PALERMO – I familiari di Salvatore Lo Nobile, il medico di Enna morto suicida, si oppongono alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta. Era specializzando all’Università di Palermo.
Chiedono che venga fatta chiarezza su quella che bollano come “incuria nel predisporre e condurre le operazioni di salvataggio”. E bisogna indagare anche sulle ragioni che lo hanno spinto ad avvelenarsi. Si pentì subito del gesto, chiamò i soccorsi ma non riuscirono a salvarlo.
L’inchiesta dei pm
La vittima rimase al cellulare con gli operatori del 118 per 49 lunghissimi minuti dopo avere ingerito una sostanza tossica. Indicò il luogo dove si trovava, in un sentiero all’interno dell’autodromo di Pergusa. Carabinieri e vigili del fuoco avviarono le ricerche, ma non fecero in tempo a rintracciarlo vivo.
Nel corso della drammatica telefonata il medico specializzando perse a poco a poco le forze fino a spegnersi. La Procura di Enna ha aperto un fascicolo per omicidio e istigazione al suicidio che vuole archiviare.
L’opposizione
In una memoria firmata dall’avvocato Teresa Re il legale ritiene che si perse del tempo prezioso. Si poteva accelerare attraverso la “geolocalizzazione”, e il sistema di “advanced mobile location che abilita il Gps del telefono e invia la posizione esatta ai servizi di emergenza, indicando con molta precisione e la posizione del soggetto, facilitando così un intervento rapido”.
Il legale sostiene che dalla registrazione audio della chiamata emergono falle nel coordinamento del salvataggio. Contesta il mancato utilizzo di “attrezzature utili per la visione notturna”. L’area era al buio e non fu utilizzata l’illuminazione artificiale.
“C’è un percorso di campagna…”
Lo Nobile aveva indicato il punto in cui si trovava: “… entrando bisogna camminare 200, 220 metri a sinistra, c’è un percorso di campagna… sono all’interno della pista… sono all’interno dell’autodromo…entrando dall’ingresso principale a sinistra, non dove c’è la tribuna, non c’è nessuna tribuna, dall’entrata dovete camminare per 200 metri a sinistra; è dentro la pista e c’è un percorso, sono lì”.
Secondo il legale, un componente delle forze dell’ordine “è, addirittura, già passato lungo il vicolo dove viene rinvenuto il malcapitato e non lo ha intercettato”. Ed allora chiede di conoscere che tipo di uomini e mezzi furono messi in campo.
“Indagate sul movente”
I familiari si interrogano sul movente che spinse Lo Nobile al suicidio. Era un soggetto solitario, con pochi amici. da un ano aveva smesso di frequentare le lezioni all’Università di Palermo. Il legale contesta il fatto che siano stati soltanto acquisiti i tabulati telefonici che di per sé sono muti. Non li hanno visti i genitori, “gli unici che avrebbero potuto, eventualmente, individuare delle chiamate effettuate a conoscenti o colleghi del corso di specializzazione”
Non sono stati analizzati né il cellulare, né il Pc di Lo Nobile per capire se nelle chat o sui profili social social ci fosse il segnale di qualcosa che lo turbasse. Così come non c’è la conferma della sostanza che ha ingerito anche se la vittima l’a indicato durante la conversazione.
Per tutto questo, secondo il legale, l’inchiesta non va chiusa. Bisogna continuare a indagare e se è necessario riesumare la salma.