CATANIA – Si annuncia un processo articolato e delicato quello che vede alla sbarra alcuni membri della famiglia Bosco, importante nome tra gli imprenditori catanesi. Finiti nel ciclone dell’inchiesta Money Lander, eseguita a febbraio dello scorso anno da Polizia e Finanza, i noti imprenditori del catering e dei supermercati devono rispondere di estorsione e usura.
Questa mattina si è celebrato davanti alla Terza sezione penale del Tribunale di Catania la fase preliminare del processo ordinario. Gli imputati sono Antonino, Mario e Salvatore Bosco, Antonino Cuntrò, Mario De Luca, Giuseppe Finocchiaro, Giuseppe Nicolosi, Paolo Daniele Nicolosi, Antonino Vaccaro e Carmelo Venia. L’inchiesta si è divisa in due tronconi, alcuni degli imputati hanno optato per il rito abbreviato davanti al Gup. Il pm Assunta Musella ha già formulato, in quella sede, le richieste di pena e si prosegue con le arringhe difensive.
Oggi è stato presentato il nuovo collegio giudicante, nelle scorse due udienze infatti, erano state presentate delle incompatibilità di due giudici. Il nuovo Tribunale è così composto: Presidente Catena, a latere Cascino e Cristaldi. Sciolta la riserva sulle parti civili. Accolta la richiesta per tre delle parti offese, per le associazioni antiracket Asaee, Asaec Libero Grassi, Obiettivo Legalità e Fai. Ed è stata ammessa anche la costituzione di parte civile del Libero Consorzio di Catania, ex provincia regionale di Catania, il Comune di Catania, di Camporotondo Etneo e di Sant’Agata Li Battiati. Due richieste sono state escluse.
Il processo è stato aggiornato al 4 marzo per la formulazione delle richieste di prova. Nell’ultima parte dell’udienza alcuni dei difensori hanno presentato al Tribunale diverse eccezioni, a cui l’accusa si è opposta. La maggior parte scaturiscono, secondo la valutazione dei legali, dalla scelta della Procura di procedere con il giudizio immediato. E’ emerso anche il dato che uno degli imputati è destinatario di un provvedimento di sequestro emesso i primi giorni di febbraio. E’ stata sollevata inoltre dall’avvocato Peluso, ma sostenuta anche dagli altri avvocati, la questione del fatto che le contestazioni sono oggetto di due processi paralleli, quello in abbreviato e quello in ordinario, con il rischio di avere due sentenze differenti sullo stesso presunto disegno criminoso. Sono state presentate diverse soluzioni, tra queste quella estrema di sospendere il dibattimento fino alla sentenza dell’abbreviato. Le diverse proposte avanzate saranno valutate dal Tribunale, che però è stato fermo su un punto: e cioè sulla necessità di andare avanti con la fase istruttoria.