PALERMO – Sulla Gazzetta ufficiale arriverà solo ciò che resta della Finanziaria regionale, dopo l’intervento massiccio della mannaia del Commissario. L’Ars, infatti, ha approvato l’Ordine del giorno che impegna il governo a promulgare la legge senza le parti impugnate da Aronica: ben 21 articoli.
Ma è stata proprio l’ampiezza dell’impugnativa del Commissario ad aver scandito gli interventi dei deputati. La maggior parte dei quali ha rivendicato la libertà e la dignità del ruolo di parlamentare: il commissario, insomma, avrebbe un po’ esagerato.
E la protesta dei deputati giunge alle estreme conseguenze con l’intervento del centrista Mimmo Turano: “L’impugnativa ci dice che l’Ars non è in grado di legiferare. E non è vero. Ho firmato un ordine del giorno col quale chiedo di presentare le norme cassate, – esclusa la Tabella H – per far giudicare la Corte costituzionale. Non può passare l’immagine di un’Ars che inserisce nel testo tante cose all’ultimo momento e senza alcuna logica. Il Commissario ha cassato tutte le norme che non sono state condivise con lui. Ma io non sono disponibile ad abdicare al mio ruolo. Non intendo rinunciare alla mia dignità”. L’Odg, al quale aderisce anche il Pds Lo Sciuto verrà poi ritirato, per ulteriori approfondimenti.
Ma la protesta dei deputati non è tutta lì: “Il Commissario – ha detto Marcello Greco, deputato dei Democratici e riformisti, e presidente della Commissione cultura – ci ha spiegato che il nostro lavoro è stato inutile. Ed è intervenuto su vicende che non gli competono. È arrivato il momento che questo parlamento assuma il ruolo che gli spetta. Si proponga un conflitto di poteri di fronte alla Corte costituzionale. E vedremo chi ha ragione”. “Il Commissario in alcuni punti – ha detto Giovanni Lo Sciuto, Pds – travalica il suo ruolo istituzionale. La distribuzione dei fondi a enti che hanno già ricevuto la fiducia dell’Assemblea, spetta alla stessa Assemblea. Basta con questi ‘attenti al lupo’. Il Commissario dello Stato è stato scorretto: tanti enti che operano nel sociale, nello sport e nella cultura adesso avranno grosse difficoltà a pagare gli stipendi. Il parlamento deve farsi sentire”.
Al di là delle rivendicazioni sulla libertà e sull’autonomia dei singoli deputati, però, l’impugnativa del Commissario ha assunto anche un significato politico, sottolineato ad esempio da Salvino Caputo: “L’assessore Bianchi ha detto che i conti hanno tenuto? Ma cosa ha tenuto? La Finanziaria è stata massacrata. Sono state impugnate anche le entrate. Qui è stato messo in bilico lo stesso progetto politico di Crocetta. Il problema non è la Tabella h, che è un aspetto microscopico. Sono state cassate le norme per lo sviluppo, per l’imprenditoria. È stato bocciato il governo, un governo alla deriva che poggia su una maggioranza composta da partiti dilaniati. Questo è un governo senza maggioranza”. “Crocetta – ha rilanciato Milazzo – non può dire ‘io non c’ero’”. “Io inviterei – ha dichiarato invece Girolamo Fazio – a rileggere un manuale di diritto costituzionale. La Sicilia non è uno stato federale, nonostante la sua autonomia. Il Commissario dello Stato, previsto dal nostro Statuto, piaccia o non piaccia, svolge il compito di censurare le norme sulla base di motivazioni costituzionali. Semmai, il parlamento e soprattutto il governo riflettano. Molti interventi del Commissario – ha aggiunto Fazio – riguardano interventi dell’esecutivo che l’Ars ha solo avallato. L’intervento del Commissario è stato uno schiaffo al governo”.
E ancora, ecco l’attacco di Giorgio Assenza: “Piuttosto che lamentarsi del naturale epilogo di una Finanziaria scritta male e trasformata peggio, con articoli in palese contraddizione l’uno con l’altro, bisogna riflettere sul fatto che mai, in passato, l’impugnativa ha riguardato un terzo del testo. Non lamentiamoci di interventi logici e prevedibili, ma semmai del ritardo con cui i documenti sono giunti all’Ars”. E i tempi con i quali i documenti sono giunti all’Ars per l’esame delle Commissioni tornano in altri interventi. “Non ci sono dubbi – ha detto Nino D’Asero – che l’opera del Commissario è preziosa, che occorra comunque alzare il livello di vigilanza sulle attività, a cominciare dalle nomine fino agli atti amministrativi. È anche certo – al netto del fatto che il governo ha comunque avuto molto tempo: ben quattro mesi di esercizio provvisorio per preparare documenti che non si prestassero a troppe impugnative – che bisognerà fin da subito incrementare e approfondire il rapporto di collaborazione con lo stesso prefetto, anche prima di stilare e proporre leggi da approvare nelle commissioni in Aula, onde evitare il più possibile strafalcioni di qualunque tipo” .
“L’impugnativa – ha detto il capogruppo Pds Roberto Di Mauro – è anche figlia del ritardo con cui questa è stata portata in parlamento. Il Commissario, però, in alcuni casi ha esagerato. A proposito della Tabella H, ha parlato di ‘istruttoria’. Credo non sia opportuno usare quel termine, visto che molti degli enti sono stati oggetto di istruttoria in passato, avendo anche ricevuto i finanziamenti. Insomma, credo che il Commissario sia andato un po’ oltre le sue competenze. Ma spero che il governo in futuro sia più ‘puntuale’”.
Ma sulla vicenda della Tabella H, ecco l’intervento di Antonello Cracolici, che parla di “fiera dell’ipocrisia”. “Com’è possibile – ha detto il deputato Pd – che noi alimentiamo un dibattito, con tanto di ‘favorevoli silenti e contrari apparenti’, senza dire che la “Tabella H” non c’è più. Una deriva demagogica adesso coinvolge enti come il museo Madralisca e altri. E noi con la nostra ipocrisia facciamo passare un messaggio sbagliato. Certe cose fanno venire il voltastomaco. Questa ipocrisia fa morire la politica e le istituzioni”. “L’Assemblea – ha chiosato il capogruppo democratico Baldo Gucciardi – deve recuperare la propria legittimazione, al di fuori del Palazzo, attraverso la bontà della propria azione legislativa. Credo sia ingiusto, però, – ha concluso Gucciardi – non riconoscere il lavoro che il governo, il presidente Crocetta, l’assessore Bianchi e il parlamento hanno fatto con questa manovra”.
Ma sul governo è piovuta un’altra “censura”: quella del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, che ha rimandato indietro alcuni ddl governativi. “Non erano provvisti della necessaria relazione tecnica”.