CATANIA – Resta ai domiciliari l’ex deputato regionale Marco Forzese. Il Tribunale del Riesame, presieduto da Sebastiano Mignemi, ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare spiccata al termine dell’indagine “Black job” per corruzione. Misura confermata anche per Domenico Tito Amich, il direttore dell’Ispettorato del Lavoro che dopo l’interrogatorio di garanzia al Gip è finito in carcere per aver violato le restrizioni imposte dagli arresti domiciliari. Il collegio si è riservato di depositare le motivazioni entro il termine di 45 giorni. Solo a quel punto l’avvocato Salvo Trombetta, difensore di Amich, e l’avvocato Mario Brancato, difensore di Forzese, decideranno se ricorrere in Cassazione. Il direttore dell’Ispettorato del Lavoro, dopo il blitz della Finanza, ha inviato alla Regione tramite Pec del suo legale la decisione di autosospendersi dall’incarico.
È tornato invece libero l’ex consigliere azzurro del comune di Catania Antonino Nicotra. I giudici hanno infatti accolto il ricorso del suo legale, l’avvocato Tommaso Tamburino e disposto la revoca dei domiciliari disposti dal Gip. Per la precisione Il Tribunale della Libertà ha annullato la contestazione relativa all’episodio corruttivo che riguardava il direttore Amich e Antonino Nicotra. Sarà deciso giovedì prossimo il ricorso presentato dalla responsabile dell’ufficio legale dell’Ispettorato del lavoro di Catania, Maria Rosa Trovato, finita anche lei ai domiciliari.
L’inchiesta Black Job, coordinata dal sostituto procuratore Fabio Regolo e dall’aggiunto Sebastiano Ardita, ha permesso di scoperchiare un sistema corruttivo che si sarebbe consumato tra le mura dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro. Cimci e telecamere hanno immortalato scene agghiaccianti come quella che ha per protagonista Marco Forzese, mentre nasconde nella giacca dell’imprenditore Calderaro un fascicolo. Oltre la sparizione di faldoni sono emerse nel corso dell’indagine della Guardia di Finanza anche le richieste di sanzioni annullate e la concessione di rateizzazioni al minino in cambio non di soldi. Invece delle mazzette in cambio ci sarebbe stata l’elargizione di favori: come pacchetti di voti e sollecitazioni per ottenere promozioni o assunzioni in strutture pubbliche.
Gli altri indagati, tra cui l’ex direttore sanitario dell’Asp Franco Luca, a cui è stata applicata una misura interdittiva hanno presentato un appello cautelativo che ha dei tempi diversi però rispetto a quello dei ricorsi al Tribunale della Libertà inerenti le misure cautelari personali.