ENNA – I carabinieri di Enna, insieme a personale della Prefettura, hanno sgomberato la villa di Raffaele Bevilacqua, avvocato penalista, detenuto al 41 bis e condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’imprenditore Domenico Calcagno e per mafia. Bevilacqua è ritenuto dagli inquirenti il rappresentante provinciale di Cosa nostra nell’Ennese. La villa, che era già stata confiscata, era abitata dalla moglie del boss e dai suoi 4 figli. Le modalità dello sgombero sono state programmate nel corso di un incontro della Riunione Tecnica di Coordinamento presieduta dal Prefetto di Enna, Fernando Guida, con la partecipazione del Sindaco di Barrafranca, Giuseppe Lupo, al quale la villa è stata consegnata per destinarla ad un centro per malati psichiatrici.
“L’utilizzo, a fini sociali, dei beni confiscati alla criminalità organizzata, costituisce una simbolica restituzione delle risorse sottratte dalle organizzazioni malavitose alla collettività – dice il prefetto – e per questo intendo manifestare vivo apprezzamento per l’iniziativa dell’Amministrazione comunale. L’operazione odierna costituisce un ulteriore passo avanti sulla strada del ripristino della legalità”.
I figli di Bevilacqua avevano chiesto, in una lettera aperta al quotidiano “La Sicilia”, che venisse concessa una proroga fino alla metà di aprile, in attesa che la Corte d’Appello di Caltanissetta si pronunciasse sulla revisione della confisca che riguarda solo la villa. I familiari di Bevilacqua hanno motivato la richiesta di revisione sul dato, già accertato anche dai periti del tribunale durante il procedimento per la confisca, che l’immobile nel quale vivevano, non era stato acquistato ma ricevuto in eredità. L’Agenzia per i beni confiscati, che aveva già stabilito il termine ultimo per il rilascio dell’immobile il 28 febbraio ha però respinto la richiesta di proroga e oggi è stata eseguita la confisca e lo sgombero della casa.