PALERMO – Ventuno milioni di euro, tutti provenienti dalla lotta all’evasione fiscale della Tarsu, che verranno spesi per investimenti e messa in sicurezza dei conti di Palazzo delle Aquile. Questo, in grandi linee, sarà l’assestamento di bilancio che Sala delle Lapidi discuterà all’inizio della prossima settimana e che dovrà essere approvato entro il 30 novembre.
Un documento approvato dalla giunta, che ora dovrà resistere all’assalto alla diligenza del consiglio comunale, ma che permetterà di mettere in sicurezza i conti del Comune: “Abbiamo trovare un bilancio formalmente sano – ha detto Orlando alla conferenza sui primi sei mesi della sua giunta – ma su cui siamo dovuti intervenire per evitare il dissesto, che non è più un tema all’ordine del giorno. Oggi possiamo guardare con distacco a quanto sta accadendo a Messina (comune sull’orlo del dissesto, ndr) o in altre città siciliane, mentre quando sono arrivato il commissario Latella non si è neanche fermata a prendere un caffè: aveva già le valige in mano per scappare. Abbiamo approvato il consuntivo, grazie al senso di responsabilità del consiglio comunale e delle opposizioni, e l’ultima manovra ci ha consentito di sanare uno squilibrio di 30 milioni”.
Squilibrio che Orlando imputa ai tagli del governo nazionale – “Palermo sta virtuosamente uscendo da una situazione di insolvenza, stiamo difendendo la citta’ e il suo bilancio dai buchi del 2009, 2010 e 2011” – e al mancato riconoscimento di alcuni trasferimenti ai comuni da parte della Regione. Un’opera di razionalizzazione passata anche per la disdetta di tutti i contratti di affitto, che costano 16 milioni l’anno e adesso verranno riduscussi se non totalmente revocati spostando gli uffici comunali nei beni di proprietà di Palazzo delle Aquile, che fruttano solo sei milioni di euro l’anno. Basti pensare che già in due casi i proprietari hanno abbassato il prezzo di locazione del 25 per cento, pur di non perdere un inquilino pagante. “Solo da questa operazione – ha aggiunto Orlando – avremo un risparmio di 2,5 milioni all’anno, mentre ne incasseremo 35 dallo spostamento di cento tecnici all’ufficio sanatorie”.
Il riferimento è, per l’appunto, a un centinaio fra architetti e geometri assunti negli anni Novanta, sotto una delle sindacature Orlando, proprio per il condono (grazie alla legge 26) che però, negli anni, sono stati disseminati in altri uffici e che finirono sotto i riflettori già con Cammarata, che li spostò temporaneamente all’edilizia privata. “Recupereremo somme dovute – ha continuato Orlando – mentre sul fronte edilizio abbiamo inviato al consiglio comunale una delibera per far ripartire le cooperative specie nelle aree A, cioè quelle già edificate, e in quelle D, ovvero le aree industriali dismesse. Inoltre, abbiamo costituito un polo manutentivo di pronto intervento”. Attualmente solo otto di questi tecnici sono al Centro storico: l’amministrazione ha calcolato che ci impiegherebbero 44 anni a smaltire da soli tutte le pratiche. Si è calcolato che ogni mille pratiche il Comune incassa quattro milioni e le pratiche da smaltire sono attualmente 44mila.
L’amministrazione si dice comunque ottimista sulla tenuta dei conti, sia per i proventi dalla lotta all’evasione che per i residui attivi, oltre che per un fondo di svalutazione dei crediti da 50 milioni a copertura di eventuali imprevisti. Ma i 21 milioni, precisa l’assessore Luciano Abbonato, saranno utilizzati per gli investimenti: “Circa 7,5 compenseranno minori entrate – spiega Abbonato – mentre gli altri servirannoper le spese in conto capitale come la ristrutturazione del canile, i gazebo per i turisti, i bagni tecnologici o il nuovo Piano regolatore. Altri cinque milioni saranno accantonati per i debiti fuori bilancio e sette per ripagare un mutuo contratto con la Cassa depositi e prestiti”.
Inoltre, saranno inseriti nella manovra pluriennale i 150 milioni di fondi Fas e alcune opere pubbliche come il tram e l’annello ferroviario. Entro il 30 giungo, invece, piazza Pretoria dovrà decidere a chi affidare la riscossione della Tarsu: l’intenzione dovrebbe essere quella di internalizzare la contribuzione volontaria affidando invece alla Serit, o ad altri privati, quella coatta.