PALERMO – Ha atteso otto anni per vendicarsi di Luigi la Rosa che lo aveva fatto arrestare e condannare. Lo ha picchiato per strada. Stesso trattamento è stato riservato ad un avvocato. C’è anche una storia di violenza fisica nelle pagine del blitz antimafia Gotha 7 di carabinieri e polizia che ha azzerato il clan mafioso di Barcellona Pozzo di Gotto.
La Rosa, ex presidente dell’Aias, l’associazione che si occupa dell’assistenza agli spatici in provincia di Messina, nel 2010 denunciò di avere pagato il pizzo. Trecento mila euro estorti in nove anni. La sua denuncia sfociò nell’arresto – blitz Gotha 2 – anche Mariano Foti.
Ed è proprio Foti il protagonista del pestaggio, contestato anche a Massimiliano Munafò. Finita di scontare una condanna a 8 anni e 8 mesi, Foti ha scaricato la sua ira il 18 settembre 2017.
La Rosa si ferma davanti a una tabaccheria di San Giovanni, a Barcellona Pozzo di Gotto. Entra, compra e le sigarette ed esce. Indossa il casco e mentre sta per salire sul motorino incrocia Foti. Volano gli insulti: “Infame, pezzo di merda… devi morire”. Si passa alle botte. La Rosa viene colpito con un pugno. Cade per terra e subisce altri pugni e calci. Tutto ripreso dalle telecamere di sicurezza della tabaccheria. Riesce ad alzarsi e a fuggire a piedi. Nel referto si parlerà di frattura delle ossa craniche.
La violenza non si ferma. La Rosa chiama la polizia e il suo avvocato, Sebastiano Fazio. Quando il legale giunge sul posto, si avvicina Munafò: “Se vuoi stare tranquillo devi dichiarare che ti hanno investito con un’autovettura perché hai fatto fare ingiustamente già otto anni a Mariano Foti… pure l’avvocato Fazio, l’ammazzo”. L’obiettivo diventa Fazio, inseguito fin dentro l’androne di un palazzo, dove viene colpito con una manata alla testa. Munafò urla “pezzo di merda, ti ammazzo”. Fazio riesce a chiudere il portone. Ora l’aggressione è fra i reati contestati a Foti e Munafò.
Dalle parole di Munafò è emerso anche un altro episodio di violenza su cui si deve ancora indagare. Lui stesso raccontava di avere picchiato un imprenditore che aveva osato chiedergli di essere pagato per il suo lavoro. Era pronto a fargli pignorare la la macchina pur di avere riconosciuto il suo credito. Munafò lo incontrò su un campo di calcetto: Gli ho detto: “pezzazzo di merda e ho cominciato a caricare.. gli ho dato qualche dieci mascate, mentre c’era lui e suo fratello. Compare. il giorno dopo hanno preso e sono venuti a cercarmi”. Non avrebbero più avanzato alcuna richiesta di pagamento.