Fabrizio Ferrandelli, come è maturato questo “ritorno a casa”?
“Con un bell’incontro con Matteo Renzi”.
C’era anche il suo amico Tabacci?
“No, Tabacci ha sostenuto la mia candidatura a sindaco, con lui ho un rapporto antico e non c’entra con la mia presenza nel Partito democratico. Tabacci stesso pensava come me che la candidatura di Lagalla potesse aggregare il mondo progressista e il mondo moderato. Ma Lagalla alla fine ha scelto altro”.
E lei non ha pensato di candidarsi alle Regionali?
“Io avevo già annunciato ai palermitani di non volermi candidare alle regionali. Voglio provare di non essere l’uomo per tutte le stagioni. Abbiamo esponenti del nostro movimento che vogliono correre in tutte le province, io resto a occuparmi della città rispettando l’impegno preso con gli elettori”.
Lo sa che cosa le rinfacciano adesso: non era “a casa sua” con Miccichè e i cuffariani?
“Mi pare una provocazione. Io sono stato un componente dell’assemblea nazionale del partito democratico. Da cui mi sono dimesso fondando il movimento dei Coraggiosi. Fu il Pd in quell’occasione a fare una torsione su Palermo appoggiando il sindaco che aveva combattuto per anni. I miei candidati nei Coraggiosi erano tutti provenienti dal Partito democratico: Giovanni Tarantino, Vanni Randisi, Danilo Stagno, Pietro Pellerito, Rossella Megna, Cesare Mattaliano. Era la lista del Partito democratico senza il simbolo dl Pd. La mia era una candidatura civica, come quella di Orlando. Entrambi abbiamo ritenuto in vista della campagna elettorale di dover ricorrere ad alleanze al centro. Orlando le ha trovate in Alfano e Totò Lentini, io nell’Udc e in Forza Italia, chiudendo però il perimetro della coalizione alla Lega e Fratelli d’Italia che oggi sono i maggiori azionisti della candidatura di Nello Musumeci”.
E ora vi ritrovate dalla stessa parte con Orlando…
“Ho ricordato al sindaco ieri che tutti i problemi che sono stati sotto il tappeto in campagna elettorale oggi sono ulteriormente visibili. Io non sono uno con l’anello al naso. Se ci saranno sintonie di programma mi troveranno disponibile a collaborare per dare risposte alla città, ma dove ci sono inadempienze continuerò a rapportarmi da opposizione, tanto per fare degli esempi dal tram in via Libertà al sistema dei rifiuti”.
Di che avete parlato con Renzi?
“Abbiamo parlato molto di futuro”.
Anche di una candidatura alle Politiche?
“No”.
Ci sarà?
“Non lo escludiamo”.
Ma il viaggio avanti e indietro tra sinistra e destra non le nuocerà?
“Se fossi mosso da opportunismo politico questo sarebbe il peggior modo di esercitarlo. Sto mollando una colazione che viene data vincente dai sondaggi, e se mi candidassi in prima persona credo che centrerei l’obiettivo dell’elezione senza problemi in tutte le liste di Musumeci. Invece ho deciso di rientrare nel Pd nel momento più difficile. Anche se prendendomi delle soddisfazioni. La mia analisi politica che mi fece dimettere, ad esempio: il tempo mi ha dato ragione, se Crocetta fosse stato un buon presidente sarebbe stato ricandidato.
Di mezzo però c’è stato il centrodestra.
“Sulle amministrative potevamo avere convergenze civiche, ma queste sono elezioni che hanno un profilo politico, è normale che devi muoverti in un omogeneo. Anzi, io sono una cerniera per traghettare il voto moderato che è stato con me alle amministrative. E che a destra sta a disagio, visto che Salvini e Meloni hanno caratterizzato fortemente la candidatura di Musumeci. Come potevo stare con Salvini io che ho iniziato a fare politica fondando Ubuntu, un centro che si occupava di accoglienza? Con Salvini che si schiera con i no vax per fare campagna elettorale e prendere consensi? Chi me lo dice che quello che accade in Veneto sui vaccini in questi giorni non accadrà in Sicilia? Io resto quel che sono. E resto a Palermo”.