"Seppelliti dentro una macchina"| I corpi non ci sono, il giallo resta - Live Sicilia

“Seppelliti dentro una macchina”| I corpi non ci sono, il giallo resta

La macchina ritrovata bruciata dopo la scomparsa di Failla e Mazzamuto

Scavi senza esito in un terreno di Carini. I due cadaveri sepolti chissà dove.

PALERMO – Gli scavi sono finiti. I corpi non sono stati trovati. Il mistero resta irrisolto. Le ruspe non hanno riportato alla luce la Fiat Uno dentro cui sarebbero stati seppelliti i cadaveri di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto.

I carabinieri hanno scandagliato, senza successo, servendosi del georadar un terreno nella zona industriale di Carini. Rifiuti di ogni genere, ma niente corpi. Le ricerche adesso dovranno ripartire da zero. Le indicazioni per gli scavi sono arrivate da una fonte confidenziale e non dal pentito Antonino Pipitone. Che, d’altra parte, ha riferito di avere partecipato al duplice omicidio, ma non alla successiva fase in cui i corpi furono sistemati dentro la macchina, schiacciata e ridotta a un cumulo di lamiere, prima di essere sotterrata.

Nelle scorse settimane su richiesta dei pubblici ministeri Francesco Del Bene, Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Roberto Tartaglia sono stati arrestato per il duplice omicidio Giovan Battista Pipitone, Salvatore Cataldo e Antonino Di Maggio. Ferdinando Freddy Gallina è stato bloccato a New York, dove viveva clandestinamente.

Pipitone partecipò al delitto di cui aveva già parlato un altro collaboratore, Gaspare Pulizzi. Ma era un delitto finora rimasto senza colpevoli perché c’erano le sole parole di Pulizzi a ricostruirlo. Il terreno era stato individuato anche grazie al fatto che nel 1999, anno della lupara bianca, vi stava lavorando un’azienda vicina al clan di Carini.

Il Tribunale di Cosa nostra convocò le vittime in un appartamento. Poche ore dopo la loro macchina fu rivenuta distrutta dalle fiamme. Li accusavano di avere partecipato alla sparizione di Luigi Mannino, un parente di Salvatore Lo Piccolo, il boss di San Lorenzo e di avere rubato in un supermercato “protetto” da Cosa nostra. Failla fu strangolato e Mazzamuto ucciso con un colpo di pistola alla testa. Poi, i corpi caricati sulla Fiat Uno. Fu necessario l’intervento di un escavatore per realizzare l’enorme buca che ospitò la macchina.

“In compagnia di mio zio Vincenzo e di mio zio Giovanni ci recammo da Totò Cataldo, che aveva fissato un appuntamento a casa sua, che si trova a Villagrazia in via dei Limoni – ha messo a verbale Nino Pipitone – Trovai Cataldo, Antonino Di Maggio, Angelo Conigliaro nonché le due vittime. Vi era anche Gaspare Pulizzi, in mia presenza Conigliaro prese Failla, colpendolo con un’ascia e stordendolo, per poi strozzarlo. Di Maggio che era armato prese Mazzamuto che fu colpito… la corda al collo di Failla fu messa da Angelo Conigliaro e dai miei zii Giovan Battista e Vincenzo, la fase dello strangolamento è durata alcuni secondi”. Conigliaro è ormai deceduto.

Per Pipitone fu il battesimo dl sangue: “È stato il primo omicidio al quale ho assistito, fui coinvolto nelle attività di occultamento dei cadaveri che furono messi in alcuni sacchi e lasciati nel bagagliaio della macchina di Mazzamuto che fu schiacciata con mezzi meccanici da Pecoraro e Cataldo e occultata in un terreno che però non so indicare. Durante lo strangolamento, mio zio Vincenzo urlava a Failla ‘sei uno sbirro’… Failla e Mazzamuto erano responsabili dell’incendio di un supermercato di titolarità di Amato, ma non dissero espressamente che questa era la causa dell’omicidio”.

Le dichiarazioni di Galatolo hanno riscontrato quelle di Pulizzi, facendo scattare le manette per i presunti responsabile dell’omicidio di due uomini di cui, però, non si trovano i corpi.


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