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Facebook e i social media, come cambia la comunicazione digitale

I social media sono ormai i mezzi di interazione più diffusi, con un raggio di influenza che si estende...

Il loro linguaggio è accessibile e scandisce il nostro tempo frenetico: i social media sono ormai i mezzi di interazione più diffusi, con un raggio di influenza che si estende dalle grandi città alle aree più remote. Parte attiva nella rivoluzione digitale, hanno dato vita a un diverso genere di comunicazione, mutandone le dinamiche.

Il 10 giugno si è tenuta a Copenhagen la International Conference on Social Network Analysis; un numero significativo di scienziati ha condiviso esperienze e dati su tutti gli aspetti di quello che ormai è un fenomeno globale, così rilevante da richiedere uno sforzo congiunto per creare una prima piattaforma interdisciplinare per ricercatori, professionisti ed educatori. Sono state discusse, altresì, le più recenti novità e tendenze, così come le preoccupazioni, le sfide, e le possibili risposte. Fra i temi più rilevanti si colloca la straordinaria e velocissima emersione dei social media nel mondo del lavoro, con la conseguente conquista della sfera del business. Eventi, pubblicità e prodotti vengono veicolati sulle piattaforme online; le imprese li utilizzano per diffondere la conoscenza del marchio, per promuovere e vendere prodotti. Risorsa che ha una portata e benefici insondabili: la rete, con le sue derivazioni, permette di raggiungere potenziali clienti indipendentemente dai confini geografici. Poiché tutto è a portata di click, dalle notizie del giorno all’acquisto della spesa, le strategie essenziali del business non possono non tener conto della facilità di accesso a ogni sito che i social media offrono, costituendo una sezione cruciale del marketing digitale, che ha preso il sopravvento sui metodi tradizionali di fare acquisti.

Se è evidente che le aziende possono fare un uso redditizio di applicazioni come YouTube, Facebook, o Twitter, non sempre è chiaro cosa la locuzione “social media” significhi. Secondo l’insuperata classificazione di Kaplan e Heinlein (Users of the World, Unite! The Challenges and Opportunities of Social Media, “Business Horizons”, 2010), sostanzialmente esistono sei tipi di social media: blog e microblog (come Twitter), siti di social networking (come Facebook), mondi virtuali di gioco (come Age of Empire), mondi virtuali sociali (come SecondLife), progetti collaborativi (come Wikipedia), content communities che condividono materiale multimediale (come YouTube). In buona sostanza, il social media è lo strumento, mentre il social network è l’insieme persone che lo utilizza per creare la propria rete di comunità online.

Secondo i dati diffusi da Oberlo, nel 2019 gli utenti dei social media erano 3,2 miliardi, circa il 42% della popolazione della Terra, a fronte di 4,5 miliardi di utilizzatori di Internet. In realtà, l’uso delle applicazioni basate sul web è in continua crescita ed è, senza dubbio, una delle attività online più popolari.

Inevitabili, pervasivi, fermamente radicati nelle nostre vite nonostante la loro breve storia, dal 2004 i social media sono cresciuti esponenzialmente e non hanno ancora raggiunto l’apice cui sono destinati, se si consideri come sia inevitabile che veicolino la maggior parte delle nostre attività. Unici nel modo in cui interagiscono con gli utenti, non solo forniscono una piattaforma per comunicare oltre i confini locali e le barriere sociali, ma offrono anche innumerevoli possibilità di creare e condividere contenuti, in quanto “mezzi bidirezionali”, a differenza di strumenti come, ad esempio, la radio o la televisione, unidirezionali poiché trasmettono le informazioni senza interazione con lo spettatore. I social media, al contrario, proliferano in virtù del rapporto tra i produttori e i fruitori di video, foto, testi o altri materiali, e quindi aggiungono una componente sociale alla trasmissione di informazioni.

Le ultime statistiche sui social media mostrano che nel 2021 ci sono 3,78 miliardi di utenti di social media in tutto il mondo – e questo numero continuerà a crescere nei prossimi anni – il che equivale a circa il 48% dell’attuale popolazione mondiale.

Uno studio sull’uso dei social media negli Stati Uniti, di Auxier e Anderson, Social Media Use in 2021, rivela che nonostante le preoccupazioni riguardo alla dipendenza che creano, sette americani su dieci dicono di usare qualsiasi tipo di sito di social media; il sondaggio, promosso del “Pew Research Center”, i cui dati sono stati resi noti il 7 aprile 2021, rivela che l’84% degli adulti statunitensi è utente attivo dei social media. Questo numero scende leggermente, all’81%, per la fascia di età dai 30 ai 49 anni e ulteriormente al 73% per quella dai 50 ai 64 anni. I giovani tra i 18 e i 29 anni continuano ad essere la generazione con il più alto uso di social media e anche il più ampio accesso agli smartphone. La generazione più anziana, d’altra parte, è più propensa a usare i tablet. Anche i Baby Boomers stanno colmando il gap tecnologico sempre più familiarizzando con le piattaforme dei social media. Oltre all’inchiesta generale sull’uso complessivo dei social media, l’inchiesta riguarda anche i singoli siti e applicazioni. YouTube e Facebook continuano a dominare il panorama online, mentre per quanto riguarda le altre piattaforme, anche se non raggiungono la portata complessiva dei “giganti” YouTube e Facebook, alcuni siti o applicazioni, in particolare Instagram, Snapchat e TikTok, hanno un seguito particolarmente forte tra i giovani. Infatti, la maggioranza dei giovani dai 18 ai 29 anni dice di usare Instagram (71%) o Snapchat (65%), mentre circa la metà dice lo stesso per TikTok. Se YouTube si conferma la piattaforma online più comunemente usata, e i risultati del report confermano che è passata dal 79% nel 2019 all’81 % nel 2021, e che continua a crescere, la crescita di Facebook si è livellata negli ultimi cinque anni, pur se rimane uno dei siti di social media più utilizzati dagli adulti negli Stati Uniti e resta il leader del mercato.

Secondo recentissimi dati diffusi da Axios, Snapchat e Twitter hanno appena segnalato un record di crescita dei ricavi per il secondo trimestre del 2021, un indicatore importante del quale, come per il boom del mercato pubblicitario, le società di social media sono pronte a cogliere i benefici. Nel dettaglio, Snapchat ha riportato i suoi più alti ricavi e numeri di crescita di utenti dal 2018. Il fatturato di Twitter è cresciuto del 74% anno dopo anno, e ha raggiunto nel trimestre appena chiuso il suo più alto periodo di crescita in sette anni. Entrambe le aziende hanno attribuito la forte crescita degli utenti all’inserimento di nuovi prodotti e alle caratteristiche che hanno aggiunto durante la pandemia. Il CEO di Snapchat, Evan Spiegel, ha affermato che il sito conta duecento milioni di utenti al giorno in media, mentre dai vertici di Twitter fanno sapere che l’aumento degli utenti attivi ogni giorno è stato influenzata da una maggiore consapevolezza e dal dibattito sugli eventi globali.

A guardare più acutamente, appare chiaro che le aziende hanno ben chiaro che l’elevata crescita degli utenti suggerisce che le persone continueranno ad usare i social anche in futuro in quanto la pandemia ha, in ogni caso, mutato le abitudini quotidiane.

Lo sviluppo dei social network agli albori del nuovo millennio ha comportato l’inedita creazione di comunità transnazionali e trasversali riunite attorno sia a tematiche generali che a contenuti specifici, coinvolte sulla base della condivisione delle scelte. L’individuo che utilizza i network ha interiorizzato e elaborato i linguaggi della comunicazione sociale, e ha imparato a gestire la propria rappresentazione in rete, e, nel contempo l’immaterialità e la rapida obsolescenza tipici del media elettronico. L’avvento dei social network ha effettivamente prodotto uno spazio alternativo per l’incontro, il confronto, lo scambio di opinioni e informazioni. Lo spazio virtuale comporta d’altronde il rischio di presenze immateriali e identità fittizie, l’accumulo ridondante di dati disorganizzati, il traffico potenzialmente illimitato di informazioni, per cui si pone il problema di interfacciare la libertà espressiva con un “formalismo” tecnologico e di equilibrare l’accesso alle banche dati con il diritto alla privacy. La grande affluenza popolare che valorizza la rete spinge verso la possibilità dell’avverarsi della e-democracy transnazionale e indipendente, che però potrebbe precipitare nella tecnocrazia ed essere soggetta alla ingerenza delle multinazionali e a ogni genere di strumentalizzazione; e il sistema di intermediazione statale tra i mezzi di comunicazione e i cittadini che ne fruiscono, a fronte della auto-organizzazione della popolazione, è diventato obsoleto.

Il rinnovamento della sfera pubblica – che tanto auspichiamo – non può non tener conto, per essere concreto ed efficace, del nuovo e immenso potenziale delle modalità di comunicazione attuali. Il flusso irrefrenabile dei dati multimediali, la loro energia creativa e i loro effetti stanno rifondando l’intera società mondiale. In un panorama in continua evoluzione, è rischioso fermarsi all’analisi del presente: la riflessione deve estendersi alle possibile previsioni di cambiamenti che hanno ritmi persino quotidiani, e deve produrre conoscenza e proposte per orientare governanti e utenti in un labirinto sfaccettato sempre più utile, fino a divenire necessario, sempre più denso di pericoli.

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