TERMINI IMERESE (PALERMO) – Mentre a Roma è in corso la riunione tra il premier Mario Monti e l’ad di Fiat Sergio Marchionne, oltre quattrocento operai della Fiat e dell’ indotto di Termini Imerese stanno presidiando i cancelli della fabbrica, che il Lingotto ha chiuso il 31 dicembre scorso.
Nel piazzale antistante lo stabilimento c’è lo striscione unitario di Fim, Fiom e Uilm, che hanno organizzato l’iniziativa. “Vogliamo dare un segnale forte al governo Monti e alla Fiat – dice il segretario provinciale della Fiom di Palermo Roberto Mastrosimone – perché lo stabilimento di Termini Imerese è ancora di proprietà della Fiat così come gli operai sono ad oggi dipendenti della Fiat. Il progetto Fabbrica Italia si è dimostrato un fallimento, serve un ragionamento complessivo per il rilancio del settore automobilistico nel Paese, e mi pare del tutto evidente che la fabbrica e gli operai di Termini Imerese devono essere inseriti in questo percorso”.
In piazza sono numerose anche le donne: vi sono lavoratrici e impiegate della Fiat, ma anche mogli e figlie degli operai. “Noi siamo considerati lavoratori di serie B – dice Rosanna Gulino impiegata da 16 anni in Fiat – Siamo stati presi in giro da tutti dal governo e dai politici locali e nazionali. Questa vertenza si trascina due anni e mezzo, si è fatto di tutto tranne che porre le basi per rilancio del polo industriale. Ci ignorano tutti media inclusi”. Il prossimo incontro a Roma sulla vertenza è in programma per 5 ottobre prossimo con i sindacati. “Vi sono incontri continui a Roma – aggiunge Mastrosimone – ci aspettiamo dal governo risposte concrete e soluzioni per Termini Imerese, anche perché il 31 dicembre scade la cassa integrazione e la prospettiva sono i licenziamenti collettivi”.
Gli operai della Fiat e dell’indotto di Termini Imerese torneranno a riunirsi martedì alle 9,30 a piazza Duomo. La decisione è stata presa dopo l’assemblea davanti ai cancelli della fabbrica. I lavoratori chiedono un incontro con il ministro del Lavoro Elsa Fornero. “La vertenza Fiat deve trovare una soluzione – dice il segretario provinciale della Fiom di Palermo Roberto Mastrosimone – e deve essere affrontata ai massimi livelli per arrivare a uno sbocco”. Sono 2200 le tute blu del polo industriale termitano, in cassa integrazione dal primo gennaio di quest’anno, perché la casa automobilistica ha chiuso la fabbrica per cessazione attività. Anche una delegazione di lavoratori sarà a Roma il 5 ottobre prossimo, in occasione della riunione sulle prospettive di rilancio del polo industriale termitano.