Facciamo un gioco, soltanto un gioco, a margine di un fatto serio su cui abbiamo già detto la nostra. Ecco, un divertente paradosso di fanta-politica per lasciare correre a briglia sciolta l’immaginazione. E se Ruggero Razza, tornato alla Sanità dopo un periodo di purgatorio, sotto inchiesta per la vicenda dei dati Covid, il cui rientro ha suscitato una marea di polemiche, fosse di sinistra? Cosa sarebbe successo? Appunto, è solo un gioco, una fantasia per sorridere. Sciascia, saggiamente, avverte ne ‘Il contesto’ che dove c’è da piangere c’è anche da ridere. Prendiamolo così, un gioco dell’oca surreale che nulla scalfisce, ci mancherebbe, della monolitica serietà, dei soggetti coinvolti.
Ma andiamo avanti, con il gusto di giocare. Se Ruggero Razza fosse stato, putacaso, un assessore del governo Crocetta, cosa avrebbe detto il presidente Musumeci? Si sarebbe comportato da incorruttibile cavaliere del garantismo: “Mi assumo la responsabilità di aver chiesto a una persona perbene di tornare al proprio posto. Una richiesta di rinvio a giudizio non è una condanna”? Noi non ne dubitiamo e lasciamo ai lettori l’intarsio di finali alternativi.
Tuttavia, per mero scrupolo di cronaca, citiamo un frammento dell’agenzia Ansa del 29 aprile 2020: “Musumeci, visibilmente alterato, ha preso la parola dai banchi del governo dopo che il deputato di Iv, Luca Sammartino, aveva chiesto il voto segreto su un emendamento del M5s a una norma della legge di stabilità che stanzia fondi per lo sport. ‘Mi auguro che di lei e di quelli come lei si possa occupare ben altro Palazzo’. Sammartino è indagato dalla Procura di Catania per corruzione elettorale nell’ambito di un’inchiesta sulle passate elezioni”. Sembra ravvisabile il palazzo in questione a cui il governatore alludeva, in uno sfogo che risulterebbe in contraddizione con il moderato presupposto del ‘caso Razza’. Ma questo è soltanto un gioco.
Se Razza fosse di sinistra, assessore in un governo di centrosinistra, che cosa avrebbe dichiarato il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo? Intanto, riascoltiamo le sue ultime esternazioni: “La staffetta Musumeci-Razza alla salute si chiude nel peggiore dei modi nel giorno in cui si festeggia la Repubblica: il delfino è infatti tornato sulla tolda di comando dell’assessorato alla Salute, come ci fa sapere Musumeci con un comunicato, dopo settimane di sussurri e campagne social abilmente orchestrate. Il Partito Democratico è sempre stato critico sulla gestione della sanità in Sicilia da parte di Ruggero Razza a prescindere dall’indagine giudiziaria in cui è coinvolto e da cui gli auguriamo di uscire indenne. E’ solo una questione di potere e poltrone: la Sicilia affonda ma con ritorno di Razza Musumeci è contento, tutto il resto non conta”.
Noi non dubitiamo nemmeno di una simile e contrapposta (a Musumeci) coerenza, sarebbe ingiusto. Però, ancora una volta, lasciamo al lettore il bandolo degli esiti pensabili. Se Ruggero Razza fosse l’assessore di un governo Barbagallo, alle prese con una pandemia, cosa avrebbe detto l’interessato, a proposito del binomio ‘potere e poltrone’? Avrebbe sciabolato sulla “Sicilia che affonda”, oppure si sarebbe contenuto nel recinto di una difesa a spada tratta della sua fazione? E che parole avrebbero pronunciato i grillini che irrompono sempre sulla scena con la ali, ormai un po’ bruciacchiate dall’esperienza, di arcangeli vendicatori, se Razza fosse stato un ministro del governo Conte? Chi avrebbe detto cosa: questo è il problema. Ma era e resta un assai malinconico gioco.