PALERMO- I medici sono preoccupati, come il personale sanitario. La Fase Due è densa di incognite e di rischi. Molto dipenderà dai comportamenti virtuosi che sapremo assumere per evitare l’aumento dei contagi. Ma è anche vero che fin qui troppo poco sappiamo del Coronavirus; non c’è una terapia sicuramente funzionante, dipende dai casi. E i tempi del vaccino si preannunciano lunghi.
Ovvio: un Paese non può restare con la saracinesca abbassata a tempo indeterminato, a nessuno può essere richiesto di tapparsi in casa e morire di fame per il suo bene. L’impressione è, però, che i camici bianchi avrebbero aspettato qualche giorno in più. La cautela nasce soprattutto da una circostanza: come reggerebbe la sanità siciliana se fosse messa davanti a uno scenario diverso da quello che fin qui ha affrontato?
Un sentimento che viene confessato privatamente da chi scrive in una chat sul telefonino: “Non si sfida la sorte che ti ha sorriso già una volta”.
E non solo. Il dottore Aurelio Puleo, primario del pronto soccorso di Villa Sofia, scrive su Facebook: “La curva è stabile…. il governo regionale non smobiliterà l’assetto Covid della sanità e fa benissimo. La seconda ondata non è una possibilità ma una certezza. Il rapporto lineare fra distanziamento e contagio è una costante in ogni circostanza e in ogni paese colpito dal covid; e del resto ogni pandemia ha avuto storicamente la sua seconda ondata. La bella e ipocrita frase convivere con il virus nasconde la cruda verità e cioè che sempre più governi (locali e nazionali) e molti individui messi di fronte ad un rischio che considerano (a torto o a ragione) relativamente basso di ammalarsi, con una probabilità relativamente alta di avere un decorso benigno contro la certezza di avere un danno economico anche grave e comunque una limitazione delle proprie aspettative di vita hanno scelto di correre il rischio. E quindi è decisa la fine del lockdown e pazienza se ci saranno altri casi e altri morti (forse anche fra gli operatori)…. ci rimane la possibilità individuale di proseguire la nostra personalissima fase 1 sperando di essere in tanti, molto bravi e fortunati”.
Del resto, proprio i medici e il personale sanitario hanno pagato un prezzo altissimo alla pandemia. E noi cosa possiamo fare? Essere prudenti al massimo. Per noi e per loro.