CATANIA – La prima sezione penale del tribunale di Catania non ha convalidato l’arresto per evasione dai domiciliari nei confronti di Francesco Cacia. Una pattuglia della Volanti lo ha sorpreso sabato sera mentre chiacchierava e passeggiava per strada con una donna, una via nei pressi dell’abitazione, tanto che il 30enne alla vista degli agenti con passo svelto è entrato dentro il palazzo, chiudendo il portone quasi davanti alla faccia dei poliziotti. Per il giudice non ci sono gli elementi sufficienti a determinare il reato, ma si tratta solo di una violazione delle prescrizioni previste dalla misura cautelare.
I fatti. Sabato sera, intorno alle 21, gli agenti della Volanti stavano effettuando un servizio di controllo quando in via Bezzecca hanno notato una coppia che stava passeggiando. Fin qui nulla di strano, è stato il comportamento di palese agitazione dei due quando si sono accorti della presenza della Volanti che ha insospettito i poliziotti. L’uomo ha accelerato il passo e si è rifugiato all’interno dello stabile, lasciando la donna per strada. La polizia a quel punto è entrata nello stabile ed ha trovato l’uomo nascosto dietro il portone. Una volta fatti gli accertamenti: è risultato che Francesco Cacia, 30 anni, ha precedenti penali per reati contro il patrimonio ed è sottoposto agli arresti domiciliari. A quel punto gli agenti lo arrestano per evasione dai domiciliari. Su disposizione del Pm di turno, Cacia è sottoposto alla stessa misura restrittiva.
Lunedì mattina si è svolto il processo per direttissima. La prima sezione penale del Tribunale di Catania non convalida l’arresto ritenendo si legge nel provvedimento che “non sussite il reato di evasione dal luogo degli arresti domiciliari, trattandosi solo di una violazione delle prescrizioni connesse agli arresti domiciliari”. Insomma, siccome, il trasgressore era sulla strada vicina l’abitazione indicata come luogo dove deve scontare la misura cautelare, per il giudice questo non rappresenta la violazione degli arresti domiciliari, ma solo di una prescrizione.
Quanto deciso dalla prima sezione penale del Tribunale di Catania si discosta da una serie di sentenze, anche recenti, della Corte di Cassazione. Un esempio tra tutti: i giudici di Piazza Cavour, nel 2007 (sentenza n.3212 depositata il 21 gennaio 2008), hanno accolto il ricorso proposto dal procuratore di Brindisi per la mancata convalida di un arresto per evasione dai domiciliari, in quando per il Tribunale “non potevano ravvisarsi gli estremi del reato di evasione, in quanto l’imputato si era trattenuto a pochissimi metri di distanza dalla propria abitazione”, e invece per il pm “l’allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari non può essere considerato alla stregua della violazione di una prescrizione”. Un caso molto simile a quello di Catania. Per la Cassazione il ricorso era fondato, in quanto “per abitazione dalla quale la persona agli arresti domiciliari non può allontanarsi, deve includersi unicamente il luogo in cui il soggetto svolge la propria vita domestica e privata, con esclusione di ogni altra appartenenza, e ciò anche al fine di agevolare i controlli di polizia sulla reperibilità dell’imputato”, quindi scrive la Corte “l’allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari non può considerri alla stregua della violazione, in quanto la permanenza nel domicilio costituisce l’obbligo essenziale dell’arrestato”.
