PALERMO – La macchina del pizzo non doveva conoscere stop forzati. E così, arrestati i vecchi esattori, si sarebbero fatti sotto i nuovi in quella logica di continuità che è la forza di Cosa nostra.
In manette sono finiti Giuseppe La Torre, 64 anni, e Danilo Gravagna, di 36. Sarebbero stati loro ad imporre al titolare di un’azienda di trasporti del centro di Palermo il pagamento della messa a posto. Per evitare “problemi” era sufficiente pagare cinquecento euro a Natale ed altrettanti a Pasqua nel rispetto dello scadenzario della mafia, secondo cui i giorni delle festività coincidono con quelli della raccolta per aiutare le famiglie del carcerati.
L’imprenditore avrebbe pagato il pizzo dal 2011 al 2013, poi sarebbe stato costretto ad avvalersi, per i trasporti, della ditta dello stesso Gravagna. Gli arresti di oggi, eseguiti dai carabinieri del Nucleo investigativo e dai finanzieri del Gico della polizia tributaria, sono uno sviluppo delle indagini, ancora in corso, nate dall’operazione “New Gate” dell’ottobre 2013, quando gli investigatori scoprirono l’esistenza di una banda che grazie alle soffiate giuste riusciva a rapinare i mezzi pesanti che sbarcavano al porto di Palermo.
Nel contempo è emerso che il titolare sotto estorsione fin dal 2007 era stato costretto a versare il pizzo nelle tasche dei boss del mandamento di Porta Nuova che, una volta finiti in manette, avrebbero passato il testimone a La Torre e Gravagna su cui adesso piove addosso una nuova accusa oltre a quelle che gli erano state contestate nel 2013. Allora La Torre era stato considerato una delle menti di una banda dedita alla commissione di furti, rapine, ricettazione, commercio di prodotti con contrassegni falsi, sequestro di persona ed altro. Gravagna, invece, era accusato di avere svolto parte del lavoro sporco per conto della banda.