Etna, la scomparsa di Andrea Franchetti: l'uomo dietro il personaggio - Live Sicilia

Etna, la scomparsa di Andrea Franchetti: l’uomo dietro il personaggio

"Non ostentava ricchezza e non gli interessava la vita di corte"

Filosofo del vino, barone solitario, produttore visionario. Pioniere delle vigne e delle coltivazioni estreme, precursore di mode e tendenze, Andrea Franchetti ha, decisamente, firmato un grosso capitolo nella storia del vino italiano e non solo. Sappiamo che il suo cuore era diviso tra la Toscana e la Sicilia, tra le sue due tenute: quella di Trinoro, in Val d’Orcia, e quella di Passopisciaro, sull’Etna. Burbero e talentuoso, come lo definivano in molti, schivo e anticonformista, pochi sono quelli che hanno avuto il privilegio di conoscerlo davvero.  

“Andrea era mio cugino e anche mio amico”, ci ha raccontato al telefono Gelasio Gaetani d’Aragona Lovatelli, “e, prima di tutto, era per me un fratello maggiore. Senza dubbio ha prodotto uno dei migliori vini al mondo, ma a lui non interessava fare il fenomeno. Tutt’altro. Andrea ha sempre fatto quello che voleva, spesso da solo, stando fuori da quello che è il mondo standard del vino. Era meticoloso, voleva controllare ogni singola pianta, assaggiare ogni singolo vino. Aveva studiato in maniera empirica, partendo da quella che poi era diventata la sua grande passione: Bordeaux. Ha investito in Val d’Orcia quando nessuno lo avrebbe fatto e la sua intuizione si è rivelata vincente. Ero con lui quando si è innamorato dell’Etna, quando ha deciso di compiere quella che lui chiamava “la mia follia”, piantando Chardonnay in alta quota.”

“Oggi piango per la morte di un grande uomo, di un amico.”, scrive Alberto Aiello Graci di Cantina Graci. “Cultore di una bellezza alta, senza fronzoli. Uomo magnetico, poetico, passionale. Il suo vino è espressione della sua sensibilità, generosità e nobiltà. Sono stato fortunato ad averlo conosciuto. L’Etna del vino, senza di lui, non sarà più la stessa. Ci mancherai!”

“Ho conosciuto Andrea prima che iniziasse a produrre vino in Sicilia”, ci ha raccontato Michele Scammacca del Murgo, titolare di Cantine Murgo. “L’ho sempre ammirato per la sua determinazione, la sua semplicità, per il suo essere vero, mai artefatto dal benessere in cui era nato. Anzi, non amava troppo le comodità. Quando entrava in una enoteca cercava di non farsi riconoscere, non era avvezzo a comportarsi da protagonista. I suoi vini lo rispecchiano: imponenti ed estremi. Era uno che osava, Andrea. Ricordo che lasciava maturare l’uva fino al limite, era disposto a rischiare tutta la produzione pur di raggiungere il massimo potenziale di un vino.

Era generoso, anche. Quando lanciò le Contrade dell’Etna, anche tra critiche e disappunto, i primi anni finanziava tutto lui. Voleva creare coesione tra i produttori, credeva nella sinergia. In un certo senso, credo cercasse di far maturare le persone proprio come faceva con l’uva.”

“Andrea era una dandy di campagna”, racconta ancora Lovatelli. “Quando passava Franchetti si riconosceva per la macchina impolverata”, ci confida sorridendo. “Non ostentava ricchezza e non gli interessava la vita di corte. Di certo aveva caratteristiche psicologiche particolari, fuori dagli schemi. Era affascinato dalla bellezza. Amava le donne, si innamorava di tutte, rimanendo sempre fedele ad una sola. Il suo animo, però, era fondamentalmente solitario. Trascorreva da solo lunghi inverni in campagna. Era un uomo che viveva di cose essenziali, il suo era lo stile franchettiano, unico nel suo genere. Era schietto, diretto, persino brutale, a volte. La diplomazia non era, di certo, il suo forte. Era vero, Andrea. O lo amavi, o lo odiavi. Mi mancherà moltissimo. Mancherà a tutti.”

Il ricordo di Graziano Nicosia

Se n’è andata una delle personalità più importanti e iconiche del vino dell’Etna. Non avevo avuto la fortuna di approfondirne la conoscenza a livello personale, ma basta guardare a ciò che ha fatto in tutti questi anni per il nostro territorio, la visione che ha saputo trasmettere agli altri produttori, per affermare che ci mancherà molto. Se oggi le Contrade rappresentano uno dei nostri maggiori punti di forza, lo si deve molto a lui.


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