Enna: medico suicida, chiede aiuto ma non riescono a salvarlo

“Sono un medico, sto morendo”: suicidio al telefono. Potevano salvarlo?

Dalla richiesta di aiuto al decesso: 49' di dolore

Il medico si è suicidato, nessun dubbio. Ma ci sono delle domande che tolgono il sonno a chi ha amato Salvatore Lo Nobile, 29 anni, di Enna, specializzando in Neuropsichiatria. Cosa lo ha turbato fino a spingerlo al gesto estremo. Poteva essere salvato? Perché quello di Salvatore è stato un drammatico suicidio in diretta telefonica.

L’uomo per 49 lunghi minuti ha parlato con il suo cellulare prima con un operatore del 118 e poi un medico mentre carabinieri e vigili del fuoco cercavano di localizzarlo.

Inchiesta per omicidio

La Procura di Enna ha aperto un’inchiesta ipotizzando l’omicidio. Bisognava escludere che fossero intervenuti “fattore esogeni, provenienti da soggetti estranei e terzi”. La traccia audio è inequivocabile. La vittima ha fatto tutto da sola ingerendo una sostanza tossica mentre si trovava in uno dei sentieri dell’autodromo di Pergusa

L’inchiesta per omicidio andrà chiusa, ma ci sono altre ipotesi che vanno scandagliate analizzando i fatti del 19 gennaio scorso.

La prima chiamata

Sono le 18:44, il ventinovenne chiama il 118. Chiede aiuto: “Sono un medico, sto morendo”. Spiega il tipo di sostanza che ha ingerito, indica l’antidoto che serve per salvarsi. È chiaro che si è pentito del gesto. Indica il posto in cui si trova, all’interno dell’autodromo “a circa 200 metri dall’ingresso lato sinistro”.

Si mobilitano i carabinieri. Il cancello dell’autodromo è chiuso. Intervengono i vigili del fuoco per aprilo. Le ricerche si stendono nelle zone buie attorno al lago e nei sentieri. Nel frattempo vengono usati dei dispostivi sonori per farsi sentire da Salvatore. La sua voce è sempre più flebile. Ad un certo punto smette di parlare. È morto. Il corpo senza vita viene individuato alle 19:35 nel sentiero dei Giunchi.

Nella registrazione audio è rimasta impressa la concitazione delle ricerche. Nei rapporti si parla di difficoltà per la conformazione dei luoghi, mancanza di luce artificiale e genericità delle indicazioni di Salvatore.

Ed ecco i primi dubbi dei familiari. Si poteva fare di più in quei 49 minuti di ricerche? Che mezzi sono stati usati? Era così difficile individuare il ventinovenne?

Medico suicida perché?

I genitori non si danno pace. Il figlio non soffriva di disturbi psichici. Non consumava droghe o alcol. Nessun problema sentimentale. Dicono, però, che nell’ultimo anno era nervoso. Il medico suicida non frequentava più le lezioni per la specializzazione in neuropsichiatria infantile all’Università di Palermo. Cosa lo turbava?

I familiari sono intenzionati ad opporsi alla richiesta di archiviazione. Per questo si sono affidati all’avvocato Teresa Re. “Riteniamo che ci siano delle circostanze meritevoli di essere valutate con attenzione assieme alla Procura della Repubblica, è la sola cosa che possiamo dire al momento”, spiega il legale.


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