ENNA – Il tribunale di Enna ha archiviato le tre querele per diffamazione e diffusione di atti procedurali nei confronti della giornalista Pierelisa Rizzo. Erano state fatte da Giuseppe Rugolo, il sacerdote condannato a 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale su minori.
Le querele erano state archiviate dalla Procura. Ma i legali del sacerdote, che avevano chiesto anche il sequestro dei supporti informatici e dei cellulari della giornalista, si erano opposti. Ora il tribunale scrive la parola fine alla vicenda giudiziaria.
Insieme a Rizzo, assistita dagli avvocati Eleanna Parasiliti Molica del foro di Enna e Giovanni DI Giovanni del foro di Caltanissetta, sono stati querelati, tutte archiviate, altri sei giornalisti. Ed anche il presidente di Rete l’Abuso – unica associazione italiana che si occupa di sopravvissuti ad abusi clericali -, Francesco Zanardi. E pure una delle vittime del prete, Antonio Messina, dalla cui denuncia è scaturita l’inchiesta che ha portato alla condanna di Rugolo.
“Sono grata alla giustizia e ai magistrati che hanno riconosciuto la temerarietà di queste querele fatte solo per bloccare il flusso di informazione – dice la cronista -. Questo processo, seppure a porte chiuse, andava raccontato. Perché ha svelato uno scenario inquietante nella diocesi di Piazza Armerina. E ha portato, oltre alla condanna del sacerdote, all’incriminazione per falsa testimonianza del vescovo Rosario Gisana e del vicario giudiziale Vincenzo Murgano”.
La giornalista è stata sostenuta da Ossigeno per l’informazione, l’osservatorio nato per documentare e analizzare il crescendo di intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani e ha ricevuto la solidarietà dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia e dell’Assostampa.