PALERMO – Fabrizio Ferrandelli lunedì sarà interrogato dai pm antimafia. Sarà già tempo di scelte difficili. Il candidato a sindaco ha fatto sapere che risponderà. Anzi sperava che lo convocassero prima. Ha fretta di chiarire la sua posizione. Sin d’ora, però, si dice certo “di fugare eventuali dubbi sulla mia condotta che è sempre stata improntata alla massima trasparenza e al rispetto delle leggi”.
Di fatto Ferrandelli è pronto a rispondere “al buio” alle domande dei pubblici ministeri, senza cioè conoscere i particolari dell’inchiesta. Nell’invito a comparire, infatti, si fa un generico riferimento al reato di voto di scambio elettorale politico-mafioso. Quello che sin ipotizza quando si promettono o si danno soldi o altre utilità per procacciare preferenze elettorali. L’unica certezza è la data di commissione del presunto reato, collocato nel maggio del 2012.
In circostanze simili i “calcoli” processuali potrebbero suggerire una strategia attendista. Un indagato può legittimamente avvalersi della facoltà di non rispondere anche nella speranza che sia la Procura a svelare per prima maggiori dettagli. Ferrandelli annuncia, invece, che non si sottrarrà alle domande dei pm probabilmente per una doppia esigenza: “giudiziaria” per chiarire tutto al più presto, ma anche “politica” per lanciare un segnale di serenità al suo elettorato. Un politico che non risponde nell’immaginario collettivo potrebbe vestire gli scomodi panni di chi ha qualcosa da nascondere.
Difficile inquadrare anche le scelte dei magistrati. L’interrogatorio può arrivare al culmine di un’attività investigativa. Spesso si rinvia la scelta di fare sapere al diretto interessato che c’è un’inchiesta a suo carico. Le carte si iniziano a scoprire solo nel momento in cui sono già stati trovati altri riscontri, in questo caso alle parole di un pentito. Oppure l’interrogatorio potrebbe essere uno dei primi passaggi per dare l’opportunità all’indagato di chiarire subito una situazione che chiara non lo è neppure per chi indaga.
Ipotesi, solo ipotesi. Di certo la contestazione di essere sceso a patti con i mafiosi per ottenere consenso elettorale è una delle più pesanti per un politico.