Faraone “benedice” Anselmo | “Segno di un Pd che cambia” - Live Sicilia

Faraone “benedice” Anselmo | “Segno di un Pd che cambia”

Il sottosegretario all'Istruzione: "Gli iettatori si rassegnino. Rappresentiamo il 40 per cento dei cittadini e accogliamo anche chi proviene da altre esperienze. E' un segnale di novità. Orlando invece appartiene alla preistoria. Crocetta? Avrei preferito andare al voto anticipato".

PALERMO – Cambiare partiti per cambiare il partito. Si potrebbe raccogliere in una sorta di nuovo slogan della rottamazione il commento di Davide Faraone all’elezione di Alice Anselmo come capogruppo del Pd all’Ars. La deputata, infatti, è giunta tra le fila dei democratici non essendo stata nemmeno eletta col Pd e dopo aver cambiato sette forze politiche in tre anni. “Non si deve parlare – ha detto il sottosegretario all’Istruzione davanti al banchetto del Partito democratico, allestito in via Principe di Belmonte a Palermo – di cambiacasacca. E’ il Pd che ha cambiato pelle. Le polemiche sono fatte da chi non si rassegna a capire. Il Pd oggi è un partito al 40%, non si può pensare che chi rappresenta quasi la metà del Paese possa stare a guardare il pedigree dei comunisti – ha aggiunto – e dica che tutti gli altri devono restare fuori. Sarebbe paradossale. Noi dobbiamo accogliere chi oggi si trova bene nel Pd e si riconosce nel nuovo partito. Si rassegnino gli iettatori siculi al fatto che il Pd è un partito nuovo in cui possono trovare casa quelli che prima potevano trovare casa nei contenitorini centristi. Il Pd oggi è un partito maggioritario con tanta sinistra e gente – ha concluso – che in passato ha votato per schieramenti moderati”. E su questo non ci sono dubbi. Visto l’arrivo nel Pd persino di deputati eletti con la lista di Nello Musumeci (è il caso del trapanese Paolo Ruggirello) o con quella cuffariana del Pid-Cantiere popolare (come la catanese Valeria Sudano).

Ma anche questo, ha spiegato Faraone, è segno di un partito che cambia, di un partito nuovo. Che sembra far impallidire il passato. È il caso ad esempio del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che secondo Faraone “è rimasto ancorato alla preistoria, sia rispetto agli uomini che lo sostengono sia rispetto alle idee su come si governa una città. E’ chiaro – ha aggiunto – che oggi bisogna fare un discorso di innovazione profonda. Orlando ha deciso di intraprendere un percorso isolato, tutto suo, sganciato dal mondo. Per noi c’è bisogno di avere più Italia, quella di Renzi, in Sicilia e non il contrario. Lo Statuto autonomistico è stato utilizzato, in questi anni, da argine alle riforme nazionali. Questa esperienza per cui si amministra la città di Palermo senza un progetto – ha proseguito Faraone – senza una prospettiva non porta a nulla. Orlando si professa di centro sinistra, allora lo dimostri, invece di muoversi in un campo isolazionista”. Faraone ha anche commentato l’iniziativa di Rifondazione comunista di conferire la cittadinanza onoraria di Palermo al leader curdo Abdullah Öcalan. “La giunta di questa città è governata dagli uomini di Ocalan – ha ironizzato – siamo veramente al ridicolo”.

Secondo Faraone, poi, oggi “si pensa di usare il sicilianismo per difendere i privilegi. Il rapporto tra il governo nazionale e quello regionale – ha spiegato – è importante e può portare benefici alla Sicilia. Lo scontro non serve a nessuno. Vi sono in questa terra dirigenti trasversali ai partiti che si nascondono dietro al sicilianismo per nascondere i privilegi che vi sono stati negli anni all’Ars per alcuni siciliani rispetto al resto del Paese. Noi dobbiamo smascherarli. Questa operazione verità che si sta facendo sui conti e sulle risorse in più che arriveranno dallo Stato – ha annunciato – servirà a rendere tutto più produttivo”. Sulla stabilizzazione dei 24 mila precari siciliani Faraone ha detto: “Se si chiuderà positivamente il tavolo a Roma mercoledì e si varerà l’emendamento alla legge di stabilità, dal prossimo anno non dovremo più chiedere proroghe sui precari, perché le risorse diventeranno strutturali. In ballo vi sono anche 1 miliardo e 400 milioni da dare questa regione che poi deciderà come spenderli”.

Il sottosegretario, poi, ha apparentemente “snobbato” le questioni riguardanti il governo Crocetta. Dopo aver partecipato a dire il vero, da protagonista sia all’ultimo che ai precedenti rimpasti. “Mi interessa di più – ha detto però oggi – il rapporto tra il governo regionale e il governo nazionale. Si sta compiendo un passo storico per la Sicilia. Lo stesso Renzi sta dando l’input per rendere strutturali le entrate destinate all’Isola. Non come si faceva in passato, quando Cammarata si faceva fare i regali da Berlusconi per la Gesip. Mercoledì discuteremo proprio di questo. Ma le risorse che il governo nazionale metterà a disposizione dipenderanno anche dalle riforme che si faranno in Sicilia. E’ il metodo che ci siamo dati fin dall’inizio. Il voto anticipato in Sicilia? Tutti sanno – ha aggiunto Faraone – come la pensavo, visto che la mia opinione l’ho espressa in pubblico e in privato. Io credevo non ci fossero le condizioni politiche per andare avanti e che fosse meglio andare subito al voto. Il mio partito ha deciso diversamente. E io sto dentro il Pd. Anzi, una volta presa quella decisione mi sono messo in testa a tirare la carretta”. Perché il partito è pur sempre il partito. Anche se è un partito che cambia grazie ai cambia-partito.


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