespri” e da “Noi Siciliani-Sicilia libera e sovrana”. “So che sarà dura – ha detto in quell’occasione Busalacchi – ma sono convinto, grazie alla mia esperienza, di essere in grado di rimettere in piedi la nostra Regione”. L’autostima non manca, insomma, all’ex dirigente regionale che ha poi subito indicato i primi due assessori: “l’economista keynesiano” Nino Galloni e il filosofo Diego Fusaro. Due “forestieri” a sostegno di un progetto sicilianista: “Perché – si chiede Busalacchi – in Trentino l’Autonomia speciale ha prodotto ricchezza e in Sicilia no?”. La risposta è semplice: “I nostri politici si sono lasciati corrompere dai governi nazionali”. A casa lo straniero, insomma.

Complementare, in un certo senso, il programma dei Siciliani Liberi che lancia verso Palazzo d’Orleans Roberto La Rosa. E complementare è la moneta che il Movimento vuole immettere nel territorio siciliano. Un’idea che sarebbe già stata copiata, lamentano i combattivi militanti, da altri partiti. Ma La Rosa promette: “Con ‘Siciliani liberi’ al governo della Regione un euro fuori dal Canale di Messina non uscirà. La Sicilia è stanca di mantenere l’Italia”. L’obiettivo? Una Nazione siciliana, “un grande Paese che conta, con gli emigrati, 15 milioni di siciliani, molti dei quali ardono dal desiderio di tornare in una Sicilia finalmente libera e indipendente”. Un po’ più calato nei problemi della quotidianità Francesco Tanasi, alla guida di una lista sostenuta principalmente dal Codacons, e da altre associazioni a difesa dei consumatori.“Serve gente senza scheletri nell’armadio”, l’invocazione di una di queste associazioni. Anche lui guarderà da lontano la corsa per la vittoria tra Musumeci, Micari e Cancelleri, quella per la “bandiera” di Fava, quella assai provocatoria di Vittorio Sgarbi. Con quali speranze? Nel 2012 gli “outsider”, ossia i candidati fuori dalle coalizioni o dai partiti principali, hanno messo insieme il 4 per cento. Una fetta di siciliani che, in fondo, di votare quegli altri non hanno proprio voglia.


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