Fango a palate sulla Monterosso | Ma chi la difende da quel pentito? - Live Sicilia

Fango a palate sulla Monterosso | Ma chi la difende da quel pentito?

Le accuse di Tuzzolino al Segretario generale che replica: "Mi ha calunniato, lo querelo".

PALERMO – Dal verbale degli inquirenti direttamente alle pagine del giornale. Il pentito attacca, a testa bassa, puntando il segretario generale Patrizia Monterosso. Che si difende nell’unico modo possibile: “Non capisco il perché di quelle parole. Lo denuncerò per calunnia”. Già, perché altro modo non sembra esserci. Per difendersi, cioè, dalle pesantissime dichiarazioni del pentito Giuseppe Tuzzolino, arrestato nel 2013 per corruzione al comune di Palma di Montechiaro e considerato vicino al boss Matteo Messina Denaro. Dichiarazioni messe a verbale, tra gli atti del processo d’appello all’ex presidente Lombardo, ma finora rimaste lì. Senza un riscontro, senza una pista realmente percorribile e che possa essere indicata da quelle parole.

Parole durissime, dicevamo. Riportate oggi dal Fatto quotidiano. E nel racconto colorito di Tuzzolino, del quale gli inquirenti hanno in passato messo in dubbio l’attendibilità, c’è di tutto: la mafia, la massoneria, le tangenti, i servizi segreti, la burocrazia e la politica siciliana. “Patrizia Monterosso – scrive il Fatto quotidiano riportando il contenuto dei verbali del pentito – era una nostra sorella in massoneria e si occupava degli interessi di tutti i componenti della Loggia La Sicilia. Si è occupata di far comunicare la massoneria di Trapani con Raffaele Lombardo, ad esempio nell’interesse della società Vento Divino, di Nicastri, poi sequestrata”. L’architetto-pentito fa riferimento poi a una loggia massonica a Castelvetrano, che incasserebbe il 5 per cento per ogni appalto del fotovoltaico in Sicilia. Soldi che sarebbero finiti nelle tasche direttamente dalla Monterosso. E nel racconto del pentito, ecco anche i dettagli sulla partecipazione della burocrate all’associazione segreta: “La Monterosso – riporta il Fatto – faceva parte della Loggia di Castelvetrano, perché era la più vicina al presidente. Però era capace, era una donna in gamba, considerate che lei per l’autorizzazione di un parco fotovoltaico a Parma ci indirizzò personalmente da un nuovo dei servizi segreti, Leonardo Rinaldi”. Insomma, ce n’è di tutti i colori.

Anzi, quelle parole – finora ripetiamo non risulta che da esse sia scaturito un filone di indagine – oggi sembrano assumere solo il colore del fango, del mascariamento nei confronti della burocrate condannata recentemente a un mega-risarcimento dalla Corte dei conti per la vicenda degli extrabudget della Formazione. Altra storia quella, comunque legata all’attività di altissimo burocrate della Regione. Niente a che vedere col quadro dipinto dal pentito.

Che ha lasciato quasi senza parole la stessa Monterosso. Che smentisce persino le virgole di quel verbale: “Non conosco la persona che ha dichiarato quelle cose – dice Patrizia Monterosso – e non conosco nessuna delle persone citate in quell’articolo”. Ma c’è di più: “Non ho e non ho mai avuto interessi a Castelvetrano – aggiunge – né mi sono mai occupata di Fotovoltaico”. Insomma, quelle dichiarazioni sarebbero, secondo il Segretario generale, del tutto inventate. “Perché sono state dichiarate quelle cose? Non ne ho idea”. Falsità su falsità, quindi, compresa l’appartenenza a una Loggia massonica: “Non faccio parte e non ho mai fatto parte – la replica – della massoneria. Né potrei mai farne parte in futuro”. Una smentita su tutta la linea, insomma. Alla quale seguirà anche una “querela per calunnia”.

Una denuncia che allunga le ombre su quelle parole. È possibile che il pentito abbia inventato tutto? Un pentito definito a volte persino “fantasioso” e destinatario già di altre denunce per calunnia. Qualunque sia la risposta è comunque inquietante. Forse persino di più se davvero quelle parole poggiassero sul nulla. Come difendersi, infatti, da un’accusa che non avrà mai un riscontro? E a quel punto, come ripulirsi dal mascariamento?


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