CATANIA – Dicono che sia “il primo al mondo per numero d’interventi”. L’Azienda è “Policlinico – Vittorio Emanuele”, l’ospedale è il Ferrarotto: si tratta del reparto di Odontoiatria speciale riabilitativa nel paziente disabile. In altre parole, di dentisti pronti alla cura degli utenti affetti da patologie gravissimi e disabili (psichici, psichiatrici, Hiv, oncologici, etc.) e quindi di difficile gestione. Persone che difficilmente possono essere ospedalizzate e che spesso sono accompagnate in sala operatoria dai parenti più stretti per tenerli calmi. Andando di pallottoliere, l’unità diretta da Giuseppe Riccardo Spampinato, macina 170 interventi al mese, circa 1800 nel solo 2017 e più di 18 mila da quando è stato inaugurato il plesso. “L’unico reparto attrezzato per questo tipo di utenti, una punta avanzata di civiltà che pone la sanità vicino al paziente…”, riferisce con una certa malinconia Spampinato. Sì, perché il futuro dell’unità è incerto. L’intero blocco dovrebbe essere trasferito all’interno dell’ospedale di Acireale, dove una volta c’era il ricovero delle suore. L’atto deliberativo per i lavori di ristrutturazione deve ancora essere firmato, dopodiché dovrà partire il cantiere e nel mezzo può succedere di tutto.
Intanto, però, il complesso del Ferrarotto va verso il travaso in zona Policlinico e la chiusura definitiva. L’intero reparto di ematologia è già stato trasferito, quello di cardiologia è pronto a farlo. Uno scenario desolante che fa il paio con una vicenda finora fin troppo accidentata. Doveva essere infatti l’ospedale San Marco l’approdo definitivo per l’Odontoiatria speciale, era tutto già programmato. Per disegnare il progetto del reparto ci avevano messo tre mesi, alla fine però tutto tempo perso. “Di fatto i locali non esistevano”. Poi è arrivato il riordino della rete ospedaliera regionale, nello schema del marzo scorso l’unità scompare. “Mi hanno detto che si è trattato di un refuso”, dice Riccardo Spampinato. Perché? “Non costiamo nulla, ecco il problema. Costiamo circa 467 mila euro l’anno, appena l’0,5% del bilancio aziendale”. Sta dunque qui il paradosso che consegna all’incertezza di reparto molto speciale.
L’appello del direttore del direttore è quello quindi che le sorti di un presidio di siffatta umanità sia salvaguardato e che i tempi della nuova allocazione non siano dilatati fino all’esasperazione soprattutto dei pazienti. Ma anche che la fase attuale di transizione non sia lasciata all’improvvisazione o all’isolamento. Perché tra la chiusura del Ferrarotto e l’apertura ad Acireale, il rischio paventato è una lunga marcia nel deserto a fronte di un’utenza possibile stimata a circa il 6% della popolazione complessiva. “Chiediamo sensibilità e attenzione. Pensi – ci dice ancora Spampinato – che un giorno ci siamo ritrovati senza aghi per l’anestesia locale nella farmacia ospedaliera. Con cuore qualcuno li ha comprati. E per questo ho rischiato anche la denuncia, perché non potrei accettare l’ingresso di materiale esterno. Ma non potrei fare altrimenti, non posso rispedire a casa i pazienti per un disguido simile”. Perché tutto ciò? “Perché in questa fase di disimpegno, è la burocrazia che sta venendo meno”.
“Siamo assolutamente vicini al dottor Spampianto e ai suoi pazienti, e prossimi a una risoluzione. Sia noi, che l’assessore Razza, ma anche la deputazione acese, tutti assai sensibili alla vicenda”, fa sapere a LiveSicilia Franco Luca, direttore sanitario dell’Asp di Catania. “Stiamo immaginando il percorso più adatto affinché il trasferimento del reparto possa avvenire nel modo migliore possibile e nel rispetto dell’utenza. Entro un anno ipotizziamo il completamento dei lavori e il trasferimento dell’unità al terzo piano dell’Ospedale di Acireale. Intanto stiamo ragionando a una fase bridge per il travaso dei servizi”.