Nessun progetto per la Sicilia | Un pantano di vecchia politica - Live Sicilia

Nessun progetto per la Sicilia | Un pantano di vecchia politica

La campagna elettorale per le Regionali prosegue con declamazioni programmatiche "per titoli".

L'opinione
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Proviamo a immaginare di trovarci di fronte a uno dei 2.443.994 elettori siciliani (ben il 52,59% degli aventi diritto) che alle scorse regionali del 2012 ha deciso di astenersi. A uno qualsiasi, non particolarmente arrabbiato né definitivamente rassegnato, precedentemente sempre presente agli appuntamenti elettorali e che però da quella volta, schifato nei confronti dell’attuale classe politica sicula, o diffidente verso le proposte grilline giudicate populiste, “di pancia”, non ne vuole più sentir parlare di scomodarsi, cercare la tessera elettorale, magari rinnovarla perché già riempita, presentarsi al seggio, fare la fila e inserire la scheda nell’urna. Bene, a questo cittadino, uomo o donna, anziano o giovane, cosa potremmo dire per convincerlo, al di là di appartenenze pregresse, di bandiere e distintivi, ad andare a votare alle regionali il prossimo 5 novembre?

La domanda se la dovrebbero porre in primis i candidati alla carica di governatore in campo e quelli che spunteranno da qui alla presentazione ufficiale delle liste; i dirigenti regionali di partiti, movimenti e partitini; se la dovrebbe porre Leoluca Orlando con il “modello Palermo” da lui invocato forse sfregiato da chi lo ha utilizzato – e chissà, lo vorrebbe tuttora utilizzare – per convenienza; se la dovrebbero porre Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Angelino Alfano che sembrano usare la Sicilia per orientare dinamiche nazionali, sistemare faide interne o per ragioni di sopravvivenza con l’accaparramento di seggi sicuri; se la dovrebbero porre i rappresentanti delle decine di sigle in cui è irriducibilmente divisa la sinistra a sinistra del PD; se la dovrebbe porre, infine, lo stesso Rosario Crocetta, impegnato ad agitare lo spauracchio della propria ricandidatura, che sembra poco consapevole di essere stato eletto cinque anni fa, quando appariva una novità rivoluzionaria, dalla minoranza della minoranza dei siciliani, figuriamoci adesso dopo una disastrosa esperienza governativa.

La maggior parte di costoro, ammettiamolo francamente, non mostra alcuna preoccupazione per lo spaventoso dato dell’astensionismo concentrandosi, piuttosto che nel debellarne le cause, su una fitta rete di conciliaboli locali e romani lontani dal “puzzo” delle mille emergenze della nostra regione: rifiuti, acqua, infrastrutture, trasporti, disoccupazione giovanile. Si va avanti con declamazioni programmatiche “per titoli” senza alcun contesto progettuale, senza una visione di Sicilia, buttata lì nelle classifiche tra le ultime regioni d’Europa. Assistiamo alle paludose trattative tra i soliti noti, colti nello sfacciato tentativo di accreditarsi come portatori di cambiamento con giochetti di prestigio buoni per gli allocchi, responsabili del disastro economico e sociale della Sicilia. Un pantano maleodorante di vecchia politica che non solo lascia indifferente l’astensionista convinto ma che rischia di togliere l’entusiasmo residuo a chi dentro la cabina elettorale ci vorrebbe ancora entrare. Sì, per tornare alla domanda iniziale, con quali argomenti potremmo spingere lo sfiduciato elettore, alle soglie di una cronicizzazione della grave malattia dell’astensionismo, a non rinunciare a esercitare un diritto ritenuto sacro in qualunque democrazia e conquistato in Italia con il sangue dopo vent’anni di dittatura? Il punto è che parecchi sono gli argomenti per definire l’astensionismo una delle peggiori e inutili forme di protesta – per esempio, lascia ogni cosa invariata perché qualcuno sarà comunque eletto e deciderà pure per chi è rimasto a casa; è grasso che cola per politicanti e faccendieri perché aumenta il potere elettorale di amici e clienti; riduce i cittadini a semplici spettatori delle malefatte dei potenti – ma guardando trasversalmente, da destra a sinistra, le scenario deprimente posto dinanzi a noi inesistenti sono i motivi per cui chi finora si è astenuto potrebbe finalmente riprendere la matita copiativa in mano tra poche settimane. A chi sta nei piani alti del potere gliene importa qualcosa?

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