CATANIA. I “Comitati dei coraggiosi”. Così li ha pensati e battezzati il suo promotore, il deputato regionale dimissionario Fabrizio Ferrandelli. Sono ottanta in tutta la Sicilia: l’obiettivo è quello di creare una rete regionale che potrebbe essere presentata già entro novembre. Ed il pasionario del Pd è sbarcato anche a Catania in un tour che va ben oltre la rottamazione. Ferrandelli non usa troppi giri di parole per scattare una istantanea allo stato di salute del Partito democratico alle falde dell’Etna: “Il Pd a Catania è inesistente. Non esiste un Pd e nemmeno un’articolazione: quante volte si è riunito? Due volte? Esiste, semmai, un partito dei parlamentari e dei loro adepti: e poi ci sono gli elettori e i tesserati che vengono chiamati solo quando devono andare alle urne. E’ arrivato il momento di dare voce a chi vuole migliorare le cose sempre attraverso il Pd: ma che, oggi, è un partito che non li rappresenta”.
E, poi, la disanima sugli obiettivi dei “coraggiosi”: “C’è della buona politica anche a Catania fatta di gente che ha capito che non può più delegare ad altri. Ed ha capito anche che i veri big sono i cittadini. Stiamo mettendo assieme diversi comitati per presentarci con le nostre liste alle amministrative, alle regionali e oltre. C’è terreno fertilissimo perché c’è il vuoto della politica e dei partiti: ormai, i partiti non danno altro che la rappresentazione delle guerre tra correnti di posizionamenti personali. E a Catania ce n’è la prova: vi è la guerra tra i deputati regionali dove il partito non è più degli elettori ma quello di Anthony Barbagallo, di Luca Sammartino, di Concetta Raia e ora avranno qualche problema in più perché c’è chi è andato a fare l’assessore e gli altri si sentiranno delegittimati. Non può essere questo il ruolo dei partiti. Dietro i tecnici ci sono sempre stati i politici, per cui è un fallimento di una intera classe dirigente e pensavo che molti avrebbero dato le dimissioni come me: invece, la loro prospettiva è quella di guadagnare sette mila euro al mese”.
“Confermo che il partito si è riunito in tutto due volte – gli fa eco Alessandro Lo Presti componente del direttivo del Pd e tra i promotori dei Comitati in provincia di Catania -, con tutto quello che ha potuto fare l’ottimo segretario Napoli. Ormai è tutto un mondo di correnti: il Pd resta in nostro partito ma non possiamo lavorare in un clima in cui i tesseramenti vengono decisi a tavolino, vedi i casi di Caltagirone e Catel di Judica. E’ arrivato il momento di dare risposte alla gente per evitare una emorragia di emigrazione alla ricerca di lavoro così come sta accadendo adesso”.