Fisco, cartelle e redditometro, ecco le ultime novità - Live Sicilia

Fisco, cartelle e redditometro, ecco le ultime novità

Poche le agevolazioni in materia di riscossione ancora attive

Siamo a settembre e, così come già annunciato dal Governo, riprende quasi a regime la macchina del fisco.

Riprende, principalmente, l’attività dell’Agente della Riscossione che in Italia ha già cominciato ad iniziare a notificare, seppure gradualmente,  quasi 60 milioni di cartelle di pagamento che erano state sospese dall’8 marzo 2020 al 31 agosto scorso a seguito dei numerosi provvedimenti legati alla pandemia.

Va detto pure che  per tutti i pagamenti da cartelle di pagamento sospese pure dall’8 marzo 2020 fino ad agosto scorso, il pagamento deve essere eseguito in unica soluzione entro il 30 settembre prossimo.

A proposito di riscossione è utile ricordare che nella nostra Isola attualmente l’Agente della Riscossione è la società  Riscossone Sicilia spa. Questa, però, con un intervento legislativo forse epocale,  dal prossimo 1^ ottobre sarà assorbita da Agenzia Entrate- Riscossione, entrando a far parte così, con le perplessità di alcuni stante le peculiarità fiscali della nostra regione legate allo Statuto speciale,  del sistema di riscossione nazionale.

Una bel groviglio fiscale, quindi, aspetta i contribuenti nei prossimi giorni, come se i problemi sanitari ed economici legati al  COVID 19 ed alle sue varianti  fossero ormai alle nostre spalle.

Ma purtroppo non è ancora così. I vaccini vanno avanti, ma  non con il ritmo che si pensava, nuovi varianti del COVID fanno addirittura paura anche ai vaccinati, qualche regione ha pure cambiato il colore da bianco a giallo, per cui  dire che è tutto finito è veramentre prematuro.

E ciò anche se molte attività prima assolutamente ferme hanno ricominciato a lavorare, seppure con forti limitazioni e grandi paure, segno che, nonostante tutto,  la voglia di ripartire è forte. 

Ma, come si diceva prima, di ciò sembra non averne preso piena consapevolezza  il nostro Governo il quale ha dato il via alle diverse attività degli uffici fiscali, senza pensare che anche colui il quale ha ripreso a lavorare ha molte ferite da medicare e che la liquidità, quella che è assolutamente mancata in questo disastroso anno e mezzo trascorso,  non c’è ancora. 

Le agevolazioni in materia di riscossione ancora in piedi sono poche. L’articolo 13 decies del D.L. 137 del 28 ottobre 2020,  ha elevato a 100.000 Euro il limite che consente di ottenere  la dilazione del debito iscritto a ruolo senza particolari procedure e controlli, dandosi per scontata la “temporanea situazione di obiettiva difficoltà”. 

Fino alla fine di quest’anno, inoltre, la decadenza della rateizzazione (articolo 19, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973) del debito iscritto a ruolo, che normalmente si verifica dopo il mancato pagamento di cinque rate ossia, si verifica solo dopo il mancato pagamento di dieci rate. 

C’è da dire, al riguardo, che le rate mensili già venute a scadenza (quelle dal mese di marzo 2020 in poi), seppure fin’ora sospese, sono ormai diciotto e, se non pagate entro settembre, farebbero far venire  meno le sospensioni COVID, circostanza che potrebbe comportare la terribile conseguenza della decadenza.

Ma fortunatamente, seppure in modo informale (con la risposta ad una FAQ), l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha chiarito che il debitore, per evitare la decadenza delle dilazione, può pagare le rate necessarie per non superare, a fine settembre, il numero di dieci rate scadute, ossia la quantità di rate non pagate  che attualmente rappresentano il limite massimo di tolleranza.

Intanto si attende la riforma del fisco, compresa quella della riscossione.

Ma, nonostante l’impegno di presentare al Parlamento una relazione sull’argomento entro il mese di luglio scorso, il Governo ha rinviato tutto a fine settembre e, da notizie informali, sembrerebbe che la riforma della riscossione potrebbe cominciare a prendere forma con la legge di bilancio del 2022, magari con la previsione di una procedure per lo smaltimento dell’enorme magazzino di riscossione (circa mille miliardi di crediti erariali la maggior parte dei quali inesigibili) e con il contemporaneo rafforzamento dei poteri dell’Agente della Riscossione.

Della riforma fiscale più in generale, chissà quando se ne comincerà a parlare concretamente. Come è noto, infatti, il Governo vorrebbe attuarla “a costo zero” per l’Erario, ma come si può facilmente immaginare, non è facile non avere bisogno di coperture per abbassare l’aliquota IRPERF per le fasce di reddito medie, per togliere l’IRAP, per togliere tantissimi micro tributi attualmente esistenti, nonché per fare un inventario dell’enorme quantità di disposizioni fiscali esistenti per farne Testi Unici, con disposizioni facilmente comprensibili dai comuni mortali e facilmente applicabili da tutti, senza il rischio di sbagliare.

C’è da dire, peraltro, che la riforma potrebbe prendere in considerazione anche la modifica del “catasto”, cosa che probabilmente potrebbe comportare anche la revisione delle rendite catastali con un aggravio della base imponibile, evidentemente fortemente osteggiato da molti partiti politici.

Si tratta, tuttavia, di una riforma, quella fiscale, ma anche quella del contenzioso tributario, che dobbiamo sperare venga realizzata al più presto, non solo perché costituisce un punto fondamentale del PNRR, ma anche perché rappresenta una leva importantissima  per la ripresa della  nostra economia. 

Intanto sta accadendo pure che, insieme alla ripresa dell’attività del fisco, si torna a parlare del “Redditometro”, uno strumento di accertamento fiscale “un po’ sopito” al quale non è stato dato negli ultimi anni grande impulso.

E’stato dato il via, infatti, ad una consultazione pubblica sullo schema del decreto che, dopo tre anni dal precedente, dovrà essere emanato dal MEF  per rivedere gli elementi che costituiscono i fattori indicativi di capacità contributiva su cui fondare l’accertamento. Il termine per l’invio dei contributi era quello del 15 luglio scorso.

Evidentemente, in questo periodo di pandemia, particolarmente difficile sotto tutti i  punti di vista,  parlare di redditometro “suona male”.

C’è da dire, comunque, che quello preannunciato è il decreto che deve essere emanato dal MEF  per preciso obbligo di legge. Per cui questo non vuol dire che, a fianco della tanto temuta, e già avvenuta, ripresa della riscossione di settembre e della consueta attività dell’Agenzia delle Entrate, debba necessariamente ripartire “a regime” anche  il redditometro, facendo tremare, ancor più di quanto accade attualmente, tutti i contribuenti.

Il redditometro, comunque, fa sempre paura. Forse eccessivamente, perché chi ha “le carte in regola”, chi, cioè, riesce a giustificare tutte le spese, principalmente quelle consistenti, con adeguati redditi dichiarati, probabilmente non ha nulla da tenere, né oggi nè in futuro.

Forse il problema nasce dalla percezione di un senso di oppressione fiscale (sicuramente accentuato in questo periodo di pandemia) determinata dalla fitta rete che l’Amministrazione Finanziaria è in grado oggi di stendere al fine  acchiappare gli evasori. E’ pure il timore che questo nuovo strumento possa diventare una sorta di accertamento di massa, capace di colpire anche le minime ed innocenti incongruenze che, nella vita corrente, assumono carattere di assoluta fisiologia.

Comunque, specialmente in questo periodo tanto critico, la prevista emanazione del decreto del MEF non dovrebbe creare allarme tra i contribuenti, tutti estremamente  desiderosi di avere un fisco che punti non tanto a sanzionare gli errori, ma a costruire un rapporto veramente alla pari tra i cittadini e la Pubblica Amministrazione, tale da fare aumentare la tax compliance facendo ridurre l’evasione.


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