Campagna vaccinale, dati sui contagi e non solo: occhi puntati su Palazzo dei Normanni. Sono tanti i temi sul tavolo della Commissione Sanità, trasmessa in streaming come proposto dal gruppo del Movimento Cinquestelle, per l’audizione del del dirigente della pianificazione strategica dell’assessorato alla salute, Mario La Rocca. Assente invece il presidente Nello Musumeci.
LA DIRETTA (in aggiornamento)
Iniziano i lavori: si parte con la situazione legata alla zona rossa a Palermo. La presidente Margherita La Rocca Ruvolo vuole fare il punto sui dati e rivendica il ruolo della Commissione, luogo deputato per studiare la situazione complessiva. “Con tutto il rispetto per i giornali è qui che ne dobbiamo parlare”. Interviene La Rocca relaziona sulla zona rossa di Palermo. Il dirigente riporta i dati dei primi giorni da aprile (esponenziale aumento dei casi dai primi di marzo).
“Quando il governo Musumeci ha firmato l’ordinanza per la ‘zona rossa’ a Palermo, e poi anche nella provincia, il dato era di 209 contagi su 100 mila abitanti ma avevamo la percezione di una maggiore diffusione delle varianti e registravamo pure la pressione sugli ospedali. Quel dato ora è consolidato: l’incidenza è di 275 casi su 100 mila abitanti”, ha detto. Poi un passaggio sulle varianti. “A Palermo c’era una evidente escalation dei contagi, in particolare per la diffusione delle varianti, più aggressive. Abbiamo i primi casi di virus in soggetti già vaccinati. Ecco perché è stata adottata la zona rossa in tutta la provincia”, dice.
“Se non intervenivamo su Palermo rischiavamo di fare diventare zona rossa tutta la Sicilia con la beffa che mentre in Italia si apre a maggio la Sicilia potrebbe essere dichiarata zona rossa”. A questo punto interviene Costa il commissario palermitano che sposa la linea e la relazione di La Rocca. Di segno opposto il parere del deputato pentastellato Francesco Cappello che considera “la zona rossa” una resa al virus e lamenta anche l’assenza del Presidente Musumeci.
“Non so se ci degnerà mai della sua presenza in Commissione”. ” Nessuna soluzione è stat messa in campo per uscire dalla zona rossa in provincia di Palermo o per evitare che la Sicilia intera diventa zona rossa. Quando si dichiara la zona rossa (che fine ha fatto il Cts?) ci si arrende al virus, e tacitamente si afferma la totale incapacità di controllare il virus e quindi la pandemia. Tracciamento, monitoraggio e sorveglianza come miraggi ancora oggi e nonostante sia trascorso più di un anno dall’inizio della pandemia”, dice.
Il deputato Antonello Cracolici non critica la radicolite delle scelte ma la poca credibilità percepita dalla popolazione rispetto ai dati dei contagi dopo le ultime vicende che hanno interessato i vertici della Regione. Cracolici teme per buon l’esito della campagna vaccinale che vede la Sicilia in fondo alle classifiche nazionali e per la carenza di personale sanitario (“mi risulta che gli hub siano pieni di amministrativi”). “C’è caos a livello organizzativo”, accusa chiedendo un maggiore coinvolgimento nella gestione dell’emergenza. La Rocca interviene e sciorina un dato di segno opposto.
“I 5000 decessi in Sicilia con una media che è la metà di quella nazionale”, spiega. “Andare dietro alla comunicazione giornaliera sui numeri del Covid, che nessuno ha la possibilità di consolidare, ha fatto sì che si creasse un clima di sfiducia nelle istituzioni. Una cosa è il dato in base al quale vengono fatte le scelte, appunto quello consolidato e caricato in piattaforma, una cosa è il dato giornaliero”, dice Mario La Rocca rispondendo al deputato M5s Salvatore Siragusa che nel suo intervento ha invitato il governo a una informazione più puntuale.
Il deputato pentastellato Giorgio Pasqua chiede: “Quanti medici sono presenti nelle Usca siciliane? Non ci sono abbastanza medici e alcuni bandi fatti da voi sono andati deserti”. Un problema, quello della carenza di personale, che ritorna. “Con quale personale si faranno le vaccinazioni?”, chiede Pasqua che accusa i vertici di avere distribuito in maniera difforme sul territorio siciliano personale sanitario e vaccini. Il deputato lamenta la mancanze di materiali per analisi tamponi molecolari e un modalità farraginosa di raccolta dei dati.
Il parlamentare democratico Giuseppe Arancio chiede che sia nominato un assessore alla sanità. “Non può servire un assessorato a metà servizio”, dice.
L’onorevole Pullara propone (per primi in Italia) di imporre il test sierologico obbligatorio per scalino dopo il vaccino. Poi tocca al capogruppo dem Giuseppe Lupo. Il deputato chiede di conoscere il piano di potenziamento del generale Figliuolo su hub e vaccini.
L’onorevole Marianna Caronia propone tamponi salivari sui bambini nelle scuole e attivazione delle Usca scolastiche. Caronia propone di stilare regole precise per le riaperture munendo le strutture di strumenti per mettere in sicurezza i locali.
La deputata Roberta Schillaci teme la diffusione di contagi nei quartieri popolari di Palermo fuori controllo. E non solo, chiede “a che punto siamo con le cure monoclonali e con plasma e se la Regione Siciliana proverà ad ottenere anche altri vaccini meno critici per le fatali controindicazioni di alcuni”. E ricorda di “avere presentato un ordine del giorno, a margine della finanziaria, per impegnare il governo ad impegnarsi sul fronte degli open data, anche con ausilio di ‘On data’, organizzazione che se ne occupa da anni e che lo farebbe anche gratuitamente, perché la veridicità e certezza dei dati è strategica anche per un efficace contrasto della pandemia e invece siamo al caos dei dati che gettano nello sconforto i siciliani”
L’onorevole Tommaso Calderone non le manda a dire: “Voglio sapere con chiarezza quale sia la exit strategy che si vuole adottare affinché la Sicilia possa uscire fuori da questo incubo. Semplice dire chiudiamo tutto”. E aggiunge: “Le varianti non sono una novità siciliana”. Poi chiama in causa il commissario Asp di Messina e apre il caso “Barcellona Pozzo di Gotto” (zona rossa da una settimana). I criteri sul numero di dosi di vaccino inviate nei vari paesi. “Perché non avete rafforzate le Usca e il centro vaccinale di Barcellona?”. Poi incalza: “Desidero sapere se c’è una strategia affinché Barcellona esca dalla zona rossa?”.
Il pentastellato Antonino De Luca lamenta l’assenza del presidente Musumeci e critica la scelta di avere individuato la fiera di Messina come hub vaccinale. Un poco agevole e che mal si presta alle operazioni di vaccinazione. E non solo. “Tra le mille e più carenze che abbiamo denunciato in questi mesi c’è lo stato di avanzamento della rete Covid i cui lavori dovevano essere completati quasi tutti entro il 31 marzo mentre oggi siamo in alto mare. Balza agli occhi purtroppo anche la questione relativa all’acquisto dei due macchinari utili a processare 4000 tamponi al giorno ciascuno per un costo complessivo di 2 milioni 350 mila euro e che dovevano essere installati a Palermo e a Messina. Ebbene, quello di Palermo risulta messo in funzione, mentre quello di Messina è ancora inattivo perché carente dei materiali di consumo. Morale tamponi a rilento e conseguente impossibile tracciamento”.
Arrivano le risposte della dottoressa Daniela Faraoni, direttore generale dell’ASP di Palermo. “Le attività di vaccinazione sono state fatte anche nelle case di riposo, non riusciamo a completare per la mole di richieste da parte di nuove strutture: pensiamo ci fosse un sommerso che adesso emerge per paura della pandemia, completeremo entro la settimana”, spiega. Faraoni punta sull’accordo raggiunto con 500 medici di famiglia per le vaccinazioni, elemento che dovrebbe accelerare le procedure. E assicura che “non si sta navigando a vista”.
Il presidente dell’ordine dei medici di Palermo, Salvatore Amato, assicura che c’è un numero adeguato nelle Usca palermitane. Però dà un suggerimento. “I medici Usca oltre che dei tamponi e dei vaccini dovrebbero occuparsi anche dell’assistenza domiciliare”. Il dottore Renato Costa, commissario straordinario per l’emergenza Covid Asp Palermo, prova a rassicurare l’assise. “Le nostre Usca fanno 800 visite domiciliari al giorno ed è un’attività preziosa”. “A Palermo siamo al 94% del tracciamento cioè tracciamo tutti”, precisa Costa. “Stiamo facendo tutto quello che possiamo fare in questo momento con il massimo dell’impegno, dai vaccini al tracciamento: continuando così potremo arrivare a 12000 vaccini, l’obiettivo assegnato da Figliulo per la nostra città”. “Oggi sono arrivati 16mila dosi di vaccino Pfizer che ci permetteranno tranquillamente di affrontare il numero di vaccini previsto per la settimana”, aggiunge. “In questo momento, stiamo facendo tutto quello che si può fare per controllare la pandemia, sia nel tracciamento che dello screening, che dei vaccini. Quotidianamente facciamo circa 5mila vaccini al giorno: solo alla Fiera del Mediterraneo vengono effettuati 3.000-3.500 vaccini al giorno e se non arriviamo a 4mila è solo per le defaillances registrate negli ultimi giorni sui prenotati con Astrazeneca”, spiega cOSTA.
Il presidente dell’ordine Amato lascia la seduta con una nota mettendo nero su bianco “non è mia intenzione polemizzare in questa sede, preferisco integrare con nota scritta quanto già detto, anche in risposta al collega Costa”.
Alberto Firenze, commissario straordinario per l’emergenza Covid dell’Asp di Messina, fa il punto della situazione a partire dal suo insediamento (un mese fa circa). Firenze ringrazia per le criticità segnalate dai deputati. Sulla exit strategy (sebbene di competenza più regionale) richiesta da Calderone assicura di essersi messo al lavoro. Poi una fotografia della situazione barcellonese. “Il punto vaccinale di Barcellona al momento ne somministra 150 al giorno sulla base delle richieste che arrivano, il potenziamento del centro arriverà a un numero di circa 300 dosi al giorno”, assicura il commissario.
Poi prende la parola Mario La Rocca. Il dirigente rivendica alcune iniziative messe in campo come “l’apertura agli over 60”. Poi risponde sui dati legati alla vaccinazione. “Siamo indietro con gli over 80 perché un grande numero per problemi tecnologici o per paura del vaccino non si sono prenotati, speriamo di raggiungere questi soggetti attraverso i medici di famiglia”. La Rocca risponde a Schillaci sulle cure al plasma e le cure monoclonali. “Le cure al plasma sono state abbandonate in tutta Italia, sulle monoclonali stiamo partendo”.