"Il Pd in Sicilia può salvarsi così | Che errore l'appoggio a Miccichè" - Live Sicilia

“Il Pd in Sicilia può salvarsi così | Che errore l’appoggio a Miccichè”

Parla il segretario regionale (dimissionario) Fausto Raciti: "Ecco perché abbiamo perso".

L'intervista
di
4 min di lettura

Scusi, onorevole Raciti, prendiamo il tragico caso di un iscritto o simpatizzante del Pd siciliano. Cosa gli consiglia di fare nei prossimi mesi: rinnovare il passaporto o chiudersi in convento?

Dall’altra parte del telefono la risposta è una sommessa risata. Forse la prima annotata dal sismografo delle relazioni mediatico-politiche in tanti anni di frequentazione. Sì, perché Fausto Raciti, fresco onorevole, segretario dimissionario del siculo Pd devastato dall’onda gialla grllina, è un uomo che coltiva il pudore dell’umorismo, portando l’incarico, alla vecchia maniera, di sinistra, quasi come un saio. Eppure, “Il senso dell’umorismo è l’asta che dà equilibrio ai nostri passi, mentre camminiamo sulla fune della vita”. Lo diceva Gandhi, non esattamente un iscritto. Dunque, una risata e poi il resto.

Allora, segretario?

“Gli direi che c’è spazio per essere felici. A patto che….”.

A patto che?

“Che non ci accontentiamo di essere il partito del meno peggio, perché così ci siamo visti e pensati, come il male minore rispetto al centrodestra e per un po’ c’è andata bene. Ma sono arrivati i grillini, lo schema si è fatto tripolare e allora…”.

….La musica è finita.

“Sì, si può dire così. Non basta dire cosa non sei”.

Voi eravate quelli del voto utile.

“Uno schema a cui ci siamo politicamente impiccati e che non ha funzionato. Infatti, siamo stati puniti”.

Essere felici nel Partito Democratico siciliano, bel titolo. Però la legnata elettorale è stata clamorosa. Lei che spiegazione si è dato?

“Una serie di elementi. Intanto, credo che non ci sia un precedente storico recente paragonabile al grillismo, nel Sud. Forse i sanfedisti nel 1799…”.

Segretario, non parli difficile.

“Il movimento controrivoluzionario che restaurò, a Napoli, il potere borbonico…”.

Rimandiamo l’approfondimento ai cultori di wikipedia. E poi?

“Il voto ai grillini è stato trasversale, diffuso, ha tagliato ceti sociali, ambienti omogenei. In contemporanea, si è registrato un crollo del Pd, pure in Sicilia, soprattutto in Sicilia: per la prima volta alle politiche prendiamo percentuali più basse delle regionali”.

Perchè? 

“Intanto l’illusione del voto utile che, come dicevo, è stato, infine, dato ai cinquestelle contro il centrodestra e non a noi. In più abbiamo rincorso un elettorato moderato che era in realtà arrabbiato, sacrificando un pezzo della nostra base storica”.

L’elettore ha sbagliato?

“L’elettore, come il cliente, ha sempre ragione”.

Continuiamo.

“In buona sostanza, anziché allargare e rinnovare abbiamo fatto liste che non ci hanno permesso di parlare né a settori nuovi della società né a quelli che tradizionalmente ci hanno dato fiducia. Ci siamo illusi che il nostro unico problema fosse occupare le postazioni istituzionali senza capire che non c’era più la spinta”.

C’è altro?

“Al Sud e in Sicilia abbiamo fatto una politica illuministica che prevedeva, per esempio, la semplificazione della spesa europea e non interventi diretti di sostegno alla classe media impoverita”.

Sulle liste – scusando l’espressione gergale – si sono rotti i telefoni.

“È la ragione per cui avevo anticipato che dopo le elezioni fosse necessario un congresso regionale, che svolgeremo secondo le modalità che saranno definite a livello nazionale”.

Insomma, tutta colpa di Davide Faraone e dei renziani?

“Non indico mai né colpevoli, né capri espiatori. Però, appunto, vorrei che prendessimo atto del fallimento di un modello che non si risolve col ritorno a uno splendido passato. Affrontiamo una situazione inedita con problemi inediti”.

Mi sa che ha ancora un rospo in gola, segretario.

“Sì, specialmente in Sicilia, abbiamo dato veri e propri segnali di irresponsabilità che lasciavano pensare che stessimo preparando la tavola delle larghe intese. E mi riferisco, perché sia chiaro, all’incredibile appoggio offerto a Gianfranco Miccichè alla presidenza dell’Ars. Noi siamo il Pd, il partito del socialismo europeo in Italia, incompatibili con la lega e i cinquestelle. E, perché risulti ancora più chiaro: opposizione significa opposizione anche in Sicilia”.

Che ne pensa del reddito di cittadinanza?

“Un’ipotesi contro il lavoro, un obbrobrio assistenzialista, una risposta finta a un problema vero”.

Quanto vi ha danneggiato il governo Crocetta?

“Non lo so, le elezioni riguardano chi si candida in prima persona…”.

Suvvia, segretario Raciti…

“Va bene, certo che ci sono stati dei limiti notevoli. Ma il tema del 4 marzo non era Crocetta”.

E adesso vi aspettano le amministrative in Sicilia.

“Spero che il Pd, stavolta, provi a fare il partito e dia risposte unitarie, altrimenti saranno necessarie le primarie”.

Un voto in pagella a Davide Faraone?

“Non do voti, non è nel mio stile”.

Lei come si giudica?

“Ho vissuto un’avventura di crescita, ma, certo, una delle cose più complicate della mia vita, foriera di molte, cocenti amarezze”.

Amarezze, non solo politiche, anche umane?

“Sì, equilibrate dal fatto che ho incontrato anche persone sorprendenti e più energie fresche di quanto, da fuori il Pd, lasciamo immaginare”.

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI