Etna, quale sviluppo?

Etna, quale sviluppo?

Alla facoltà di Economia un incontro su tutela ambientale e strategie economiche. Caserta: “Individuare gli snodi istituzionali non funzionanti, opporsi al monopolio”.

CATANIA. Quale futuro per l’Etna? Sabato 2 Aprile, nell’aula magna della facoltà di Economia, un gruppo di specialisti in vari settori si è riunito per discutere diverse problematiche relative alla tutela ambientale, turistica ed economica del Parco. Particolare rilievo ha avuto la questione dell’accesso ai crateri sommitali, la cui gestione è affidata da decenni ad un ente privato, con tutti i rischi delle politiche di monopolio. Il dibattito col pubblico, costituito in parte da operatori del settore, ha ulteriormente arricchito il confronto e suscitato diversi spunti d’azione. Nell’aprire i lavori, la direttrice del dipartimento Economia e Impresa, prof.ssa Cavallaro, ha affermato la necessità di coniugare il ruolo culturale dell’università con quello di guida per lo sviluppo del territorio. Il prof. Caserta ha introdotto il tema delineando un noto aspetto della realtà economica siciliana. “Si osserva notevole arretratezza”, ha esordito Caserta. “ Sebbene spesso si ritenga di possedere ampie risorse, i numeri ci parlano di scarso sviluppo. E’ opportuno individuare gli snodi istituzionali non funzionanti; inoltre è necessario opporsi al monopolio, che aumenta i prezzi riducendo la qualità dei prodotti. E’ un principio basilare”. A Marisa Mazzaglia, presidente dell’ Ente Parco dell’Etna, il moderatore Antonio Condorelli ha domandato quale futuro avranno i crateri sommitali, trasformati in una specie di autostrada per i mezzi da trasporto turistico. “La gestione sarà equilibrata e sostenibile”, ha risposto la presidente, “le modalità di accesso ai crateri muteranno e l’ente parco avrà cura di assicurare la tutela delle quote sommitali”. Quanto alla questione del monopolio, la Mazzaglia ne lamenta alcuni effetti: “Ha portato allo sviluppo di un escursionismo “mordi e fuggi”, ormai cristallizzato. Oggi, anche grazie alla visibilità fornita dall’UNESCO, esiste un escursionismo più maturo e consapevole; ma ancora dobbiamo abbattere una barriera sedimentatasi nei decenni”. Il prof. Aurelio Angelini, direttore Unesco Sicilia, ha ribadito il ruolo cardine di Catania nella fruizione dei sette siti UNESCO siciliani, che potrebbero funzionare decisamente meglio. “C’è grande carenza di servizi. Abbiamo bisogno di una governance che raccolga tutte le istituzioni competenti e capaci di offrire un serio contributo allo sviluppo, per arrivare con tutte le carte in regola all’appuntamento per l’acquisizione dei fondi europei. Solo così potremo dare finalmente una risposta affermativa a quella classica domanda: può la Sicilia vivere di turismo?” Quanto ai fondi europei 2014-2020, si tratta di 32 milioni di euro per beni e servizi e 59 milioni di aiuti alle imprese .

L’avvocato Harald Bonura si è soffermato sulle normative che regolano l’accesso ai crateri: “Risalgono agli anni ’80 e bisogna rivederle, in particolare da quando l’Etna è stato dichiarato patrimonio dell’umanità”, afferma Bonura, indicando alcuni punti da poter sviluppare: tutela ambientale e degli escursionisti, scelta degli operatori autorizzati mediante gara d’appalto. L’assessore Barbagallo ha fatto notare come una modifica delle normative sia difficilmente attuabile, ma è possibile applicarle in modo più adeguato. Ha poi sottolineato l’importanza di abilitare nuove guide di media montagna, invece che chiudere l’accesso ai crateri per mesi. I rappresentanti delle amministrazioni comunali hanno esposto in dettaglio le difficoltà nei loro territori: tra queste, la mancanza di una funivia nel territorio di Linguaglossa e i problemi di approvvigionamento idrico presso i crateri sommitali. A tale proposito, l’architetto Palanga ha proposto un sistema di cisterne a campana per risolvere il problema con un minor impatto ambientale e spese ridotte. Palanga ha anche indicato come modello di gestione applicabile all’Etna quello del consorzio turistico Dolomiti-Prealpi, dove più enti partecipano armonicamente. Dagli interventi del pubblico sono emerse perplessità sull’istituzione della governance, ritenuta da qualcuno troppo lenta nel decidere; altri hanno rimarcato il dovere degli amministratori di aggiornarsi e assumersi le proprie responsabilità. In chiusura, il prof. Caserta ha riconfermato la disponibilità del Dipartimento di Economia e Impresa a contribuire al dibattito, considerando le possibili soluzioni e proponendo un nuovo incontro a distanza di qualche mese.

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