Altri due arresti nell’ambito dell’indagine per le intimidazioni messe a segno ai danni dei vertici della famiglia Zonin che, nel Nisseno, gestiscono la casa vinicola “Feudo Principi di Butera”. Il clan di Riesi voleva imporre agli imprenditori veneti la “messo a posto” tramite l’assunzione di familiari e gente vicina alla cosca.
I carabinieri del reparto operativo di Caltanissetta, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Giovanbattista Tona, hanno arrestato Giovanni Lo Stimolo, 62 anni, e Filippo D’Anna, 41 anni, entrambi di Riesi. Il primo si trova già in carcere per gli stessi fatti. Le accuse sono, a vario titolo, associazione mafiosa, estorsione e tentata estorsione. Sarebbero loro gli autori di telefonate e lettere anonime indirizzate ai vertici aziendali.
Le indagini si sono giovate dell’uso di intercettazioni e delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia. A corroborare le tesi degli investigatori anche i riscontri tecnico-scientifici effettuati dal Ris di Messina. I militari del reparto scientifico hanno, infatti, “analizzato i ‘rapportini di servizio’ in cui erano riportate le minacce nei confronti dei dirigenti dell’azienda e hanno rilevato delle scritture” che riconducono proprio a Filippo D’Anna. Con Giovanni Lo Stimolo sarebbero, dunque, gli autori delle intimidazioni e delle pressioni fatte anche in passato.
Nel corso dell’operazione sono state sequestrate una pistola semiautomatica calibro 45; una rivoltella calibro 357 magnum; un fucile da caccia semiautomatico calibro 12; due chili di polvere da sparo; duecento cartucce di vario calibro, tutte legalmente detenute da Filippo D’Anna. Non sono state rinvenute, invece, altre due pistole denunciate dall’uomo che, per questo, è stato denunciato anche per omessa custodia di armi. Il piccolo arsenale è stato inviato al Ris di Messina per verificare se vi sia traccia di un recentemente utilizzo.
I carabinieri nisseni, lo scorso 8 luglio, nell’ambito della stessa indagine, avevano arrestato Rosolino Li Vecchi, Giuseppe Cammarata, Pietro Terranova e lo stesso Giovanni Lo Stimolo, rimesso in libertà dal tribunale del Riesame per alcuni vizi di forma eccepiti dalla difesa.