Formazione, enti all'attacco: "Riforma sbagliata e da riscrivere"

Formazione, enti all’attacco: “Riforma sbagliata e da riscrivere”

La replica ad Albanese

PALERMO – “Le dichiarazioni dell’ex presidente di Confindustria, Alessandro Albanese, confermano purtroppo ciò che avevamo già denunciato: questa legge non valorizza la formazione, ma la consegna alle imprese, marginalizzando e cancellando il ruolo degli enti accreditati, unico presidio di qualità, trasparenza e professionalità”. Lo scrivono in una nota le associazioni Cenfop Sicilia, Foma.RE, Assofor OD, Iform, Asef, Anfop, Forma Sicilia e Federterziario Scuola Sicilia.

“Avevamo avvertito che ridurre la formazione a mero addestramento aziendale avrebbe significato snaturare una funzione pubblica di rango costituzionale – aggiungono le sigle -. Oggi, dalle stesse dichiarazioni di chi sostiene questa legge, emerge con chiarezza una visione pericolosa: la formazione come strumento per le aziende e non più come diritto universale dei cittadini”.

“È inaccettabile anche la narrazione secondo cui la formazione professionale ‘sarebbe stata finalizzata soltanto ad offrire uno stipendio ai migliaia di formatori’ – proseguono -. Ricordiamo che quando, negli anni scorsi, la politica regionale si è piegata alle ingerenze delle imprese, i risultati furono drammatici: migliaia di lavoratori espulsi e famiglie ridotte sul lastrico. Un sistema formativo bloccato per anni, inchieste giudiziarie e giornalistiche che hanno documentato le interferenze esercitate da ambienti imprenditoriali dentro i processi decisionali della Regione. La memoria di quella stagione buia – sostengono le associazioni datoriali – dovrebbe indurre chiunque oggi a maggiore prudenza e rispetto. Non si può infangare la dignità professionale di migliaia di operatori onesti, né piegare una funzione pubblica a logiche privatistiche e di lobby”.

Secondo le sigle, “se davvero la Regione vuole sostenere imprese e occupazione, inizi a spendere le risorse già stanziate, anziché annunciare riforme che rischiano di paralizzare ulteriormente il settore”. Le associazioni chiedono quindi “l’immediata abrogazione della legge approvata all’Ars e l’apertura immediata di un tavolo di confronto con tutte le associazioni di categoria e le parti sociali”.

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