Da Caruso a Pogliese senior, occhi sull'ex Italcementi - Live Sicilia

Da Caruso a Pogliese senior, occhi sull’ex Italcementi

Un'area di 6 ettari che, nelle idee di chi l'ha acquistata, dovrebbe diventare un albergo e un polo logistico

CATANIA – Un grande hotel pronto a svettare sulla città. Dritto di fronte al mare, con una vista privilegiata sul Porto di Catania. L’ex cementificio Italcementi di via Domenico Tempio si candida a essere il più importante affare che il capoluogo etneo abbia visto da tempo. Non solo per le dimensioni, la superficie complessiva è di circa sei ettari, ma anche per via dei nomi coinvolti nella realizzazione di una “rigenerazione urbana” che promette di cambiare drasticamente l’impatto con l’arrivo in città. Per un’operazione del genere i nomi devono essere di primo piano: innanzitutto la famiglia Caruso, quella di Emanuele Caruso, vicino alla ditta che si occupa di igiene urbana Rem srl. E poi il commercialista Antonio Pogliese, papà dell’ex sindaco e oggi senatore di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese.

Per capire i contorni di questa storia bisogna tornare indietro almeno a un anno fa. Quando, tra le voci di una città-cortile, comincia a circolarne una a proposito del fatto che l’ex Italcementi, di fronte al porto, fosse destinato a grandi cose. Uno spazio congressuale, con alberghi e zone verdi, rivolto a un turismo di alto livello. Al posto dello scheletro della cementeria, vetrate ariose. Un vuoto urbano finalmente riempito e ripulito dalle macerie e dai clochard.

La Ex Cem srl e la Caruso spa

Ma l’operazione è ben lungi dall’essere solo una voce. Al centro di tutto, c’è la Ex Cem: si tratta di una società a responsabilità limitata costituita a ottobre 2021 e amministrata da Giuseppe Maria Santangelo. Ma è quando si va a guardare la proprietà della Ex Cem che il quadro comincia a chiarirsi: l’azienda è, metà e metà, della Hub Services e della Caruso spa. Controllata e controllanti hanno sede nello stesso posto: via Cosmo Mollica Alagona, alla zona industriale di Catania.

È da qui che si arriva al primo dei volti noti di questa faccenda: Emanuele Gaetano Caruso, classe 1967, originario di Paternò, imprenditore del settore dei rifiuti. Della Caruso spa è stato amministratore unico fino all’agosto 2020, quando la qualifica passa a Salvatore Caruso, classe 1987. È proprio di quei giorni, infatti, l’arresto di Caruso senior con l’accusa di corruzione aggravata: la Direzione investigativa antimafia di Palermo aveva seguito lui e la sua compagna, la siracusana Daniela Pisasale, fino a coglierli nella flagranza della consegna di una tangente all’allora coordinatore della discarica di Bellolampo, nel capoluogo di regione.

A quei tempi, la Dia palermitana stava lavorando sugli interessi criminali nel ciclo dei rifiuti in Sicilia. Così, nell’ambito di un’indagine articolata, gli investigatori si erano imbattuti nei presunti favoritismi che la Realizzazioni e montaggi (Rem) srl e la Ecoambiente Italia, entrambe amministrate da Pisasale, avrebbero ottenuto pagando sostanziose mazzette al dipendente della Rap, la municipalizzata che a Palermo si occupa della spazzatura.

Il giorno dell’arresto, Emanuele Gaetano Caruso avrebbe avuto con sé una busta con cinquemila euro in contanti. Poco più di 13mila vengono invece trovati nella sua auto. È il 7 agosto 2020: l’8 agosto non è più amministratore della Caruso spa. A maggio 2021, lui e Pisasale vengono condannati – in primo grado, col rito abbreviato – a quattro anni per corruzione semplice. Il processo di Appello è ancora in corso.

Il proscioglimento dall’accusa di mafia

Non è la prima volta che Caruso deve fare i conti con la giustizia. La stessa Caruso spa viene sequestrata nel lontano 2004, nell’ambito di un’inchiesta in cui l’imprenditore paternese viene accusato dalla procura di Catania di associazione mafiosa. Per i magistrati, è intraneo al clan Santapaola. Il tribunale del Riesame poi ricalibra il reato, che diventa concorso esterno alla mafia. L’Appello prima e la Cassazione poi confermano il proscioglimento: nella sentenza del 2013, con la quale si stabilisce la restituzione dei beni a Caruso, vengono raccontate estorsioni, presunti incontri serali con latitanti e “messe a posto”. Per i giudici, l’imprenditore è vittima di estorsione da parte di Cosa nostra. Tutt’altro che partecipe.

Viene assolto con formula piena anche suo fratello, Gaetano Caruso, socio in affari di Emanuele e suo braccio destro. Classe 1969, Gaetano Caruso è titolare del cento per cento delle quote della Hub Services, la società che insieme alla Caruso spa è proprietaria della Ex Cem srl e, quindi, del gigantesco ex cementificio di via Domenico Tempio.

È da qui, quindi, che arrivano i propositi multimilionari sul vecchio stabilimento Italcementi. Che, secondo il progetto elaborato dall’architetto Giuseppe Scannella (ex presidente dell’Ordine degli Architetti di Catania), non dovrebbe essere solo un affare privato. Ma potrebbe anche coinvolgere le istituzioni pubbliche. In particolare, il Comune di Catania e l’Autorità di Sistema portuale della Sicilia orientale.

Antonio Pogliese e la collaborazione “privato-pubblico”

Palazzo degli elefanti potrebbe guadagnarci un parco pubblico, con eventuali servizi tipo edicole e chioschi, all’interno del quale sarebbero incastonate le strutture della cementeria: la vecchia fornace con la sua ciminiera, i silos, l’edificio delle linee produttive. Tutti riqualificati e, in qualche caso, collegati con passerelle aeree.

Una collaborazione tra privati e pubblico (su cui “non esistono specifiche regolamentazioni”, si legge in un documento che LiveSicilia ha potuto visionare) sarebbe un’opportunità per la città, scrive uno dei consulenti scelti dalla Ex Cem: il dottor Antonio Pogliese. Di professione commercialista, padre dell’ex sindaco di Catania e oggi senatore di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese.

Antonio Pogliese, potente titolare di uno dei più importanti studi di economia e finanza del capoluogo etneo, è attualmente sotto processo con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Accusa che ha sempre respinto. Nel 2019, quando ancora la luna di miele del figlio con Palazzo degli elefanti non si era conclusa, era stato arrestato perché avrebbe pilotato fallimenti societari per più di duecento milioni di euro.

“Notevole interesse pubblico”

Il processo è cominciato: il 12 aprile 2023 si è tenuta la seconda udienza, che si è risolta in un rinvio. Nell’attesa che si arrivi a sentenza, Pogliese padre non ha sulle spalle alcun provvedimento di interdizione e, di conseguenza, ha il diritto di continuare a esercitare la sua attività professionale. Così il suo nome si ritrova anche tra gli atti legati alla futuribile commistione degli interessi pubblici con quelli dei Caruso nel grande progetto dell’Ex Cem. Antonio Pogliese, in uno dei materiali del progetto, ritiene “assiomatico” che l’iniziativa di Ex Cem sia di “notevole interesse pubblico”.

Ne gioverebbe tutto il “sistema Catania”, una città che grazie all’apertura dell’Italcementi potrebbe passare dall’essere una città col mare all’essere una città di mare. Come parecchi mirabili esempi in Europa.

Il Comune, quindi, ci guadagnerebbe un maggiore traffico di turisti, provenienti anche dagli yacht che attraccherebbero attirati dalla nuova struttura deluxe; una nuova zona aperta alla movida notturna; circa quattro milioni di euro l’anno di maggiori entrate Imu, Tari, e tasse minori come quelle sui passi carrabili e le pubblicità; e una ricaduta sociale rilevante dovuta alla creazione di un numero di posti di lavoro non inferiore alle 600 unità, almeno nelle previsioni.

L’Autorità portuale e il polo logistico

È però l’Autorità di sistema portuale l’ente pubblico che, dal progetto dell’ex cementeria, dovrebbe guadagnare, in termini di opportunità, di più. Perché, analizza sempre Pogliese senior, le possibilità di sviluppo del porto di Catania sono limitate dall’idrografia della città: con la foce di un torrente a fare da limite ultimo naturale dell’infrastruttura portuale, per scaricare il porto da container e padroncini, non ci sarebbe altra soluzione che usare l’area dell’ex cementeria di via Domenico Tempio.

E l’Autorità di Sistema portuale sembra non essere indifferente alla proposta. Nel Documento di Pianificazione strategica di sistema (Dpps) si legge dell’intenzione di allargare l’ambito portuale di Catania anche con un’area retroportuale da identificarsi nelle aree industriali oltre via Domenico Tempio. Il posto adatto dove realizzare un “distripark”, cioè un grande polo logistico. Di cui anche la Ex Cem, chiamandolo “district park”, parla nella sua proposta. L’elaborazione del Dpps è stata conclusa a dicembre 2020, stando alle date pubblicate sul portale dell’Autorità, ma firmato a marzo 2022 dall’ex presidente dell’Autorità portuale Andrea Annunziata. Proprio pochi giorni prima di lasciare il posto al presidente attuale, Francesco Di Sarcina.

È quest’ultimo a riprendere le file della programmazione strategica portuale e a spiegare, più di preciso, cos’è che il suo predecessore intendesse fare: “Nelle immediate adiacenze al perimetro portuale – si legge nel Piano operativo triennale 2023-2025 siglato da Di Sarcina – una importante area dismessa retroportuale attualmente privata, quella della ex cementeria, per la quale la strategia di sviluppo proposta nell’ambito della pianificazione strategica è di avviare un processo di riqualificazione e rifunzionalizzazione”. Il POT 23-25 prende tempo e dice che “nel prossimo periodo saranno operate le valutazioni in merito a questa ipotesi”.

Conferenza dei servizi in corso

Cosa si intende per “prossimo periodo” non è chiaro. Quello che è certo è che, dopo decenni di silenzio, l’ex cementeria sembra essere adesso al centro di interessi pubblici e privati. Negli ultimi mesi si sono svolte alla direzione Urbanistica del Comune di Catania alcune sedute di una conferenza dei servizi presieduta dal direttore Biagio Bisignani. A cercare tracce di questa storia tra i documenti pubblicati nella sezione dedicata all’Amministrazione trasparente del Comune di Catania, però, si rischia di fare un buco dell’acqua. L’unica notizia sull’ex cementificio è dell’inizio di marzo 2023 e riguarda la voltura del passo carrabile di fronte a uno dei cancelli di via Tempio: affinché passi dalla Rem (Realizzazioni e Montaggi) srl alla Ex Cem srl.

Perché prima di andare alla Ex Cem, l’ex cementificio è passato attraverso la Rem srl. L’impresa, con sede in viale Teracati a Siracusa, ha già un impianto di compostaggio in contrada Milisinni, nei pressi dell’Oasi del Simeto. Ed è lì che ha chiesto l’autorizzazione per ampliare le sue attività con un piccolo impianto di gassificazione. A firmare i documenti di quella richiesta di autorizzazione ambientale era uno dei due amministratori della società: Andrea Domenico Rendo, nipote del Cavaliere del Lavoro Mario Rendo.

Il legame tra Ex Cem srl e Rem srl

Rendo, però, non è da solo nell’amministrazione della ditta di proprietà di Daniela Pisasale. Assieme a lui, c’è Giuseppe Maria Santangelo. Senza volere scomodare i dati societari accessibili tramite visure, per scoprirlo bastava leggere i comunicati stampa. Poiché la Rem srl risulta essere una delle società che si sono aggiudicate la bonifica della Cava di Monte Calvario, nel territorio del Comune di Biancavilla. Una montagna di fluoro-edenite, sostanza ritenuta cancerogena. A febbraio 2023, all’apertura del cantiere dei lavori di bonifica, secondo i comunicati stampa ufficiali, c’era anche l’ex presidente della Regione e attuale ministro del Sud Nello Musumeci. A tagliare il nastro la proprietaria di Rem, Pisasale, e l’amministratore Santangelo. Che è lo stesso della Ex Cem. E il cerchio si chiude.


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