Ferdico "in affari con i boss"| Confiscati beni per 450 milioni - Live Sicilia

Ferdico “in affari con i boss”| Confiscati beni per 450 milioni

Giuseppe Ferdico

L'ombra della mafia nella scalata del re dei detersivi, assolto nel processo penale. La replica.

PALERMO - LA SENTENZA
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PALERMO – Mafioso no, in affari con boss e riciclatore dei soldi di Cosa nostra sì. Ecco perché è stato confiscato il patrimonio del re dei detersivi Giuseppe Ferdico. La decisione è della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo presieduta da Giacomo Montalbano. Il giudice estensore del provvedimento è Vincenzo Liotta. Confermato, dunque, il sequestro del 2012 quando il presidente del collegio era Silvana Saguto, finita sotto inchiesta e sospesa dalla magistratura. A Ferdico, ritenuto “socialmente pericoloso” viene applicata la sorveglianza speciale per tre anni e mezzo con obbligo di soggiorno a Palermo. A fare le pulci all’imprenditore sono stati i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria.

“Decisione fondata su scelte di stampo para sociologico, disancorata dagli atti processuali il cui significato – replicano i legali della difesa, gli avvocati Roberto Tricoli e Luigi Miceli – è stato stravolto rispetto alla sentenza assolutoria penale. Stupisce inoltre la credibilità attribuita all’ex collaboratore Fontana Angelo malgrado il giudizio di inaffidabilità totale già formulato da giudici attenti e consapevoli. Si tratta dello stesso soggetto imputato di calunnia dinanzi l’autorità giudiziaria di Roma. Stiamo redigendo il ricorso in appello, ove siamo certi che sarà ribaltato il giudizio primo grado”.

Nel 2014 Ferdico era stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. “Il fatto non sussiste”, scrisse il giudice per l’udienza preliminare Riccardo Ricciardi. Per il re dei detersivi il pubblico ministero aveva chiesto otto anni di carcere, dopo che per tre volte la stessa Procura aveva chiesto l’archiviazione, sostenendo non ci fossero gli elementi per mandarlo a giudizio. “L’accertata esistenza di rapporti di collusione e di complicità con soggetti inseriti o gravitanti nell’organizzazione mafiosa non appare sufficiente per ritenere provato il suo organico inserimento all’interno dell’organizzazione stessa”, ecco perché era stata chiesta l’archiviazione. L’attività di Ferdico è stata scandagliata da cima a fondo. La sua vertiginosa scalata imprenditoriale ha destato sospetti. L’intero impianto contabile dal 2000 al 2010 è stato descritto come “fortemente viziato da irregolarità, anomalie, falsità che fanno molto ragionevolmente credere nell’esistenza di una contabilità parallela”. Se tutto questo non è bastato a mandarlo sotto processo, è stato sufficiente per arrivare alla confisca di primo grado. Un provvedimento che sarà certamente appellato.

Un peso nella decisione hanno avuto le dichiarazioni dei pentiti. In tanti hanno parlato della sua vicinanza a personaggi mafiosi. Racconti credibili a meno che, secondo il collegio, non si ipotizzi “una clamorosa e massiccia opera calunniosa e mistificatoria delle cui ragioni non v’è traccia”.

Dopo le prime richieste di archiviazione erano arrivate le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che misero a verbale che i fratelli Stefano e Angelo Fontana avevano utilizzato le attività di Ferdico per ripulire 400 milioni di lire. Il nome dell’imprenditore compariva pure in alcuni pizzini sequestrati a Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Si faceva riferimento ad assunzioni e pagamenti. Ferdico si è sempre definito una vittima, costretto a pagare il pizzo, anche sotto forma di assunzioni, per evitare guai. E lo spiegò in un’intervista a Livesicilia. Gli inquirenti si concentrarono sui rapporti fra Ferdico e Angelo Galatolo. Nel corso di una perquisizione in casa del mafioso dell’Acquasanta, nel 2010, furono trovati dei documenti. Appunti in cui veniva descritto il giro d’affari di Ferdico nel 2009 e una quindicina di fatture per 200 milioni che l’imprenditore aveva pagato nel 2003 e 2004 alla Shoppers & Paper. Si trattava della ditta di Galatolo che vendeva sacchetti di plastica e carta da imballaggio.

Nel novembre del 2011 Francesco Onorato, un tempo affiliato alla famiglia mafiosa di Partanna Mondello, ricostruì i rapporti di Benedetto Marciante, mafioso di Resuttana, con i clan Galatolo e Madonia. Raccontò che le maggiori fortune Marciante le aveva fatte attraverso la trasformazione industriale delle liscivia da cui ricavava il detersivo che poi metteva in commercio utilizzando falsi noti marchi. In questa attività erano investiti i soldi dei Madonia e dei Galatolo. Per la commercializzazione Marciante si sarebbe avvalso di diversi imprenditori, “tra i quali ricordo un certo Ferdico”. Onorato ha pure aggiunto di avere saputo che dietro le attività del padre di Ferdico c’erano i soldi dei mafiosi di Santa Maria del Gesù.

I finanzieri scoprirono anomalie anche nella ristrutturazione del capannone di Carini, dove Ferdico ha realizzato un centro commerciale, poi chiuso.Tra le ditte incaricate dei lavori c’era pure quella di Antonino Pipitone, boss di Carini. Quando si pentì Marcello Trapani, ex avvocato dei Lo Piccolo, gli investigatori gli chiesero anche notizie su Ferdico. E l’ex penalista riferì che l’imprenditore aveva assunto il figlio di Salvatore Puccio, cognato di Salvatore Lo Piccolo: “Ferdico non aveva esitato a mettersi a disposizione”.

L’ultimo collaboratore ad essere interrogato era stato Marco Favaloro, un tempo uomo di fiducia dei Galatolo e dei Madonia. La sua era stata una testimonianza chiave. Su Favoloro i pentiti Angelo Fontana e Francesco Onorato, infatti, non avevano avuto dubbi: “Ha rapporti stretti con Ferdico”. Se c’è un tema su cui la Procura non ha fatto sconti è “la vistosa inattendibilità dei conti” dell’impresa Ferdico. L’intero impianto contabile dal 2000 al 2010 “è apparso fortemente viziato da irregolarità, anomalie, falsità che fanno molto ragionevolmente credere nell’esistenza di una contabilità parallela. L’inattendibilità riconduce inequivocabilmente alle tipiche tecniche di riciclaggio”. Non ha convinto per nulla l’aumento di capitale che, all’inizio dell’ascesa commerciale di Ferdico, schizzò da sei a quattrocento milioni di lire: “Si può senza ombra di dubbio affermare che l’origine delle provviste non può essere ascrivibile a sussistenze proprie dei coniugi Ferdico. L’esame del conto cassa ha evidenziato saldi giornalieri esuberanti e assolutamente inverosimili”.

I punti vendita della Ferdico Giuseppe & C snc sotto sequestro e in amministrazione giudiziaria sono una dozzina tra Palermo e provincia. Alcuni, però, nel corso degli anni hanno chiuso i battenti, suscitando la protesta dei lavoratori. La confisca riguarda, oltre a terreni, ville e appartamenti, anche le srl Ferdico, Gv, Feda, G&O supermercati, 3Effe e Sole distribuzione. Il valore complessivo del patrimonio fu stimato in 400 milioni di euro.


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