PALERMO – “Ma che colpa abbiamo noi?”. Sono rimasti nel mezzo delle polemiche che hanno investito la presenza della Sicilia a Expo. Al centro del braccio di ferro tra pezzi di governo e burocrazia regionale e l’ex commissario del Cluster biomediterraneo Dario Cartabellotta. Un “caso” che è già finito sulle scrivanie dei pm. Ma al momento, gli unici ad avere qualcosa da recriminare sono proprio loro: i fornitori di Expo. L’unica vera conseguenza del caos, infatti, è il mancato pagamento a privati e ditte delle forniture per l’evento di Milano.
“Ma che colpa abbiamo noi?” si chiedono adesso i privati (ecco l’elenco) che si sono persino riuniti in un coordinamento che ha già superato quota cento componenti: un terzo del totale dei fornitori. Un numero che cresce. E nel lungo elenco trovi di tutto. Ci sono produttori storici di caffè, olio, formaggi e birre artigianali, aziende agricole produttrici di agrumi e note case vitinicole. Ma a Expo i fornitori – quasi tutti siciliani – hanno anche portato la porchetta di suino dei Nebrodi e i fichi d’india. Non hanno visto un euro, nemmeno loro, così come l’agenzia che ha portato a Milano il gruppo musicale dei Tinturia, gli chef che hanno lavorato tra i padiglioni, persino gli stagisti inviati lì dall’Università Iulm.
In 123, per l’esattezza, riuniti nel coordinamento affidano il proprio dissenso a una lettera accorata. “Sono passati sette mesi dalla chiusura dell’Expo – scrivono – e ancora ad oggi oltre trecento, tra fornitori di merci, servizi e prestazioni, non hanno ricevuto quanto a loro spettante. E’ vergognoso che beghe interne mettano a rischio decine di aziende solo perché qualcuno, e non si capisce chi e perché, abbia deciso di sfoderare tutte le migliori intelligenze della burocrazia regionale per mettere in discussione diritti che nessuno ha contestato e messo in dubbio”. Al centro della polemica, i contratti firmati dall’ex commissario di Expo Dario Cartabellotta. Accordi presi, secondo gli ispettori scelti dal governo regionale, senza la certezza della copertura finanziaria: e quindi da annullare. “Ma i soldi ci sono”, aveva protestato Cartabellotta, che ha portato le carte anche in commissione bilancio all’Ars.
Ma al momento, per la Regione i contratti sono praticamente carta straccia. I privati, però, le merci le hanno fornite: “Perché tutto questo accanimento? – si chiedono adesso – Qualcuno sostiene che chi ha conferito gli incarichi e firmato i contratti non ne aveva titolo quindi ha gabbato tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione delle attività del Cluster Biomediterrano?”. Spaesati, insomma, chiedono solo di capire dove la macchina si sia inceppata: “Non vengono pagati i creditori perché all’atto del conferimento degli incarichi non esistevano i fondi necessari, ma chi doveva mettere i fondi necessari? La delibera che nominava Cartabellotta Commissario Unico del Cluster Biomediterraneo emessa a firma dell’Assessore Reale ne limitava l’operatività?”. Di chi è la responsabilità insomma? Il coordinamento, tra l’altro, fa notare i differenti trattamenti riservati ad altri rami dell’amministrazioen coinvolti in Expo, cioè ad esempio l’assessorato alle Attività produttive. “Come mai – chiedono ancora – per Piazzetta Sicilia, gestita dall’Assessorato alle Attività Produttive e Unioncamere Sicilia erano stati messi a disposizione milioni di euro e per la gestione del Cluster dove la Regione Siciliana, unica regione d’Italia partner ufficiale dell’Expo avrebbe dovuto curare sei mesi di attività con una valanga di eventi non era stata dotata di nessuna risorsa finanziaria?”. Di sicuro c’è che al momento i privati non hanno visto un euro. E sono già, in alcuni casi, partiti i decreti ingiuntivi nei confronti della Regione. Quello di Expo, in Sicilia, non è ancora un capitolo chiuso.